Roma, 20 luglio – I numeri sono davvero ragguardevoli: più di 800 imprese, 13.700 addetti, oltre 13 miliardi di fatturato stimati nel 2022 e un mercato che registra una crescita su diverse variabili. Si tratta di cifre emerse dall’aggiornamento congiunturale del report Enea-Assobiotec Le imprese di biotecnologie in Italia, giunto all’ottava edizione e presentato ieri in un evento online e attestano l’ottima salute del biotech in Italia.
Secondo il nuovo report, infatti, il comparto – strategico per lo sviluppo del Paese – ha vissuto una forte crescita del fatturato nel 2021 e attende un consolidamento del dato per il 2022. Resta prioritario il peso delle biotecnologie per la salute, con il 74% del totale, ma negli ultimi due anni sono soprattutto le applicazioni per la bio-economia (industria e agricoltura) a riprendere l’espansione – evidenzia il report – con tassi di crescita superiori al 30% per entrambi gli ambiti di applicazione nel biennio 2021-2022, arrivando a rappresentare oltre un quarto del fatturato biotech italiano con una quota per il 2021 pari a più del 25% del totale e in ulteriore tendenziale crescita nel 2022.
In termini numerici, la popolazione delle imprese attive in Italia ha subito una lieve contrazione nel 2020, attribuibile prevalentemente alla diminuzione del numero delle Pmi, che hanno maggiormente accusato l’impatto immediato della pandemia. Il dato è tornato a crescere nel 2021 e si attende per il 2022 una crescita per tutte le classi dimensionali, per un totale di 823 imprese. Se si analizza la classe dimensionale la quota di imprese di micro o piccole dimensioni supera l’82% del totale, mentre le grandi realtà (+ 250 addetti) rappresentano poco meno dell’8%.
La salute fa ancora la parte del leone (poco meno del 50%), tra il 2014 e il 2021 sono aumentate le imprese che sviluppano applicazioni biotecnologiche per l’industria e l’ambiente oltre che per l’agricoltura e la zootecnia.
A livello territoriale resta molto forte la polarizzazione: le prime quattro Regioni (Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte) rappresentano oltre il 90% del fatturato, l’80% degli investimenti in R&S intra-muros e l’80% degli addetti, mentre scende al 52% se si considera il numero di imprese. La regione leader si conferma la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Toscana fortemente specializzate nelle applicazioni per la salute, mentre sono le Regioni settentrionali in genere a mostrare una marcata specializzazione nelle applicazioni delle biotecnologie ai processi industriali. Al Sud, che rappresenta circa il 20% in termini di numero di imprese, spiccano la Campania (poco meno dell’8%) e la Puglia (poco più del 4%).
“I nuovi dati ci restituiscono un comparto che si è dimostrato più resiliente di quanto mostrato dalle precedenti stime, registrando per il 2020 addirittura una lieve crescita del fatturato da attività biotecnologiche pari ad un +1,2%. Superato il picco della pandemia, il settore delle biotecnologie ha vissuto una forte ripresa della crescita del fatturato nel 2021. Si attende perciò un consolidamento per il 2022” commenta Gaetano Coletta, responsabile del Servizio Enea Offerta e valorizzazione servizi di innovazione (nella foto).
“L’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli se paragonati ad altri Paesi con cui pure siamo in competizione, ma uno straordinario potenziale se consideriamo che un recente studio EY ci dice che a livello globale il biotech triplicherà il proprio valore fra il 2020 e il 2028” sottolinea Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec-Federchimica. “Finalmente nel nostro Paese ci sono oggi diversi elementi che possono far crescere e correre il settore: il Pnrr, nuovi capitali pubblici e privati ma, soprattutto, il lancio di un Piano nazionale per le biotecnologie, recentemente annunciato dal ministro Urso. Sono tutti tasselli importantissimi, è necessario renderli operativi al più presto per recuperare i ritardi nei confronti degli altri Paesi sviluppati e competere a livello globale”.