Roma, 21 luglio – Seconda riunione, ieri, per i tavoli della farmaceutica e del biomedicale istituiti e presieduti da Adolfo Urso e Orazio Schillaci, ministri il primo delle Imprese e Made in Italy e il secondo della Salute (nella foto). Un cantiere aperto e affollato (erano presenti, oltre al viceministro del Mimit Valentino Valentini, ai sottosegretari Fausta Bergamotto e Maurizio Gemmato e ai rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche e aziende biomedicali, dei sindacati e delle associazioni di categoria) ma soprattutto determinato a trovare soluzioni condivise, efficaci e praticabili per definire una politica industriale in grado di risolvere i problemi di un comparto produttivo di rilievo strategico per il Paese, dando risposte concrete alle necessità e alle aspettative delle imprese.
I due tavoli, ricorda una nota diramata dal Mimit, seguono la precedente riunione dello scorso 29 marzo in cui è stato avviato il confronto sulle principali tematiche del settore e hanno cominciato a definire operativamente i primi interventi a supporto dei due comparti. Va infatti ricordato che il comparto Salute è una specializzazione che risponde a pieno al modello sociale europeo: se l’Europa rappresenta il 7% della popolazione mondiale e il 25% del Pil, il sistema del welfare è pari a oltre il 50% globale.
Il metodo di lavoro individuato si basa su un approccio collegiale tra i ministeri in grado di costruire una politica industriale rispondente alle necessità e alle aspettative delle imprese, rafforzando il dialogo con l’industria e con il mondo della rappresentanza sindacale per identificare soluzioni finalizzate a incrementare innovazione e valore del comparto e a rafforzare il posizionamento della filiera a livello Ue ed extra Ue, rendendo il contesto favorevole alla competitività delle imprese.
In quest’ottica è stata quindi sottolineata l’importanza di aumentare l’attrattività dell’Italia sia per avviare nuovi investimenti, sia per consolidare quelli già presenti. Non solo in Italia ma nell’intera Europa gli investimenti in ricerca e sviluppo sono infatti cresciuti in misura molto minore rispetto a Usa e Cina, Paesi nei qualisi registra una forte accelerazione degli investimenti. Fondamentale per raggiungere questo obiettivo una efficace azione di riordino delle agevolazioni e degli incentivi per rendere il loro accesso più snello e coordinato. Per sostenere il settore è anche in arrivo un nuovo sportello per i contratti di sviluppo dedicato a sei specifiche filiere tra cui il chimico-farmaceutico con una dotazione di oltre 390 milioni, oltre all’ampliamento degli obiettivi del piano 4.0.
Nel corso del confronto si è convenuto anche sulla necessità di un attento presidio dei principali dossier europei (tra i quali spicca la proposta di riforma della legislazione farmaceutica comunitaria), mentre in chiave nazionale è necessario puntare al rafforzamento delle procedure di semplificazione e di regolamentazione.
“I comparti della farmaceutica e del biomedicale” ha sottolineato Urso “hanno una valenza sempre più strategica su scala globale come anche la pandemia ci ha insegnato. Gli obiettivi della nostra azione sono quindi il raggiungimento di una piena autonomia su ricerca e approvvigionamenti, sviluppando investimenti e attraendone di nuovi. La politica industriale italiana deve essere al passo per fare proprio della farmaceutica il settore pilota per attrarre nuovi investimenti nel nostro Paese. Per questo è importante il coordinamento tra istituzioni, sistema sanitario e industriale che noi vogliamo realizzare attraverso questi tavoli”.
“Siamo tutti consapevoli dell’importanza di riportare la produzione di principi attivi in Italia e la possibilità di rendere sempre più attrattiva l’Italia in tema di ricerca e produzione di farmaci – ha spiegato da parte sua il ministro Schillaci. “Sostenere l’industria farmaceutica che investe nelle innovazioni equivale a ottimizzare la capacità del nostro sistema sanitario di disporre di cure che possono abbattere la mortalità o migliorare la qualità di vita di tanti cittadini. È poi indispensabile considerare la necessità di adeguati investimenti nell’infrastruttura sanitaria, nei laboratori di ricerca e nello sviluppo delle competenze professionali, che possono favorire la crescita dell’industria farmaceutica”.