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mercoledì 19 Marzo 2025
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Ocse, infezioni batteriche, 1 su 5 di quelle che si registrano nel mondo resiste ai farmaci

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Roma, 15 settembre – Il 20% delle infezioni batteriche (ovvero una su cinque) che si registrano nei Paesi dell’area Ocse è resistente al trattamento antibiotico. A rilevarlo è il nuovo rapporto Embracing a One Health Framework to Fight Antimicrobial Resistance della stessa Ocse, disponibile per la consultazione e scaricabile a questo link. 

I dati che emergono dal report assomigliano a quelli di un bollettino di guerra di un conflitto mondiale: le infezioni resistenti alle cure farmacologiche oggi disponibili provocano infatti la morte di circa 79 mila persone ogni anno (6.500 di quei decessi riguardano purtroppo l’Italia). In buona sostanza, l’AMR ha provocato nel 2020 circa due volte e mezzo il numero di decessi dovuti a tubercolosi, influenza e HIV/Aids messi insieme.

Come da tempo sappiamo, quello dell’AMR è un fronte sul quale l’Italia ancora paga pegno, con dati che ci collocano nelle retrovie della classifica internazionale dei Paesi più avanzati, anche se in via di miglioramento: la percentuale di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi è aumentata di 30 punti percentuali (dall’1% al 31%) tra il 2009 e il 2019, ma per contro la percentuale di Pseudomonas aeruginosa resistente alla stessa classe di antibiotici è diminuita di 16 punti percentuali (dal 35% al 19%) negli stessi 10 anni. L’andamento dei dati di AMR, rileva in ogni caso il report Ocse, è piuttosto vario all’interno dei diversi Paesi considerati.

A fare la parte del leone sono le infezioni resistenti acquisite in ambito sanitario, causa del 60% dei decessi dovuti al fenomeno della resistenza antimicrobica. Due decessi su tre dovuti all’AMR si verificano tra le persone di età superiore ai 65 anni. Il rapporto stima che, se non controllata, la resistenza agli antimicrobici di terza linea (ovvero i farmaci di ultima istanza contro le infezioni difficili da trattare) potrebbe essere 2,1 volte più elevata entro il 2035 rispetto al 2005. Il che vuol dire che, tra soli 12 anni, i sistemi sanitari saranno drammaticamente più vicini alla condizioni di non disporre più di opzioni terapeutiche valide per curare i pazienti affetti da malattie come la polmonite e le infezioni del sangue.

E ci sono alcuni Paesi, come Grecia, India e Turchia, dove si prevede che oltre il 40% di tutte le infezioni causate dalle 12 combinazioni antibiotici-batteri studiate dall’Ocse diventeranno resistenti ai medicinali entro il 2035.

Il prezzo delle titubanze e dei ritardi nel contrasto alla resistenza antimicrobica è piuttosto salato: secondo quanto riferisce il report Ocse, il costo del trattamento delle complicanze dovute a infezioni resistenti può superare i 28,9 miliardi di dollari ogni anno, tenendo conto della parità di potere d’acquisto in 34 paesi Ocse e nell’area Ue/Spazio economico europeo. Per dare un’idea del peso dell’AMR, basterà dire che nei 17 Paesi per i quali sono disponibili dati affidabili, la spesa sanitaria totale sostenuta ogni anno a causa della proliferazione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici ammonta a circa il 19% della spesa sanitaria totale sostenuta per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 nel 2020.

L’AMR, però,  produce inevitabilmente anche costi sociali molto rilevanti, per il suo forte impatto in termini di assenza dal lavoro e quindi sulla produttività: la stima è che è che nel solo 2020 le infezioni microbiche resistenti agli antibiotici siano costate 36,9 miliardi di dollari.

Il contrasto al fenomeno – da tempo considerato anche dall’Oms una vera e propria emergenza sanitaria globale – non è facile. Il report Ocse sottolinea la necessità di  aumentare gli investimenti nei pacchetti di azioni One Health contro la resistenza antimicrobica. Investimenti che, spiega il report, garantirebbero un ritorno sull’investimento significativamente maggiore dei costi di implementazione: ogni dollaro investito in politiche ad hoc nei settori sanitario e alimentare genera rendimenti equivalenti a 5 dollari in benefici economici, ottenuti attraverso la riduzione della spesa sanitaria e l’aumento della produttività sul lavoro.

 

Report Ocse – Embracing a One Health framework to fight antimicrobial resistance

 

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