Roma, 5 ottobre – Nel breve volgere di qualche mese si è passati dalle rassicurazioni e dalla rivendicazione del merito di aver disposto misure finanziarie per la sanità pubblica come mai nessuno prima a toni molto meno baldanzosi e decisamente preoccupati: “I margini di manovra sono limitati, anche a causa dell’eredità che si raccoglie da una politica che a volte ha preferito le scelte più facili, ma non vogliamo rinunciare ad occuparci di salute” ha detto infatti non più tardi dell’altro ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (nella foto), intervenendo a Torino al Festival delle Regioni e delle Province autonome.
Un’affermazione che, a volerla tradurre in un linguaggio più pop, suona come il “Bambole non c’è una lira” dei tempi andati, anche se il capo del governo ovviamente non rinuncia, more solito, ad attribuire le responsabilità della gravissima situazione a “chi c’era prima”.
Al netto delle dichiarazioni politiche, che – quale che siano la parte da cui provengono – non tengono in grande considerazione la realtà delle cose e lasciano quindi il tempo che trovano, c’è chi (come la Fondazione Gimbe) ha provato a comprendere – analizzando quel che c’è scritto in materia di sanità sulla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza (Nadef) 2023, deliberata il 27 settembre 2023 e resa pubblica il 30 settembre – quale sia il reale scenario economico-finanziario del Ssn.
Nell’analisi dell’istituto presieduto da Nino Cartabellotta (nella foto) si legge che “la Legge di Bilancio 2024 prevederà, per il triennio 2024-2026, stanziamenti da destinare al personale del sistema sanitario” e che il Governo collega alla decisione di bilancio due disegni di legge: il primo in materia di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale nel Ssn e dell’assistenza ospedaliera; il secondo in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal ministero della Salute.
“Alla vigilia della discussione della Legge di bilancio 2024” afferma Cartabellotta “la Fondazione Gimbe ha effettuato un’analisi indipendente della Nadef 2023 relativamente alla spesa sanitaria, sia per verificare la coerenza tra dichiarazioni programmatiche e stime tendenziali, sia per informare confronto politico e dibattito pubblico in vista della discussione sulla Manovra».
Questi gli esiti dell’analisi di Gimbe:
♦ Previsionale 2023. Rispetto al 2022, la spesa sanitaria aumenta del 2,8%, in termini assoluti di € 3.631 milioni, ma si riduce dal 6,7% al 6,6% in termini di percentuale di PIL.
♦Previsionale 2024-2026. A fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 3,5%, la Nadef 2023 stima la crescita media della spesa sanitaria all’1,1%. Il rapporto spesa sanitaria/Pil precipita dal 6,6% del 2023 al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026. Rispetto al 2023, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2024 scende a € 132.946 milioni (-1,3%), per poi risalire nel 2025 a € 136.701 milioni (+2,8%) e a € 138.972 milioni (+1,7%) nel 2026. “È del tutto evidente” commenta Cartabellotta “che l’irrisorio aumento della spesa sanitaria di € 4.238 milioni (+1,1%) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo”. In altri termini, le stime previsionali della Nadef 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026 non lasciano affatto intravedere investimenti da destinare al personale sanitario, ma certificano piuttosto evidenti segnali di definanziamento. In particolare il 2024, lungi dall’essere l’anno del rilancio, segna un preoccupante -1,3%.
♦ Confronto Nadef 2023 vs Def 2023. Relativamente al periodo 2023-2026, rispetto alle stime del Def 2023, in quelle della Nota di aggiornamento per lo stesso anno la spesa sanitaria in termini assoluti aumenta di soli € 1.140 milioni (+0,4%) e in termini di percentuale del Pil si riduce dello 0,3%. In dettaglio:
- Nel 2023 la spesa sanitaria si riduce di: • 0,1% in termini di percentuale del Pil; • € 1.309 milioni (€ 134.734 milioni vs € 136.043) in termini assoluti; • 1% in termini di variazione percentuale
- Nel triennio 2024-2026 la spesa sanitaria si riduce complessivamente dello 0,2% in termini di percentuale di Pil; aumenta di € 2.449 milioni (in media € 816 milioni/anno) in termini assoluti e aumenta di 1,4 punti percentuali (in media di 0,47 per anno) in termini di variazione percentuale
Complessivamente le stime della Nadef 2023 confermano che la sanità rimane la cenerentola dell’agenda politica per varie ragioni. Innanzitutto, il rapporto spesa sanitaria/Pil del 6,7% del 2022 scende al 6,6% nel 2023 e continuerà a calare negli anni successivi, sino a raggiungere il 6,1% nel 2026, un valore inferiore a quello pre-pandemico del 2019 (6,4%); in secondo luogo, nel triennio 2024-2026 la Nadef stima una crescita media annua del Pil nominale del 3,5%, a fronte dell’1,1% di quella della spesa sanitaria, ovvero un investimento che impegna meno di un terzo della crescita attesa del Pil; infine, nonostante le dichiarazioni programmatiche sugli stanziamenti 2024-2026 da destinare al personale del Ssn, la Nadef 2023 non fa alcun cenno alla graduale abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario, priorità assoluta per rilanciare le politiche del capitale umano.
“I numeri della Nadef 2023” commenta Cartabellotta “certificano che, in linea con i Governi degli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità politica neppure per l’attuale esecutivo”.
“Se a parole la Nadef 2023 afferma l’intenzione di stanziare risorse per il rilancio del personale sanitario nel prossimo triennio” osserva il presidente Gimbe “i numeri non lasciano intravedere affatto i fondi necessari, ma viceversa documentano segnali di definanziamento della sanità pubblica ancor più evidenti di quelli del Def 2023, le cui stime previsionali sulla spesa sanitaria sono state riviste al ribasso. Oggi la grave crisi di sostenibilità del Ssn non garantisce più alla popolazione equità di accesso alle prestazioni sanitarie con pesanti conseguenze sulla salute delle persone e sull’aumento della spesa privata” continua Cartabellotta.
“A fronte di questo scenario, le stime Nadef 2023 spingono la sanità pubblica sull’orlo del baratro, confermando che il rilancio del Ssn non rappresenta una priorità politica nell’allocazione delle, pur limitate, risorse. Scivolando, lentamente ma inesorabilmente, da un Servizio sanitario nazionale basato sulla tutela di un diritto costituzionale, a 21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato” conclude Cartabellotta. “E, ignorando, rispetto ad altri Paesi, che lo stato di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita del Pil: perché chi è malato non produce, non consuma e, spesso, limita anche l’attività lavorativa dei propri familiari”.