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venerdì 1 Dicembre 2023
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Moderna, più vicino il vaccino ‘due in uno’ contro Covid e influenza, trial clinico in fase 3

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Roma, 30 ottobre – Potrebbe arrivare nel 2025 il primo vaccino “due in uno” contro influenza e Covid. L’azienda statunitense Moderna annuncia infatti l’avvio della fase 3, ultimo step di sperimentazione clinica, per il candidato vaccino mRna-1083, informando di aver già somministrato la prima dose a uno dei pazienti arruolati nel trial (saranno circa 8mila adulti, precisa l’azienda, tutti dell’emisfero settentrionale).

L’obiettivo, conferma in una nota Moderna, è quello di una “potenziale approvazione normativa iniziale per il vaccino combinato nel 2025”.

Lo studio di fase 3 – spiega Moderna – valuterà “l’immunogenicità, la sicurezza e la reattogenicità” di mRna-1083 rispetto a un controllo attivo, ossia rispetto alla co-somministrazione di vaccini già autorizzati contro influenza e Sars CoV 2. Due le coorti indipendenti di adulti sulle quali il candidato vaccino combinato verrà testato: 4mila persone over 65 e 4mila di età compresa fra 50 e 65 anni.

Il trial – ricorda l’azienda – segue lo studio di fase 1-2 in cui mRna-1083 ha mostrato “una forte immunogenicità contro influenza e Covid-19, con una reattogenicità e un profilo di sicurezza accettabili, rispetto ai vaccini singoli approvati”. Più nel dettaglio, tecnicamente il prodotto “ha raggiunto titoli anticorpali di inibizione dell’emoagglutinazione simili o superiori a quelli di entrambi i vaccini antinfluenzali quadrivalenti autorizzati, e titoli anticorpali neutralizzanti Sars CoV 2 simili al booster bivalente Spikevax”.

Per Moderna, “mRna-1083 ha il potenziale per ridurre efficacemente il carico complessivo delle malattie respiratorie virali acute, fornendo una protezione simultanea contro i virus dell’influenza e Sars CoV 2, con una singola iniezione”.

Il candidato vaccino  “due in un” offre inoltre “una maggiore comodità” e potrebbe accrescere l’adesione alla vaccinazione, così da arrivare a “una maggiore conformità alle raccomandazioni” sulla quota di popolazione da proteggere. In definitiva, “questo approccio potrebbe apportare benefici alla salute pubblica, aumentando sinergicamente i tassi di copertura contro i virus dell’influenza e Sars CoV 2”.

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