Roma, 1 dicembre – La storia, così come riportata fin qui dai giornali locali (a partire da Il Giorno, che l’ha rivelata) ha contorni ancora non del tutto definiti, ma – per le molte e importanti suggestioni e riflessioni che suscita, che lasciamo tutte ai lettori – ci sembra opportuno riportarla nei termini resi noti finora.
Un farmacista di Renate (Monza Brianza) dovrà rispondere in tribunale dell’accusa di lesioni colpose ai danni di un paziente cinquantenne, al quale si sarebbe offerto di somministrare a titolo gratuito, nel retro della farmacia in cui lavora, il farmaco antinfiammatorio prescrittogli dal medico, procedendo a infiltrarlo direttamente nel gomito dell’uomo. Le infiltrazioni, secondo quanto denuncia il paziente, sarebbero state effettuate senza sterilizzare o disinfettare la parte. Sembra inoltre che il farmaco utilizzato non prevede tra le sue indicazioni la somministrazione intra-articolare, ma quella per via intramuscolare.
Quell’atto professionale improprio, secondo la denuncia, sarebbe stato la causa della via crucis che ne è seguita, provocata da una grave infezione a danno dei tessuti ossei, che avrebbe costretto il cinquantenne a una decina di interventi chirurgici, obbligandolo a mettere una placca in titanio in attesa di una protesi. L’uomo si è costituito parte civile al processo al Tribunale di Monza che vede imputato il farmacista, che – si legge sempre su Il Giorno – si era già “guadagnato” l’attenzione delle cronache locali nel gennaio 2022 con l’accusa di non avere correttamente rispettato gli obblighi di vaccinazione contro Covid e di aver rilasciato anche ad alcuni clienti tamponi negativi in realtà mai esaminati.
Oltre a una dichiarazione del Mmg del denunciante, che conferma per il suo paziente la diagnosi di “osteomielite al gomito sinistro”, il quotidiano lombardo registra la convocazione davanti al giudice di un’ortopedica dell’ospedale di Carate Brianza, nel cui pronto soccorso il 50enne si era presentato nel maggio 2019 (anno di inizio della vicenda), della quale vengono riportate alcune dichiarazioni virgolettate: “Il paziente è stato ricoverato fino a luglio per sottoporlo a drenaggi in sala operatoria e a terapia iperbarica per aiutare i tessuti perché l’infezione aveva raggiunto l’osso. Per l’antinfiammatorio prescritto il bugiardino non prevede l’iniezione intra-articolare, ma recentemente la fanno per spalla o ginocchio” avrebbe detto la professionista. “Più che il farmaco a scatenare l’infezione, che potrebbe anche essere partita altrove, può essere stata la mancata disinfezione della cute prima dell’iniezione, anche se la secrezione purulenta era a metà dell’avambraccio e non al gomito”.
Il 50enne sostiene di essere andato in farmacia a prendere il farmaco prescritto dal suo medico per il sospetto di un problema al tunnel carpale e di avere chiesto al farmacista se sapesse indicargli dove fare le infiltrazioni. “Mi ha detto che me le avrebbe fatte lui. Mi ha portato nel retro, mi ha fatto sedere, con il pennarello ha fatto un punto sul gomito e mi ha fatto l’iniezione, senza neanche disinfettare la pelle” è la dichiarazione al riguardo che riporta Il Giorno.
Quasi del tutto assenti le dichiarazioni dell’accusato, che finora avrebbe disertato l’aula del tribunale limitandosi fin qui a negare tutto, sostenendo che il cliente non si è più fatto vivo in farmacia. Il dibattimento riprenderà in aula a febbraio 2024 con altre testimonianze.