Roma, 22 dicembre – È online da ieri il primo numero di RespiNews-Italia (prima FluNews-Italia) per la stagione influenzale 2023-2024. Il rapporto integra i risultati di differenti sistemi di sorveglianza dei virus respiratori compresa l’influenza: RespiVirNet, il sistema di sorveglianza integrata (epidemiologica e virologica) dei casi di sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori (“erede” di InfluNet), Sismg (sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera), InfluWeb (sistema di partecipazione volontaria per il monitoraggio delle sindromi influenzali in Italia).
La finalità è quella di fornire un quadro quanto più completo possibile sull’andamento dell’influenza e dei virus respiratori nel periodo epidemico attraverso l’integrazione dei dati dei diversi sistemi di sorveglianza. L’Iss, con l’occasione, segnala che i dati sulle forme gravi e complicate di influenza confermata saranno pubblicati non appena disponibili.
E a proposito dell’andamento della stagione influenzale, è inevitabile segnalare che – in accordo con le previsioni formulate già un mese fa – proprio nei giorni delle festività natalizie è previsto il picco di infezioni, che sarà accompagnato (le disgrazie non arrivano mai da sole) anche da un’impennata di contagi da Sars CoV 2. Un’accoppiata che – insieme all’allerta per i virus respiratori che colpiscono i bambini e intasano i reparti pediatrici – comincia a preoccupare, anche a causa della scarsa risposta della popolazione alle campagne vaccinali lanciate lo scorso 16 ottobre. Si moltiplicano gli inviti delle autorità sanitarie per tornare a utilizzare quelle precauzioni e attenzioni – a partire dall’uso della mascherina e dall’igiene delle mani – che dopo la fine dell’emergenza pandemica (ma non della circolazione del coronavirusa Sars CoV 2…) troppi italiani sembrano aver dimenticato. Ma, in ogni caso, i virus stagionali hanno già fatto molte vittime e legioni intere di persone sono alle prese con l’influenza, febbre, dolori vari e gli altri sintomi assortiti dei malanni di stagione. Che non vanno presi sottogamba, bisogna sforzarsi di conoscere e debbono essere affrontati con la giusta attenzione e i farmaci appropriati.
“L‘incubazione dell’influenza dura circa una settimana e si è contagiosi da un giorno prima della comparsa dei sintomi fino a 4 giorni dopo” spiega Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano (nella foto), in un veloce “ripasso” delle cose che è utile sapere e far sapere. “In genere, salvo complicazioni, l’influenza e i suoi sintomi si risolvono nel giro di una settimana. Qualora però i sintomi non dovessero migliorare entro 3-4 giorni, è bene consultare il proprio medico di fiducia”.
“In caso di influenza, la prima regola è starsene a casa a riposo per 3-4 giorni. Questo sia per evitare di contagiare altre persone, sia per favorire il recupero” suggerisce il virologo, richiamando due altre regole auree: bere molto per reintegrare i liquidi e i sali minerali persi attraverso la sudorazione e fare pasti leggeri, ma nutrienti, preferendo frutta e verdura che sono ricchi di vitamine e sostanze che aiutano l’efficienza del sistema immunitario.
Un’attenzione particolare merita il capitolo farmaci: per contrastare l’influenza sono in genere sufficienti farmaci sintomatici di automedicazione tra cui antipiretici, antinfiammatori e analgesici, che – anche se è possibile acquistarli senza ricetta – debbono in ogni caso essere assunti in modo corretto e responsabile, a seconda dei sintomi specifici e nelle dosi indicate dal proprio medico curante.
“In tutti i casi, i farmaci di automedicazione dovrebbero essere assunti secondo quanto previsto dal foglietto illustrativo per attenuare i sintomi senza azzerarli e poter seguire l’andamento della malattia non superando le dosi massime giornaliere” spiega Pregliasco, aggiungendo l’invito a consultare il medico o il farmacista per la verifica di eventuali problemi di interazione con altri farmaci assunti per terapie in corso per altre patologie.
Gli antipiretici, come il paracetamolo e l’acido acetilsalicilico, sono indicati solo in caso di febbre, chiarisce Pregliasco, non senza precisare che la febbre è la risposta dell’organismo all’infezione e quindi non va azzerata, ma bisogna seguire l’evoluzione della malattia, controllando e alleviando i sintomi. Per questo l’antipiretico andrebbe preso per abbassare la febbre quando è alta e superiore ai 38°.
In caso di influenza con febbre sotto i 38°, i farmaci più indicati sono antinfiammatori non steroidei (Fans), come l’acido acetilsalicilico, l’ibuprofene o il ketoprofene, efficaci nel ridurre i sintomi di raffreddore, dolore muscolare, mal di testa, poiché spengono l’infiammazione causata dall’infezione virale. Vanno assunti a stomaco pieno per evitare effetti collaterali a livello gastrointestinale e renale.
Oltre ai farmaci di prima linea appena citati, Pregliasco elenca un’altra serie di farmaci che, a seconda dei sintomi specifici, possono essere utili: antistaminici in caso di gocciolamento nasale, starnuti, congiuntivite; vasocostrittori (spray nasali) contro il naso chiuso; collutori o pastiglie anti congestionanti o antisettici contro il mal di gola; sedativi, fluidificanti e mucolitici contro la tosse.
Semafgoro rosso, invece, per gli antibiotici, che non possono mai costituire il primo apprccio farmacologico all’influenza e vanno utilizzati solo dopo aver effettuato una visita medica, se i sintomi dell’influenza non passano con i farmaci di automedicazione e se, dopo un’apparente guarigione, si manifesta un ritorno di febbre e tosse produttiva.
Per mettere in guardia contro il rischio di uso improprio degli antibiotici è intervenuto anche il presidente della Fofi Andrea Mandelli, come riferiamo in altra parte del giornale di oggi.