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mercoledì 12 Febbraio 2025
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Sanità, sondaggio Nursind-Swg: un italiano su due boccia l’operato del Governo Meloni

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Roma, 12 gennaio – Come attesta la (in)citazione che apre il numero di oggi del nostro giornale, per Guido Ceronetti, spirito libero, scettico e caustico (ma con leggerezza) “i sondaggi e le statistiche hanno sostituito gli oroscopi, ma hanno valore e probabilità uguali”. Sia che il pensiero dell’eclettico poeta, scrittore e drammaturgo venga preso per buono, sia che venga derubricato a nient’altro che un mot d’esprit, è certo che oggi i sondaggi, nel bene e nel male, sono una delle realtà portanti del confronto e del pensiero quotidiano, tanto da autorizzare il pensiero che faremmo fatica a vivere senza le quotidiane previsioni su questo o quello.

Alle miriadi di indagini che ci sommergono ogni giorno, si aggiunge ora quella commissiona all’istituto di ricerche Swg dal sindacato degli infermieri Nursind, condotta su un campione composto da 800 cittadini per raccoglierne l’opinione intorno alle decisioni fin qui prese dal Governo Meloni sulla sanità. Una survey sicuramente interessante, dalla quale è scaturito un risultato che sicuramente non piacerà

all’attuale capo del governo:  un italiano su due boccia infatti l’esecutivo a trazione FdI, che “non ha migliorato le prestazioni e, soprattutto, non ha valorizzato né medici e né infermieri”.

Un giudizio netto che – osserva il segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega (nella foto) –  dimostra che “tra i cittadini cresce l’apprensione per le sorti del nostro Servizio sanitario nazionale”, mentre “nella conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni non è stato riservato spazio e tempo alla sanità”.

Dal sondaggio emerge infatti che, nonostante gli inevitabili disagi che ha subito, il 62% dei cittadini ha appoggiato gli scioperi nazionali indetti dal personale sanitario nei mesi scorsi, dimostrando di essere ben consapevole sia delle condizioni precarie degli infermieri sia della necessità di stanziare risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, oltre che delle conseguenze peggiorative della riforma pensionistica contenuta nella manovra di bilancio 2024.

Il sondaggio Swg ha esplorato, inoltre, l’opinione dei cittadini rispetto alla decisione del Governo di assumere infermieri dall’estero per cercare di arginarne la cronica carenza e rispetto a quella di abbandonare il Ssn italiano e andare a lavorare fuori dall’Italia che sempre più professionisti stanno prendendo. Se un quarto del campione non condivide il ricorso a lavoratori stranieri, di contro oltre la metà degli italiani (60%) giustifica con gli stipendi bassi la scelta di emigrare da parte degli infermieri.

“Proprio le retribuzioni non all’altezza insieme alla scarsa valorizzazione del lavoro” argomenta Bottega “sono, rispettivamente per l’84 e 81% degli intervistati, le principali ragioni delle dimissioni precoci, un fenomeno che purtroppo sta assumendo dimensioni preoccupanti”. Tuttavia, “non possiamo non comprendere quel 22% degli interpellati secondo cui il personale non dovrebbe abbandonare la sanità italiana proprio perché gli infermieri per primi se decidono di trasferirsi oltre confine lo fanno a malincuore. Ragione per cui – conclude il segretario di Nursind – basterebbe la buona volontà politica di investire seriamente sulla categoria per cominciare a invertire il trend. Una rotta che, altrimenti, porterà dritti allo smantellamento della sanità pubblica”.

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