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lunedì 17 Febbraio 2025
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Emicrania, studio S. Raffaele: “Nuovi anti-Cgrp fanno crollare attacchi nel 91,3% dei casi”

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Roma, 26 gennaio – L’emicrania,  terza patologia più frequente e seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Oms, è una malattia che ha una prevalenza tre volte maggiore nelle donne ed è particolarmente insidiosa non solo per i severi dolori di cui è causa, ma perché ruba letteralmente la vita di chi ne soffre (in Italia si tratta di sei milioni di persone), costringendole a perdere le giornate per l’impossibilità di fare alcunché. Con esiti pesanti non solo in termini sanitari, ma anche economici: stime della Bocconi quantificano i costi diretti e indiretti della malattia intorno ai 4,6 miliardi di euro l’anno solo in Italia, ma c’è chi ritiene il dato largamente sottostimato e valuta i costi prodotti oggi dalla malattia in circa 20 miliardi di euro.

Comprensibili, dunque, le aspettative nei confronti della terapia a base di anticorpi monoclonali anti-Cgrp che è stata al centro di un’accurata valutazione in uno studio multicentrico al quale hanno partecipato ben 16 centri sotto l’egida dall’Irccs San Raffaele di Roma e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology.

I nuovi farmaci a base di anticorpi monoclonali per l’emicrania, come erenumab, sono entrati da poco nella pratica clinica. Si  comportano come un cecchino che entra nell’organismo e agisce specificamente su Cgrp, piccola proteina coinvolta nei meccanismi che portano al dolore dovuto all’emicrania. Con il blocco del recettore per il Cgrp nei soggetti con emicrania cronica si ottiene un doppio effetto: da una parte si evita l’infiammazione e dall’altra si arresta la trasmissione centrale del dolore. Queste terapie hanno dimostrato una grande efficacia con una riduzione drastica delle crisi. Addirittura nel 25% dei casi – con una terapia prolungata- questi nuovi farmaci hanno portato a una scomparsa degli episodi di emicrania. Ma notizie ancora più confortanti arrivano ora dallo studio del S. Raffaele.

“Un anno di trattamento fa crollare la frequenza degli attacchi emicranici nella quasi totalità dei soggetti (91.3%)” afferma  Piero Barbanti (nella foto), docente dell’Università Telematica San Raffaele Roma, nonché responsabile del Registro italiano dell’Emicrania, che ha coordinato lo studio multicentrico,  che definisce  “rivoluzionario per tre aspetti: dimostra che gli anticorpi monoclonali anti-Cgrp rappresentano un punto del non ritorno nella cura di una malattia devastante quale l’emicrania, risultando efficaci praticamente in tutti i pazienti. In secondo luogo documenta che definire non responsivo chi non migliori dopo tre mesi di cura, come purtroppo attualmente previsto dalle norme dell’Agenzia italiana del farmaco, è un grave errore ed esclude dal beneficio il 30% dei pazienti. Infine” aggiunge Barbanti “sottolinea come l’emicrania intrattabile o farmacoresistente sia una autentica rarità”.

Secondo Barbanti, le terapie anti-Cgrp sono destinate a migliorare drasticamente la vita del paziente emicranico, determinando una netta riduzione dei costi diretti e indiretti della patologia. Perché ciò avvenga, però, “è urgente che l’Agenzia italiana del farmaco prenda atto ora di queste evidenze”  conclude il neurologo del S, Raffaele “e riveda i criteri per la rimborsabilità degli anticorpi monoclonali, oltre che quelli relativi alla prescrivibilità”.

 

 

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