Roma, 6 febbraio – Acque agitate, è il caso di dirlo, in casa Comifar, azienda del Gruppo Phoenix leader della distribuzione farmaceutica in Italia, dove è scattato (appunto…) lo stato di agitazione dei dipendenti. Alla base della mobilitazione, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, i nuovi esuberi annunciati dalla direzione societaria nel customer service dopo la riorganizzazione avviata negli ultimi anni.
L’ultima procedura di licenziamento collettivo coinvolge complessivamente 41 lavoratrici e lavoratori impiegati nei reparti front-end, omeopatia, teleselling e transfer order. L’impatto maggiore dei licenziamenti riguarda la sede di Roma/Morozzo, con un esubero di 35 persone, ma a essere coinvolte sono anche le sedi di Teramo (2 addetti) e di Torino, Lamezia, Misterbianco e Novate Milanese, tutte con un dipendente in esubero.
La protesta, spiega una nota della Filcams Cgil, è organizzata con un pacchetto di 10 ore di sciopero, da gestire con modalità che verranno definite anche a livello locale, accompagnate da un programma di assemblee territoriali che si svolgeranno nelle prossime settimane, dopo l’assemblea nazionale unitaria convocata ieri 5 febbraio dalle organizzazioni sindacali per fare il punto sulla vertenza.
I sindacati stigmatizzano in un comunicato sindacale unitario la terza riorganizzazione avviata da Comifar negli ultimi anni: “È inaccettabile e ingiustificabile che una società leader di mercato, i cui andamenti commerciali e gestionali sono positivi, decida in breve tempo di ristrutturare un reparto già oggetto di tagli e riduzioni orarie e contrattuali” scrivono le sigle dei lavoratori. Ad essere coinvolti, sottolinea la nota unitaria, “lavoratrici e lavoratori che con sacrificio e responsabilità hanno già accettato di ridursi l’orario di lavoro e cambiare reparti e orari per potersi assicurare un futuro professionale sereno”.
“Questa per noi è una mancanza di rispetto e un tradimento della fiducia delle persone che lavorano in Comifar” sottolineano le organizzazioni sindacali. “Non ci fidiamo più di chi dietro all’obiettivo del profitto e della produttività continua a licenziare le persone, rinnegando progetti gestiti con accordi sindacali di grande rilevanza solo pochi mesi prima”.