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lunedì 17 Febbraio 2025
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Ceppo Klebsiella resistente a carbapenemi, allarme Ecdc: “Il rischio di diffusione è alto”

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Rom, 19 febbraio – Il ceppo iper-virulento di Klebsiella pneumoniae (hvKp) di tipo (St) 23, superbatterio resistente ai carbapenemi, antibiotici considerati l’ultima spiaggia per il trattamento di infezioni gravi, sembra allargare la sua presenza in Europa. Dall’ultima valutazione rapida del rischio eseguita nel 2021 dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il numero di Paesi della Ue e dello Spazio economico europeo (See) che l’hanno rilevato è salito da 4 a 10 e il numero di casi segnalati all’Ecdc è aumentato da 12 a 143, in pratica più che decuplicato.

Il quadro è stato tracciato dall’agenzia Ue in un aggiornamento della valutazione rapida del rischio su questa emergenza. “Un altro motivo di preoccupazione – evidenzia l’Ecdc – è che l’hvKp St23 ha acquisito sempre più varietà di geni associati alla resistenza ai carbapenemi, antibiotici di ultima istanza utilizzati per le infezioni gravi”.

Si prevede, avvertono gli autori del documento, che la diffusione dell’hvKp resistente in ambienti sanitari “comporterà un aumento della morbilità e della mortalità” tra le popolazioni di pazienti vulnerabili in questi contesti. Il rischio di un’ulteriore diffusione tra le strutture sanitarie è “ritenuto elevato”, e l’Ecdc chiede che vengano messe in campo azioni di mitigazione. “L’aumento dei casi di Klebsiella pneumoniae ipervirulenta resistente ai carbapenemi (hvKp) segnalati all’Ecdc dai paesi dell’Ue/See è motivo di preoccupazione a causa della gravità delle infezioni” provocate da questo batterio, “combinata con la loro resistenza agli antibiotici di ultima linea, che rende le infezioni difficili da trattare”, afferma Dominique Monne (nella foto), capo della sezione Resistenza antimicrobica e infezioni associate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc.

La valutazione rapida del rischio aggiornata fornisce prova della diffusione sostenuta di un ceppo specifico di hvKp St23 (lignaggio K1) tra strutture sanitarie all’interno di un Paese Ue/See per un periodo di 5 anni, nonostante i maggiori sforzi di controllo del batterio. Gruppi di casi che segnalano una potenziale trasmissione interna sono stati rilevati anche in altri 3 Paesi Ue/See; tuttavia, questi cluster non sono stati finora confermati da indagini epidemiologiche dettagliate.

Le misure raccomandate dall’Ecdc includono allerte per i medici e i laboratori di microbiologia clinica, creazione di una capacità di laboratorio sufficiente per rilevare gli isolati del batterio e sequenziarne l’intero genoma. Si invita inoltre a presentare tutti i campioni sospetti ai laboratori nazionali di riferimento e ad adottare misure rafforzate di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie interessate.

In passato, i ceppi hvKp si trovavano principalmente in Asia, erano per lo più acquisiti in comunità e solo raramente resistenti agli antibiotici. Tuttavia, rapporti recenti indicano un aumento della distribuzione geografica, dell’associazione con ambienti sanitari e della resistenza multifarmaco. Serve ora, conclude l’Ecdc, una raccolta di dati aggiuntivi sui casi (anche epidemiologici e sui fattori di rischio associati) per comprendere meglio la diffusione nazionale e le vie di trasmissione e per determinare la necessità di ulteriori misure di sorveglianza e controllo.

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