Roma, 23 febbraio – Inevitabile che sulle improvvise e rumorose dimissioni rassegnate ieri da Giorgio Palù dall’incarico di presidente dell’Aifa al quale era stato appena confermato, sia pure con mandato annuale e svolto a titolo gratuito, non potesse esimersi di pronunciarsi il ministro della Salute Orazio Schillaci, al quale il presidente dimissionario non ha mancato di indirizzare precisi e polemici rilievi critici.
“Apprendo con stupore le motivazioni che hanno portato il prof. Palù alle dimissioni da presidente dell’Aifa” si legge nel comunicato ufficiale diramato dall’Ufficio stampa del ministero. “Credo si sia volutamente confuso il mio silenzio con la chiara non accoglienza di richieste non in linea col progetto di profonda riforma dell’Agenzia”. Sic, nessun cenno, nemmeno vago (forse per non appesantire il comunicato stampa) utile a intuire, se non a capire, almeno il senso di qualcuna di quelle richieste, provenienti da chi la riforma dell’Aifa sostiene peraltro di averla praticamente ideata e redatta.
Il tono e il contenuto delle parole del ministro cambia nella seconda parte del comunicato, finendo per assumere un tono quasi irridente: “Tuttavia, accolgo di buon grado il suggerimento di nominare un successore con un mandato temporale e professionale più ampio, in grado di aggiungere a una forte e qualificata rappresentanza di Aifa in seno alle commissioni europee, all’informatizzazione dei dati farmaco-economici, agli studi clinici e alla RWE per stimare il valore delle cure, alla comunicazione scientifica, al coinvolgimento di esperti di altissimo profilo a sostegno della Cse, alla promozione della ricerca biomedico-farmaceutica, anche la capacità di lavorare in squadra per il bene del Paese”.
Tutte cose, sembra voler sottintendere il comunicato di Schillaci, che il presidente dimissionario Palù non sarebbe stato evidentemente in grado di fare. Altrimenti riesce davvero difficile spiegare perché “il mandato temporale e professionale più ampio” non sia stato subito assegnato a lui. A meno di non ipotizzare che tra i due si fosse già da tempo aperta una linea di faglia non ricomponibile, per motivi che almeno al momento risultano del tutto ignoti. C’è da giurarci, i dietrologi in servizio permanente effettivo e i retroscenisti, nei prossimi giorni, avranno molto pane per i loro denti.