Roma, 26 febbraio – “Abbastanza sorprendente”, perché la legge che riforma l’Aifa “era nota e chiara. E non mi risulta fosse stata messa in atto nessuna iniziativa per derogare a quello che la legge prescriveva”.
Così Guido Rasi (nella foto), professore di Microbiologia all’università di Roma Tor Vergata e già direttore direttore esecutivo dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e prima ancora direttore generale della stessa Aifa ha manifestato la sua sorpresa per la decisione di Palù di rimettere la nomina a presidente dell’agenzia regolatoria italiana dopo il restyling.
Rasi, cercando possibili motivazioni per l’inopinata decisione del virologo veneto, si sofferma sugli oneri connessi al ruolo di “rappresentante legale” di Aifa, che la riforma attribuisce appunto al presidente dell’agenzia. Un ruolo, ragiona l’ex numero uno di Ema, che “implica un lavoro a tempo pieno e la responsabilità diretta su tutto quello che si firma”. Non è dunque escluso, secondo Rasi, “che anche i compiti legati alla funzione di rappresentante legale, con le implicazioni di un lavoro a tempo pieno e di una responsabilità personale diretta, possano avere influito sulla decisione” presa da Palù “dopo solo due settimane”.
In ordine ai destini immediati dei vertici Aifa dopo le dimissioni di Palù, Rasi ritiene che si aprano “due possibili soluzioni”. La prima è quella di “procedere a una nomina immediata, qualora ci sia il candidato”, l’altra quella di “procedere alla nomina di un commissario straordinario per tre mesi”.
Se a prevalere fosse l’ipotesi della nomina immediata, a trovarsi in pole position sarebbe proprio Rasi, che al suo prestigioso curriculum aggiunge anche l’incarico, conferitogli nel gennaio 2023, di consigliere del ministro della Salute Orazio Schillaci per la materia farmaceutica. Ne riferiamo in un altro articolo del giornale.