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venerdì 4 Ottobre 2024
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Big Pharma, altro che crisi! Pieno di utili dai farmaci contro obesità, Alzheimer e cancro

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Roma, 5 marzo – Che tempo fa, per l’industria farmaceutica? Ha davvero subito il rimbalzo negativo della fine della stagione pandemica, quando erano in molti a ipotizzare l’effetto depressivo del drastico calo dei fatturati dei vaccini, dopo il biennio d’oro che aveva gonfiato i ricavi e le quotazioni in borsa soprattutto di Pfizer, Moderna e Astrazeneca? Sono davvero cominciati i chiari di luna, come inizialmente preconizzava (magari solo per scaramanzia) qualche rappresentante del pharma, avanzando addirittura dubbi sull’opportunità di continuare a investire sui farmaci?

A questi interrogativi ha risposto, sul finire della scorsa settimana, un’analisi della testata economica Milano Finanza, che numeri alla mano dimostra come – dopo una prima, comprensibile battuta d’arresto con il ritorno alla “normalità” dopo la pandemia – i “signori delle pillole” hanno saputo subito guardare oltre la pandemia e individuare altri ricchissimi mercati verso i quali orientare investimenti e business.

Emblematici, al riguardo, gli esempi dell’azienda danese Novo Nordisk che grazie ai suoi farmaci anti-obesità Ozempic e Wegovy è diventata la società più capitalizzata d’Europa e dell’americana Eli Lilly, che dopo la registrazione a novembre 2023 del suo trattamento per la perdita di pesa Zepbound da parte della Fda, a fine gennaio  ha visto schizzare le sue quotazioni alla borsa di New York al punto da rimpiazzare Tesla, l’azienda di Elon Musk, del podio più alto delle magnifiche 7 di Wall Street. ino a raggiungere alla fine dello scorso mese di febbraio una capitalizzazione di mercato di quasi 680 miliardi di dollari.

Ci sono ancora molti e sterminati verdi pascoli, insomma, per il business farmaceutico, come conferma Zurab Zedelashvili, associate director corporate ratings di Scope Ratings, la principale agenzia europea di rating del credito (nella foto). “Negli ultimi quattro anni la maggior parte delle aziende farmaceutiche europee e statunitensi leader ha registrato una crescita dei ricavi” afferma Zedelashvili.Un aumento che si è dimostrato costante e robusto dalla pandemia, grazie a tendenze favorevoli che guidano la domanda, come l’invecchiamento della popolazione, l’introduzione di nuovi trattamenti – in modo spettacolare nel caso dei farmaci contro l’obesità – e il miglioramento dell’accesso all’assistenza sanitaria nei mercati emergenti”.

Secondo un altro esperto,  Steve Smith, equity investment director di Capital Group, sono tre i settori d’investimento, considerando anche il recente sviluppo dell’intelligenza artificiale, che hanno ampie potenzialità di sviluppo: obesità, oncologia e disturbi cognitivi. La crescita delle big pharma continuerà, dunque, basterà seguire queste nuove direzioni e, eventualmente, altre che dovessero presentarsi altrettanto promettenti..

Nella sua analisi, Milano Finanza ricorda anche qualche numero fornito dall’agezia regolatoria federfale USA, la Fda, secondo la quale “il 70% degli americani è in sovrappeso, il che rende quello dei farmaci anti-obesità un mercato enorme: secondo Citi varrà 71 miliardi di dollari entro il 2032”. Non sono davvero bruscolini, ma è appena un ottavo dei  556 miliardi di dollari che raggiungerà nel 2030 il mercato dell’oncologia, che solo due anni fa, nel 2022, valeva “solo” 300 miliardi.

C’è poi un ultimo fronte, conclude Milano Finanza, che offre infinite possibilità, quello dell’Alzheimer: “Secondo l’Oms, nel mondo più di 55 milioni di persone sono affette da demenza e l’Alzheimer è il tipo più comune: nel 2023 la Fda ha approvato un farmaco di Biogen in grado di rallentare la malattia, mentre Eli Lilly ha registrato risultati positivi in uno studio di fase III”.

 

 

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