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lunedì 17 Febbraio 2025
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Autonomia differenziata, Gimbe: “Fine della sanità del Sud e colpo di grazia per il Ssn”

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Roma, 22 marzo – L’autonomia differenziata “non solo porterà al collasso la sanità del Mezzogiorno, ma darà anche il colpo di grazia al Ssn, causando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti”.

La previsione, davvero nefasta, è di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (nella foto), ed è basata sui risultati del report L’autonomia differenziata in sanità che la stessa Gimbe ha realizzato al termine di una disamina delle criticità del ddl Calderoli approvato al Senato e ora in discussione alla Camera, analizzando il potenziale impatto sul Ssn delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di “tutela della salute”.

 “Le nostre analisi” argomenta Cartabellotta “documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo l’equità di accesso alle cure”. Il presidente di Gimbe, per citare qualche esempio, non ha che l’imbarazzo della scelta: nessuna Regione del Sud ha mai raggiunto la top 10 dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) nel decennio 2010-2019; la massiccia mobilità sanitaria dal Centrosud al Nord, con tutte le Regioni del Sud (ad eccezione del Molise, Regione peraltro in via di progressivo spopolamento: negli ultimi 20 anni ha perso oltre 30mila residenti, più del 10 per cento della popolazione, scendendo a 290mila abitanti) che hanno accumulato complessivamente un saldo negativo pari a 13,2 miliardi di euro nel periodo 2010-2021, mentre sul podio si trovano proprio le tre Regioni che hanno già richiesto le maggiori autonomie; scarse performance delle Regioni del Centro-Sud per il raggiungimento degli obiettivi della Missione Salute del Pnrr.

“Complessivamente questi dati” spiega Cartabellotta “confermano che in sanità, nonostante la definizione dei Lea nel 2001, il loro monitoraggio annuale e l’utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali Piani di rientro e commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali. Siamo oggi davanti ad una ‘frattura strutturale’ Nord-Sud che compromette qualità dei servizi sanitari, equità di accesso, esiti di salute e aspettativa di vita alla nascita, alimentando un imponente flusso di mobilità sanitaria dal Sud al Nord. Di conseguenza, l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le diseguaglianze già esistenti”.

Ma a rischio non è solo il meridione, L’ulteriore indebolimento dei servizi sanitari nel Mezzogiorno, infatti, rischia di generare un effetto paradosso nelle ricche Regioni del Nord che, per la grave crisi di sostenibilità del Ssn, non possono aumentare in maniera illimitata la produzione di servizi e prestazioni sanitarie. Di conseguenza un massivo incremento della mobilità verso queste Regioni rischia di peggiorare l’assistenza sanitaria per i propri residenti. La Fondazione Gimbe conclude rinnovando la richiesta (“finora non presa in considerazione nè dal governo nè dalle opposizioni”) di eliminare la tutela della salute dalle maggiori autonomie.

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