Roma, 28 marzo – Non siamo certamente alla cosiddetta painkiller addiction epidemy che funesta da anni gli Stati Uniti e che soltanto una serie di successo targata Netflix è riuscita a far capire con chiarezza, illustrando la drammatica concatenazione di eventi che ha portato il Paese per antonomasia più avanzato del mondo a una dipendenza da oppioidi che dal 1999 al 2018 è stata la causa o concausa di alcune centinaia di migliaia di decessi. Il nostro Paese, per fortuna, è ben lontano da una simile emergenza, ma si moltiplicano i segnali che anche da noi il problema esiste. Ed è sempre più evidente e preoccupante, tanto da aver indotto il ministro della Salute, appena una paio di settimana fa, a varare una piano nazionale di contromisure per prevenire e contrastare l’uso improprio di fentanili e altri farmaci oppioidi.
Quei farmaci che, come sempre più spesso registrano le forze dell’ordine e i farmacisti ma non sempre raccontano le cronache, sono ormai oggetto di frequenti tentativi di truffe, furti e acquisizioni illecite con finti pazienti che li richiedono in farmacia con ricette rubate a medici ignari oppure con ricette falsificate, più o meno abilmente. Ma sono anche l’oggetto di vere e proprie operazioni criminali, come lo spaccio su larga scala di un antidolorifico a base di ossicodone, il Delpagos, un commercio illegale di quasi 12 mila pasticche del medicinale stroncato da un intervento dei carabinieri di cui riferiremo più avanti.
È ormai acclarato, insomma, che il problema si è affacciato anche alle nostre latitudini e e va affrontato a pie’ fermo e con gli occhi bene aperti, perché esiste un mercato illegale di oppioidi e analgesici a base di ossicodone che si muove e cerca di espandersi. Lo sanno bene carabinieri e polizia e, con loro, lo sanno anche i farmacisti, che con i tutori dell’ordine proprio in queste ultime settimane hanno intensificato la collaborazione sul piano operativo, anche definendo prassi condivise per individuare con la massima rapidità i tentativi di usare ricette false. Negli ultimi incontri tra i rappresentanti delle forze dell’ordine e quelli dei farmacisti, grazie anche all’impegno della Commissione Sicurezza istituita dall’Ordine di Roma e coordinata da Guido Torelli (nella foto), è scaturita ad esempio la decisione di adottare una più stringente procedura di monitoraggio su cinque farmaci oppioidi (gli osservati speciali sono Oxycontin, Zolpidem, Rivotril, Depalgos e Contramal), controllando i loro eventuali “incroci” sulle prescrizioni firmate da una dozzina di medici (del tutto estranei ai traffici illeciti) ai quali le ricette sono state rubate o manomesse.
Elevare la soglia di attenzione rende infatti la vita dei painkiller hunters decisamente più grama e complicata: è di pochi giorni fa (il nostro giornale ne ha riferito in questo articolo giusto una settimana fa) la notizia dell’arresto di un italiano di 21 anni presentatosi nella farmacia di largo Cervinia alla Balduina con ricetta di Oxycontin che al farmacista in quel momento in servizio al bancone è subito apparsa dubbia, tanto da indurlo ad allertare seduta stante le forze dell’ordine. Con il loro arrivo immediato e le prime verifiche, è subito saltata fuori la magagna: la ricetta era stata modificata e sottratta indebitamente a un medico in pensione già da tempo, che non conosceva il giovane e tanto meno lo aveva nella lista dei suoi pazienti mutuati. Il ragazzo, insomma, usava ricette false per procurarsi l’ossicodone, come comprovato da un precedente tentativo di procurarsi ossicodone (sempre con ricetta falsa) in un’altra farmacia ad Aprilia.
Il timore di carabinieri e polizia, però, è che il fenomeno sempre più esteso di furti di ricettari denunciati da medici e di falsificazione degli stessi possa far crescere notevolmente il numero dei nomi dei medici (del tutto ignari, ripetiamolo) da “attenzionare”, per usare il gergo delle forze di pubblica sicurezza. “Il fenomeno dei furti dei ricettari è sempre esistito” ha commentato al quotidiano Il Messaggero il presidente dell’Omceo di Roma Antonio Magi (nella foto)“ma di certo è molto più allarmante se in mezzo ci sono farmaci il cui principio attivo è l’ossicodone per gli effetti che l’assunzione può avere”. Effetti che, come sappiamo, possono essere letali.
La mobilitazione contro il traffico illegale di painkillers, in ogni caso, è davvero importante e vede impegnati in prima fila farmacisti e farmacie, ai quali peraltro lo stesso ministro Schillaci ha chiesto qualche settimana fa la massima collaborazione anche sul fronte del contrasto ai furti dei farmaci, invitandoli a “prestare la massima attenzione e a garantire la corretta custodia del farmaco”.
Sempre Il Messaggero, che all’allarme ossicodone ha dedicato un ampio articolo due giorni fa, riferisce di un’operazione internazionale partita sempre da una farmacista. Il caso riguarda una 40enne di Albano Laziale, arrestata a Barcellona con una sfilza di accuse: truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale, falso, ricettazione, detenzione, spaccio e agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti. L’individuazione e l’arresto sono stati possibili grazie alle indicazioni dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Castel Gandolfo e della polizia nazionale spagnola, in collaborazione con il servizio di cooperazione internazionale di polizia del ministero dell’Interno. La donna aveva messo in piedi un’attività di spaccio di ossicodone in grande stile, che superava le 11 mila pasticche di Delpagos. Il quotidiano romano riferisce che era riuscita a procurarsi i ricettari di dodici medici di base e di pronto soccorso della provincia di Roma, e utilizzando le ricette debitamente manipolate, aveva formato 89 false prescrizioni dell’oppioide per un totale di 425 confezioni, le cui pasticche venivano poi “spacciate”. L’attività truffaldina, si legge ancora nei capi di imputazione, aveva indotto in errore anche la Regione Lazio: sarebbero infatti stati erogati rimborsi per quei farmaci pari a quasi 6 mila euro, procurando a 15 farmacie della provincia un “ingiusto profitto consistito nell’ottenere rimborsi per le forniture di Delpagos in questione, con conseguente danno per la Regione Lazio”.
Significativo che, come prima anticipato, si sia arrivati a questa trafficante grazie anche, se non soprattutto, all’attenzione di una farmacista che – trovandosi tra le mani una delle tante ricette modificate dalla spacciatrice – ha ricollegato il nome del medico a quello di un professionista che Federfarma Roma aveva segnalato ai suoi iscritti per aver presentato alla stazione dei carabinieri di Campo di Mare la denuncia di un timbro “scomparso”.
Timbro ovviamente rubatogli e che con ogni probabilità fa parte del novero di quelli sequestrati alla donna dai carabinieri nel corso delle perquisizioni, insieme a un ricco “bottino”di ricettari, altri farmaci oppiacei, marijuana ed eroina.
Ora, è ben vero che l’Italia non sono gli USA e i farmaci oppioidi sono sempre stati usati poco e per brevi periodi, visto che il 50% dei pazienti li assume per meno di due settimane all’anno e per brevi periodi contro ad esempio i 45 giorni dei Fans (rapporto Osmed 2021). Da noi gli oppioidi hanno iniziato ad essere utilizzati un po’ di più solo dopo la legge 38/2010 che ne ha reso relativamente più facile la prescrizione. Ma resta il fatto che, sempre secondo il rapporto Osmed, nel 2021 gli oppiacei hanno fatto registrare in Italia un consumo di 7,7 dosi giornaliere (ddd, defined daily dose) per 1000 abitanti, rimanendo stabili rispetto all’anno precedente, quando in altri Paesi europei, dove pure non si verificano fenomeni di abuso o dipendenza, come Germania e Austria, si attestano intorno alle 20 ddd.
Tuttavia la prudenza è doverosa e non è mai troppa: nelle interlocuzioni con i farmacisti romani, carabinieri e polizia di stato hanno ultimamente insistito sulla necessità di un’attenta vigilanza, a significare che i loro sensibilissimi “sensori” evidentemente colgono qualche segnale di preoccupazione che è comunque bene non ignorare. Errore che, questo è certo, non saranno certamente i farmacisti a commettere.