Roma, 15 aprile – Piatto ricco mi ci ficco: la crescita mirabolante della danese Novo Nordisk, dallo scorso settembre la più grande società quotata in Borsa in Europa, con una capitalizzazione di mercato (stime Factset) di 393,7 miliardi di euro, principalmente dovuta ai suoi farmaci anti-diabetici a base di semaglutide Ozempic e Wegovy rivelatisi molto efficaci anche per la perdita di peso e protagonisti di un successo planetario, ha aperto una strada dove hanno subito provato a infilarsi anche altre grandi aziende, come Eli Lilly, Amgen e altre, pronte a dirottare grandi masse di investimenti in R&D in un settore che promette di restituirli decuplicati.
Per chi produce farmaci, infatti, il sovrappeso e l’obesità saranno con ogni probabilità la gallina delle uova d’oro di questo primo secolo del nuovo millennio: secondo World Obesity, l’eccesso di peso interesserà metà della popolazione mondiale entro il 2035 e Goldman Sachs stima che il mercato dei farmaci per il suo trattamento possa crescere fino a 100 miliardi di dollari entro il 2030.
Qualche dato (fonte Oms) per dare un’idea dello sterminato mercato che si apre davanti ai farmaci “anti-ciccia”: nel 2022, una persona su 8 nel mondo soffriva di obesità, 2,5 miliardi di adulti (dai 18 anni in su) erano in sovrappeso e di questi 890 milioni convivevano con l’obesità. Sempre nel 2022, oltre 390 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 19 anni erano in sovrappeso, di cui 160 milioni obesi, e 37 milioni di bambini sotto i 5 anni erano in sovrappeso.
Una situazione preoccupante, per i molti rischi sanitari correlati al peso eccessivo, dalle malattie cardiovascolari al diabete, dai tumori ai disturbi neurologici, fino alle malattie respiratorie croniche e ai disturbi digestivi. Ma anche una situazione che potrebbe ulteriormente peggiorare: senza interventi adeguati, preconizza sempre World Obesity, la maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso o in obesità entro il 2035 e, di queste, una persona su quattro (quasi 2 miliardi) sarà affetta da obesità.
Quella infantile potrebbe più che raddoppiare (+100% per i maschi e +125% per le femmine) entro il 2035 rispetto ai livelli del 2020. E – per chi pensasse che si tratta di un problema che riguarda solo i Paesi della parte più ricca del mondo – l’aumento maggiore è atteso nei Paesi a basso o medio reddito, in Asia e Africa.
L’impatto economico sarà devastante: The World Obesity Atlas 2023 stima che sovrappeso e obesità comporteranno una spesa che supererà i 4.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno. E l’Oms prevede che, in assenza di interventi, i costi globali del sovrappeso e dell’obesità raggiungeranno i 3.000 miliardi di dollari all’anno già entro il 2030 e più di 18.000 miliardi di dollari entro il 2060.
Questo lo scenario che si apre davanti alle industrie farmaceutiche e nel quale – forse aiutata anche da una dose di fortunata casualità – Novo Nordisk è stata la prima ad avventurarsi, chiudendo il 2023 con un aumento delle vendite del 31% e un incremento del 37% di utile operativo, che gli ha permesso i recenti acquisti di tre impianti dal maggiore azionista (costo 11 miliardi di dollari) al fine di ingrandire la produzione.
Oltre a Wegovy, Ozempic e Saxenda, a base di semaglutide e liraglutide, l’azienda danese ha lanciato un nuovo studio di fase 3 sulla nuova terapia anti-obesità CagriSema, che combina i principi attivi semaglutide e cagrilintide, in risposta alle manovre messe in atto dalla aziende che vogliono contenderle il mercato delle terapie dimagranti. Spicca su tutte Eli Lilly, che ha ottenuto a novembre dello scorso dalle autorità regolatorie di Stati Uniti e Regno Unito l’approvazione di Zepbound, a base di tirzepatide, principio attivo che potrebbe rivelarsi più efficace della semaglutide e sbaragliare la concorrenza, come sembrano scommettere i mercati finanziari (dove le azioni di Eli Lilly sono cresciute del 75%, più del 60% di Novo Nordisk).
E non basta: la multinazionale americana ha in pipeline anche altri farmaci, la retatrutide (in fase 2) che ha dimostrato di favorire un calo ponderale di circa 9 kg dopo 12 settimane dall’inizio del trattamento, e un terzo farmaco, orforglipron, anch’esso un agonista del recettore non peptidico del peptide-1 (GLP-19).
Ma premono anche altri competitors, come la danese Zealand Pharma e la tedesca Boehringer Ingelheim, che in collaborazione stanno sviluppando survodutide, ora in fase 2, confidando in risultati positivi che consentano di lanciarlo sul mercato nel 2027 o 2028. Le prime risultanze del farmaco sono promettenti: i pazienti in sovrappeso o con obesità hanno perso fino al 19% del loro peso dopo 46 settimane di trattamento, percentuale che secondo Zealand Pharma potrebbe salire al 20-25% nella fase 3.
In corsa ci sono anche il pemvidutide dell’azienda biotech americana Altimmune e il mazdutide della cinese Innovent. I dati relativi al primo riferiscono che oltre il 30% dei soggetti che ha partecipato al trial di fase 2 ha raggiunto una perdita di peso del 20% o più a 48 settimane, mentre il secondo ha annunciato l’inizio della fase 3.
A chiudere (per ora) la lista dei candidati a un posto di prima fila nel mercato dei nuovi dimagranti c’è infine anche mariTide, il farmaco che sta sperimentando Amgen, che è però indietro rispetto agli altri nelle fasi di sviluppo. Lo studio clinico di fase 1 ha dimostrato alla fine del 2022 che alla dose mensile più alta testata, somministrata per 12 settimane, il trattamento ha portato a una perdita media del 14,5% del peso corporeo e che i pazienti l’hanno mantenuta per 70 giorni.
Situazione che spinge alcuni analisti a ritenere che Amgen (contrariamente a quel che pensano i dirigenti dell’azeinda) sia arrivata in ritardo alla corsa all’oro delle terapie contro l’obesità e il sovrappeso: anche se il mercato, come si è visto, sarà abbastanza grande da sostenere diversi operatori, provare a entrarci ora potrebbe essere una sfida a perdere, alla luce del vantaggio competitivo ormai acquisito da Novo Nordisk ed Eli Lilly grazie ai loro farmaci già di gran successo e quelli, molto promettenti, ormai in dirittura d’arrivo.