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mercoledì 12 Febbraio 2025
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Dolore cronico, molecola contrasta la perdita di efficacia degli oppiodi, studio italiano

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Roma, 29 aprile – Il dolore cronico (intendendo per esso quello con una durata di più di tre mesi) è una condizione che colpisce più di un miliardo e mezzo di persone nel mondo, con ripercussioni gravi sulla qualità di vita e la sfera socio-economica. Ormai riconosciuto come malattia bio-psico-sociale, il dolore cronico. nelle sue forme principali e più diffuse (mal di testa, dolore addominale o pelvico, mal di schiena, dolore oncologico) non coinvolge solo il corpo, ma anche la psiche e le relazioni sociali.

Contrastato con il ricorso ai farmaci oppioidi, farmaci potenti ed efficaci nel lenire i sintomi ma che nel tempo subiscono una progressiva riduzione dell’efficacia, per effetto dello sviluppo di forme di tolleranza, col rischio di doverne aumentare progressivamente la dose, il dolore cronico potrebbe aver trovato un rimedio. Non si tratta di un farmaco che interviene direttamente sul dolore, ma sull’insorgenza della tolleranza a quei farmaci oppiodi che consentono di controllarlo e i cui effetti sono di fatto disattivati o comunque molto ridotti dallo sviluppo di forme di assuefazione.

Si tratta di una sostanza lipidica, la Pea ultramicronizzata, che sarebbe appunto in grado di contrastare lo sviluppo della tolleranza agli oppioidi, come la morfina.

Prodotta dall’organismo e presente in vari alimenti sia di origine animale sia vegetale, la sostanza è allo studio del gruppo di ricerca di Carla Gheraldini (nella foto), del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Università di Firenze e coordinatrice del gruppo di studio sul dolore della Sif, la Società italiana di Farmacologia.
“Con il mio gruppo di ricerca mi dedico ormai da anni a studiare le strategie per contrastare lo sviluppo di tolleranza agli oppioidi” spiega Gheraldini. “Siamo stati tra i primi gruppi italiani a utilizzare nelle nostre ricerche una particolare forma di Pea, cosiddetta ultramicronizzata.
L’abbiamo scelta perché maggiormente biodisponibile. Abbiamo scoperto che l’aggiunta di Pea in forma ultramicronizzata ritarda lo sviluppo di tolleranza a vari oppioidi, come la morfina, l’ossicodone e il tramadolo. Non solo, ma potenzia l’effetto antalgico degli oppioidi in condizioni di dolore neuropatico e contrasta, anche quando usata come unico intervento, il dolore cronico associato a neuropatia da chemioterapico”.

“La mole di dati sull’effetto di Pea ultramicronizzata nel dolore cronico stava crescendo in tale misura” aggiunge la ricercatrice “che, qualche mese fa, col mio gruppo di ricerca abbiamo deciso di dedicarci a un articolo di revisione che ci ha dato l’opportunità di rivedere in modo organico la ricerca sulla Pea ultramicronizzata nel dolore cronico”.

Questa molecola, conclude Gheraldini, “si è dimostrata capace di raggiungere le ‘centrali del dolore’, midollo spinale e cervello, e dispone di solidi dati di sicurezza e tollerabilità, tanto da aver completato con successo uno studio di Fase 1 approvato dall’agenzia americana del farmaco”. 

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