Roma, 2 maggio – Sugli oltre 1100 cittadini aderenti alla community (ACmakers) che collabora alle indagini e ricerche di mercato di Altroconsumo, sono più di 950 gli intervistati che affermano di aver avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il Servizio sanitario nazionale nel corso dell’ultimo anno.
Il dato – che emerge da una recente indagine condotta da Altroconsumo focalizzata appunto sulla problematica delle liste d’attesa e condotta sulla community ACmakers – conferma una situazione sconfortante e decisamente critica che non sembra registrare segnali di miglioramento e ha inevitabili conseguenze negative non solo per il portafogli degli italiani, spesso costretti a rivolgersi al privato e a pagare di tasca propria, ma anche per la loro salute, perché in troppi rinunciano a curarsi o devono affrontare lunghe attese.
I problemi registrati dalla rilevazione sono, in primo luogo, le attese troppo lunghe, ben oltre le urgenze indicate sulla ricetta, lamentate dai due terzi degli intervistati. Ma rappresentnao un serio problema anche le strutture ospedaliere troppo lontane e gli appuntamenti che non sono proprio disponibili, per via delle agende di prenotazione chiuse (fenomeno peraltro illegale). Non bastasse, la via crucis di chi vorrebbe fare un esame o una visita in regime di Ssn è ulteriormente funestata da Cup difficili da contattare, ricette che scadono, controlli che saltano.
Le visite e gli esami più problematici
Secondo quanto riporta una nota di sintesi di Altroconsumo, gran parte dei problemi si sono registrati con le visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute): in particolare, le visite più citate sono quella oculistica (circa 180 segnalazioni) e dermatologica (circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei). Tra gli esami più segnalati per le criticità ci sono le ecografie,soprattutto dell’addome, della tiroide, della mammella e della spalla (circa 150 segnalazioni), risonanze magnetiche e Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25). Un elenco, nota Altroconsumo, che non sorprende: visite oculistiche e dermatologiche, gastroscopie ed ecografie dell’addome sono da sempre le prestazioni che i cittadini pagano di più di tasca propria, rivolgendosi al privato, come confermano anche gli ultimi dati di Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, sull’attività intramoenia, l’attività privata degli ospedali pubblici.
Le lunghe attese e le agende chiuse
Il problema delle attese eccessive riguarda la grande maggioranza degli intervistati; è impossibile per tanti fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico, anche quando c’è un’urgenza indicata sulla ricetta (117). Ma colpisce che circa 1/4 di queste segnalazioni (263) riguardi l’impossibilità di prenotare una visita o un esame per via delle agende chiuse: una pratica che è vietata dalla legge.
Le enormi distanze della struttura
Circa un quarto dei cittadini che hanno avuto problemi, per avere l’appuntamento nei tempi prescritti dal medico avrebbero dovuto recarsi in una struttura scomoda, talvolta lontana anche 100 km o più da casa, perché nella loro provincia il primo posto sarebbe stato disponibile solo dopo molti mesi.
Questo accade perché i cosiddetti “ambiti territoriali di garanzia”, in cui i Cup possono prenotare le prestazioni, possono essere vasti. Seppur lecito, per molti è un disagio molto forte, se non un ostacolo alle cure, e questa pratica disattende il rispetto di quel “principio di prossimità e raggiungibilità” che viene citato dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Le difficoltà con il Cup
Anche le difficoltà a contattare il Cup (Centro unico di prenotazione regionale) sono denunciate frequentemente, visto che più di un quinto degli intervistati dice di averle avute, tra attese molto lunghe, numeri sempre occupati e linea che cade dopo aver atteso inutilmente. Ma purtroppo, sulle attese al telefono con il Cup, non sono previste particolari tutele.
Le liste d’attesa per i ricoveri
La situazione non migliora sul fronte ricoveri. Dei 1.100 intervistati, in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni. Poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesa di sapere quando verranno chiamate. Fra i motivi dei ritardi riscontrati: la mancanza di medici, di letti, l’assenza dell’agenda dei prossimi mesi. In tutte le testimonianze traspare comunque l’impotenza dell’attesa senza informazioni: è difficile essere ricontattati anche quando promesso, avere prospettive chiare rispetto al ricovero, spesso non si viene più ricontattati e si rimane in sospeso.
A fronte delle difficoltà che si incontrano nella sanità pubblica, metà degli intervistati che ha segnalato problemi ha deciso alla fine di rivolgersi ai privati.
Il privato, la “non soluzione” alle liste d’attesa
Le strutture private, tuttavia, non possono rappresentare la soluzione al problema delle liste d’attesa: intanto perché implicano una spesa da parte dei cittadini che si dovrebbe poter evitare, poiché la salute è un diritto costituzionale e tutti contribuiscono con le proprie tasse al finanziamento del Ssn. Al contrario si tratta invece di un costo che sta diventando sempre più insostenibile per gli italiani, come evidenziato nell’ultimo Termometro Altroconsumo, da cui emerge che il numero di famiglie il cui bilancio è messo a dura prova da uscite che riguardano l’ambito sanitario è aumentato dal 43% nel 2022 al 47% nel 2023. Al momento, invece, l’unica alternativa concreta per chi non ricorre al privato è attendere mesi e mesi per recarsi in strutture molto scomode oppure rinunciare a curarsi, come denuncia 1/10 circa delle persone interpellate.
Di fronte alla situazione appena descritta, per aiutare i cittadini a far valere i propri diritti Altroconsumo ha creato sul suo portale una sezione dedicata, dove mette a disposizione tutte le informazioni e i moduli necessari per inviare la richiesta di essere contattati al più presto e ottenere un appuntamento nei tempi di legge. Molti consumatori che hanno già utilizzato questo strumento, segnala Altroconsumo, sono riusciti a essere ricontattati in breve tempo e a ottenere l’anticipazione della propria visita.
Le risultanze dell’indagine cono una conferma della crisi del Servizio sanitario nazionale, a causa del grave sotto-finanziamento (responsabili tutte le forze politiche) subito nel corso degli anni, poi ulteriormente aggravato da ragioni come la recente pandemia di Covid 19. Il dato purtroppo costante è l’inadeguatezza delle risposte messe in campo dalla politica, raramente andate oltre le dichiarazioni molto spesso di stampo elettoralistico sulle risorse stanziate e sull’aumento (più presunto che effettivo, se analizzato con le necessarie correlazioni) degli investimenti in sanità. “La realtà si legge nei numeri, e un dato vale per tutti” commenta Federico Cavallo (nella foto), responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo. “Secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nel 2023 sono circa 4,5 milioni i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. Si tratta del 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019. E ciò che è ancora più preoccupante è il fatto che il trend di spesa per la sanità – in percentuale sul Pil – è previsto calare nei prossimi anni, un segnale evidente di come la situazione non potrà certo migliorare, ma semmai peggiorare ulteriormente” continua Cavallo, che assicura l’impegno di Altroconsumo a monitorare attentamente la situazione, “agendo in sinergia con altre realtà, come la Fondazione Gimbe, impegnate a promuovere i principi di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico mettendo a disposizione dei cittadini informazioni e strumenti utili a far valere i propri diritti, così come previsti dalla Costituzione e dalle leggi italiane”.