Roma, 9 maggio – “In questo momento alle farmacie comunali viene imposto un carico di adempimenti burocratici, in particolare per quel che riguarda gli acquisti, assolutamente non necessari e che infatti non sono richiesti né ai farmacisti privati né ai titolari delle parafarmacie. Un fardello di lavoro penalizzante soprattutto per le farmacie comunali che si trovano in piccoli centri e costituiscono un importante riferimento per la popolazione”.
Partendo da questa situazione, peraltro già rappresentata alle istituzioni dal presidente di Assofarm Luca Pieri fin dall’inizio dell’anno (RIFday ne ha riferito qui), la deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari (nella foto) ha rivolto un’interrogazione a risposta scritta al ministro della Salute Orazio Schillaci evidenziando la necessità di un intervento normativo, coerente con l’ordinamento dell’Unione europea e con gli obiettivi di semplificazione, in grado di sistemare una situazione ritenuta penalizzante per gli esercizi farmaceutici comunali.
La deputata forzista, nel suo atto di sindacato ispettivo, ha voluto ricordare che le farmacie comunali si caratterizzano per la “funzione sociale” che è “propria del servizio farmaceutico comunale” e rappresentano un presidio sanitario sempre più indispensabile per i cittadini e un importante punto di riferimento per le esigenze legate principalmente alla salute, come peraltro tutte le altre farmacie di comunità, che “erogano un servizio pubblico fondamentale per garantire la tutela del diritto alla salute”.
Nella sua risposta, Schillaci ha convenuto sugli elementi di criticità rappresentanti nell’interrogazione di Tassinari, osservando però che “il legislatore e la giurisprudenza maturata negli anni consentano all’amministrazione comunale forme di gestione delle farmacie, in via diretta, ma anche mediante concessione, idonee a svolgere i compiti propri delle farmacie comunali in maniera agile e semplificata, anche per quanto concerne gli adempimenti volti agli approvvigionamenti necessari per la somministrazione dei farmaci”.
In ordine agli oneri che da inizio anno gravano sulle farmacie comunali per l’entrata in vigore della disciplina sulla digitalizzazione dell’intero ciclo dei contratti pubblici e alla difficoltà di conciliare le attività di approvvigionamento con le nuove regole e procedure, Schillaci ha ricordato che con una delibera a inizio anno l’Autorità nazionale anti corruzione ha deciso di sospendere in via transitoria l’applicazione delle disposizioni per i contratti inferiori ai 5.000 euro, convenendo sulla necessità di mettere a punto una procedura che, nell’ambito del ciclo di vita digitale degli appalti, eviti di equiparare i micro-affidamenti con affidamenti più rilevanti. Non appare inutile ricordare, al riguardo, che – pur apprezzando la decisione dell’Anac – i rappresentanti delle aziende che gestiscono farmacie comunali avevano evidenziato la necessità di “un innalzamento più sostenuto del limite massimo entro il quale accedere a un sistema semplificato, quantomeno di 40.000 euro”.
Tornando alla risposta di Schillaci all’interrogazione della deputata Tassinari, va sottolineato come il ministro abbia in ogni caso aperto uno spiraglio per rivedere l’assetto normativo derivato dal nuovo Codice degli Appalti, rendendosi disponibile “ad avviare, col necessario coinvolgimento degli altri dicasteri interessati, le opportune interlocuzioni con gli stakeholder per verificare, ferma restando una previa valutazione di conformità del quadro giuridico, dell’ordinamento nazionale a quello comunitario, un possibile margine d’intervento in senso ordinamentale sulla vigente disciplina”.