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mercoledì 15 Gennaio 2025
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Amr, con nuovi test diagnostici evitabili il 30% delle morti dovute a infezioni da super-batteri

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Roma, 4 giugno – Migliorano le prospettive di contrasto al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, grazie ai nuovi e innovativi test diagnostici, rapidi e affidabili, che oggi rendono . possibile individuare, nel giro di poche ore, non solo gli agenti patogeni responsabili di un’infezione, ma anche a quali farmaci sono sensibili.

Utilizzati in maniera appropriata, questi nuovi strumenti potrebbero ridurre i decessi per infezioni resistenti agli antibiotici di ben il 30% permettendo di individuare in tempi rapidi il farmaco idoneo. Solo per l’Italia (stabilmente agli ultimi posti della classifica dei Paesi che pagano il tributo più alto all’Amr, con 11mila decessi all’anno) questo si tradurrebbe in circa 3.300 vite salvate ogni anno.

A sostenerlo sono stati gli esperti riuniti in occasione della presentazione del nuovo Polo di Ricerca & Sviluppo di bioMérieux, a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze. Un investimento che apre uno spazio nuovo nella ricerca in Italia in questo ambito.

Il nuovo hub di Bagno a Ripoli, su cui bioMérieux ha puntato 9 milioni di euro, ha l’obiettivo di individuare e mettere a punto nuove soluzioni diagnostiche in grado in grado di contrastare l’emergenza provocata dai superbatteri resistenti alle terapie antibiotiche oggi disponibili. Inoltre, la multinazionale della diagnostica prevede di portare nello stabilimento toscano la produzione del Vitek Ms Prime, un sistema di diagnostica di ultima generazione basato sulla spettrometria di massa che consente di individuare rapidamente le specie microbiche presenti in un campione biologico.

“Nell’Unione Europea più di 670mila infezioni sono dovute a batteri resistenti agli antibiotici, mentre circa 33mila persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni” sottolinea Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di laboratorio e infettivologiche, direttore della Microbiologia, Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs. “L’Italia è il primo Paese europeo per numero di morti per l’antibiotico-resistenza, un terzo dei quali prevenibili grazie un approccio proattivo all’individuazione e al trattamento mirato di agenti patogeni resistenti”.

Oggi, infatti, la sola prevenzione non basta più. “Siamo arrivati al punto che per contrastare l’avanzata dei cosiddetti ‘super-microbi’, batteri e funghi che hanno imparato a resistere a molti degli attuali trattamenti disponibili, abbiamo bisogno di ricorrere a strategie diagnostiche innovative ed all’avanguardia, che consentono di individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli” evidenzia Pierangelo Clerici (nella foto), presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli). Secondo “le nostre stime con questi nuovi test diagnostici si potranno ridurre i decessi di oltre il 30%”.

Il vantaggio non riguarda solo vite umane risparmiate, ma anche risorse economiche che il Servizio sanitario nazionale potrebbe investire diversamente per migliorare la sua risposta ai bisogni di salute. “La antibiotico-resistenza e le infezioni legate all’assistenza hanno un impatto enorme sul nostro sistema sanitario nazionale” spiega Gian Maria Rossolini (nella foto), docente di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università degli Studi di Firenze. “Si stima che ogni anno siano responsabili di 2,7 milioni di ricoveri per un costo diretto complessivo che ammonta a circa 2,4 miliardi di euro”.

“Quello dei dispositivi medici è un mondo altamente tecnologico con un tasso d’innovazione rapidissimo, di circa 3 anni” aggiunge Nicola Barni, presidente di Confindustria dispositivi medici. “Per questo la ricerca è la linfa vitale per lo sviluppo del nostro settore e per la nascita di tecnologie sempre più all’avanguardia per la tutela della salute delle persone. Bisogna sostenere tutte le aziende che in Italia vogliono fare ricerca, che generano Pil e che creano forza lavoro qualificata. Serve supporto per favorire e promuovere una politica industriale il più possibile dinamica e attrattiva per le imprese che operano nel nostro Paese”.

Quello degli esperti non è un invito a eseguite test diagnostici innovativi ‘a tappeto’. Le parole d’ordine devono essere appropriatezza e competenza. E soprattutto ricerca. Il problema, infatti, non è che in Italia vengono effettuati pochi test su agenti patogeni, tutt’altro. “In Italia forse se ne fanno anche troppi” sottolinea Clerici “e in circa il 50% dei casi in modo inappropriato, quando invece sarebbe necessario una gestione dell’infezione più ‘ragionata e tradizionale’”.

“Altra problematica è la carenza di personale qualificato” aggiunge Clerici. “Nonostante le nuove tecnologie abbiano automatizzato le analisi sul campione biologico, servono competenze microbiologiche per interpretarle. Serve dunque personale qualificato e questo è un problema importante, in quanto l’accelerazione tecnologica è più rapida della formazione dei professionisti”.

Inoltre, serve uno sforzo maggiore per la ricerca e lo sviluppo di strumenti diagnostici ancora più sofisticati e di trattamenti più efficaci. “Se le cose non cambieranno” conclude Rossolini “l’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico-resistenza stima che nel 2050 in Italia potrebbero esserci fino a 450mila morti per infezioni”.

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