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mercoledì 15 Gennaio 2025
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Aiom: “Cancro, in Italia 14 mesi per accedere alle terapie innovative, Aifa deve fare meglio”

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Roma, 6 giugno – La lunga e dura lotta contro il cancro fa importanti progressi, anche nel nostro Paese, dove però persistono problemi su importanti aspetti organizzativi, a partire dai tempi troppo lunghi per l’accesso all’innovazione, che debbono assolutamente essere affrontati e risolti. A sostenerlo, nella conferenza stampa ufficiale organizzata dalla società scientifica a Chicago, al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), è stato Francesco Perrone (nella foto), presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).

Perrone ha fatto espresso riferimento all’Aifa: “Siamo pronti a collaborare con l’Agenzia italiana del farmaco  per definire nuovi modelli per l’accesso precoce, subito dopo l’approvazione europea dell’Ema a terapie davvero innovative in termini di miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita” ha detto l’esperto. “Sono quei trattamenti che la Fda, l’ente regolatorio americano, definisce ‘breakthrough’ e che rappresentano un importante valore aggiunto rispetto alle alternative terapeutiche disponibili”.

“In Italia diverse disposizioni regolano l’accesso precoce a farmaci già approvati dall’ente regolatorio europeo, prima del rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale” precisa Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom (nella foto a destra). “Ma vanno integrate con norme che consentano di rendere disponibili le terapie innovative in termini molti più brevi rispetto agli attuali, al massimo entro tre mesi dall’approvazione europea. L’accesso immediato alle cure deve rientrare in una strategia unitaria contro il cancro che includa la diminuzione dell’incidenza e della mortalità, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e l’istituzione delle reti oncologiche regionali”.

Un’altra parola d’ordine per progredire sempre di più nella cura del cancro è multidisciplinarietà. “Il confronto fra diverse competenze” sottolinea Di Maio “consente la scelta delle migliori terapie per il paziente e di gestire tecnologie innovative come la biopsia liquida, un test sul sangue che permette di analizzare alcune caratteristiche delle cellule tumorali, ad esempio la presenza di mutazioni nel loro Dna”.

“Ad oggi  gli utilizzi della biopsia liquida, validati in pratica clinica, sono ancora limitati” afferma ancora il presidente eletto dell’Aiom. “Il primo impiego ha riguardato il tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato, per la valutazione dello stato mutazionale del gene Egfr, quindi come fattore predittivo di risposta alle terapie mirate, ma è prevedibile un aumento nel prossimo futuro” conclude Di Maio, precisando che  “le applicazioni cliniche emergenti di questa procedura riguardano soprattutto i tumori del colon-retto, della mammella, della prostata e il melanoma nella forma avanzata”.

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