Roma, 6 giugno – Sarà un andamento necessariamente più lento, quello delle nuove misure sulla farmacia dei servizi che erano state inserite nel turbo-decreto contro le liste d’attesa del ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto), il provvedimento con carattere d’urgenza pensato per contrastare la piaga delle visite, analisi e prestazioni che bisogna aspettare mesi se non anni, autentica vergogna della sanità nazionale.
Le disposizioni sulle farmacie – in buona parte difficilmente giustificabili come utili a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo perseguito da Schillaci – escono infatti tout de suite dal testo del decreto per traslocare in un ddl che, ancorché nominalmente nuovo di pacca, è in realtà la copia conforme del “vecchio” disegno di legge Semplificazioni licenziato lo scorso 26 marzo dall’esecutivo e al momento (anche lui…) in lista d’attesa nel congestionato traffico di provvedimenti che si ingolfa il Parlamento.
“Questa norma di qua devi metterla là“, insomma, per parafrasare una vecchia canzonetta- tormentone: a deciderlo è stato lo stesso Consiglio dei ministri nella sua ultima seduta, dopo aver vagliato il decreto del titolare della Salute, peraltro già abbondantemente venduto nelle scorse settimane su ogni piazza mediatica come prova provata che questo Governo contro lo scandalo delle attese senza fine di una visita o una prestazione da parte dei poveri pazienti, fa davvero sul serio, al contrario di quelli che lo hanno preceduto.
La decisione dell’esecutivo ha molti e diversi motivi; economico-finanziari, in primo luogo (non tutte le disposizioni sembravano disporre delle necessarie coperture); di natura formale-istituzionale, non essendo del tutto in linea con la norma che consente al Governo di adottare provvedimenti provvisori con forza di legge solo in casi straordinari di necessità e urgenza (non tutte le misure del decreto Schillaci in versione originaria soddisfano il requisito), e infine di opportunità politico-elettorale: registrata l’intensa attività di “interdizione” contro alcune misure (comprese quelle concernenti le farmacie) esercitata da molti e diversi soggetti, come ad esempio i medici, si è probabilmente pensato bene di non correre il rischio di insistere su misure potenzialmente in grado di alienare il consenso di porzioni importanti di elettorato.
Così è finita che il Governo ha notevolmente ridimensionato l’originario decreto Schillaci, approvando un testo molto più contenuto, che in buona sostanza contiene solo le norme che sembrano in grado di centrare l’obiettivo di governare meglio, agendo con urgenza, l’erogazione delle prestazioni del Ssn. Misure che sono state ampiamente illustrate dallo stesso Governo nel comunicato stampa ufficiale diramato subito dopo la seduta di Consiglio, al quale rimandiamo, limitandoci qui a richiamarne soltanto i contenuti principali.
Il decreto istituisce la Piattaforma nazionale delle liste d’attesa, che sarà a tutti gli effetti lo strumento di gestione della corretta erogazione delle prestazioni, sia in regime di Ssn sia per le strutture private accreditate, con tutta una serie di regole, controlli e divieti. In materia di controllo e monitoraggio, viene istituito l’organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, alle dirette dipendenze del ministro della Salute, che svolgerà verifiche sul rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza delle aziende sanitarie locali e ospedaliere e degli erogatori privati accreditati nella erogazione dei servizi e delle prestazioni.
Le norme riferite alla farmacia dei servizi già contenute nel ddl Semplificazioni, invece, finiranno come già detto nel disegno di legge che seguirà il percorso legislativo ordinario (inevitabilmente più lungo). Le misure sono quelle conosciute, come l’introduzione per le farmacie della possibilità di somministrare ai maggiori di 12 anni tutti i vaccini (previa formazione del farmacista), non più solo quello contro il Covid e quella di offrire maggiori servizi in un’ottica di medicina di prossimità: dalla telemedicina alla possibilità di scegliere il proprio medico curante e il pediatra di libera scelta tra quelli convenzionati con il servizio sanitario regionale, passando per l’erogazione di test per l’antibiotico-resistenza. Ma c’è anche l’adozione di una nuova insegna (accanto alla tradizionale croce verde comparirà la scritta “Farmacia dei servizi”), la dispensazione per conto dei farmaci e dei dispositivi medici necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale, l’eliminazione del requisito dell’autocontrollo per le prestazioni analitiche di prima istanza effettuabili in farmacia e disposizioni sull’uso di locali distaccati per i servizi (anche “consorziandosi” con altre farmacie).