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venerdì 4 Ottobre 2024
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Risanamento Farmacap, parla la Rsa: “Situazione difficile, che futuro potrà venirne?”

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Roma, 6 giugno – Dopo la sortita del presidente del CdA Enrico Cellentani, che lunedì scorso ha voluto replicare sul nostro giornale alle “inesattezze” contenute nei rilievi critici mossi qualche giorno prima da Ugl Farmacie contro i vertici gestionali di Farmacap,  a intervenire sulla situazione delle farmacie comunali di Roma è la Rsa, la sigla che riunisce Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Ui e rappresenta la realtà sindacale più rilevante dell’azienda speciale capitolina.

Che non si allinea alla visione “serena” prospettata da Cellentani, massimo rappresentante della dirigenza aziendale, il quale, “a fronte di un Piano di risanamento approvato e finanziato nel 2022, può rappresentare pubblicamente che Farmacap c’è, che funziona, e che in qualche modo, ha pure ampliato i servizi”, anche se – scrive la Rsa – “la realtà purtroppo è ben diversa”, con la sola eccezione dell’offerta dei servizi sociali, in convenzione con il V Dipartimento – Politiche Sociali e della Salute, che in effetti è stata realmente ampliata, peraltro non senza conseguenze, come attestano “colleghe e colleghi farmacisti che continuano a rassegnare dimissioni, costretti a sostenere i turni e condizioni di lavoro di grande disagio, lavorando spesso da soli, in una situazione che non sembra lasciare spazio ad alternative”.
Anche i rappresentanti del maggior sindacato aziendale accendono un riflettore sui dati di bilancio, non ancora pubblicati, che – scrive la Rsa in una nota – “sembrano non promettere nulla di confortante, con un dato ‘maggiormente negativo’ di 500-600.000 euro, rispetto alle previsioni ‘comunque negative’, in base alle dichiarazioni verbali della stessa Azienda, che intanto ha indetto un bando pubblico, con scadenza a giugno 2024, per la scelta del nuovo direttore generale”.
Evidenziato in premessa che i conti 2023 comunque saranno deludenti (anche se ancora non sono stati resi noti dati certi), la Rsa si occupa di quella che è poi la sostanza e la ragione stessa dell’attività sindacale: le condizioni dei lavoratori. E qui la nota della sigla di rappresentanza diventa un corposo cahier de doleances, a partire dal fatto che le farmaciste e i farmacisti  della farmacie comunali capitoline “lavorano di sabato, di domenica e nei festivi, con turni, sia a orario continuato, che spezzato (fin qui tutto previsto dal Ccnl);
con ferie vincolate alla chiusura estiva della farmacia e alle esigenze aziendali (riuscire a mantenere le farmacie aperte, senza personale a sufficienza), ma senza nessun regolamento scritto, e con la pretesa di dare ‘solo indicazioni verbali’, nemmeno a seguito di esplicite richieste da parte delle organizzazioni sindacali; di conseguenza con un atteggiamento iniquo rispetto alla fruizione delle ferie, tra i farmacisti e i lavoratori degli altri settori. Paradossalmente, in una tale situazione, numerose farmacie verranno mantenute aperte ininterrottamente, senza periodi di chiusura, aggravando inevitabilmente una situazione già ingestibile“.
Un quadro preoccupante, reso ancora più fosco da altre forti criticità: farmaciste e farmacisti sono infatti anche costretti di continuo “a spostamenti tra una farmacia e un’altra, per sopperire alla carenza cronica di farmacisti (molto spesso per garantire l’apertura stessa della farmacia); anche in questo caso in assenza di qualsiasi regolamento e accordo tra le parti”,  come pure è previsto dal Ccnl.
Nel frattempo, osservano i sindacalisti della Rsa, “nessuna delle selezioni pubbliche per assumere laureati in farmacia (due mediamente per ogni selezione)  ha dato esito positivo, con candidati idonei che hanno rinunciato al posto di lavoro, o che hanno rassegnato dimissioni subito dopo, proprio a causa delle condizioni imposte, molto sfavorevoli. Gli idonei dell’ultima selezione, anche a fronte delle ferie estive, al momento non vengono assunti”.
La carenza (anche per fuga) di personale laureato è probabilmente una delle cause che ha indotto l’azienda a orientarsi verso l’assunzione di una nuova figura professionale senza laurea in farmacia, “gli addetti alla vendita, a seguito del pessimi risultati ottenuti con le selezioni per farmacisti.” Una decisione che la Rsa non perde nemmeno tempo a commentare e che in ogni caso, nei termini prospettati, non può che essere stigmatizzata: la figura professionale del farmacista non può essere vicariata da chi farmacista non è.
La Rsa conclude la sua nota mettendo in fila quelle che suonano come ulteriori inadempienze dell’azienda nei confronti del personale che vi lavora: Farmacap ha siglato per la prima volta un accordo con le sigle sindacali per il riconoscimento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, al quale però non c’è stato alcuno sviluppo concreto. Allo stesso modo, l’azienda ha aperto da mesi, sempre con i sindacati,  un tavolo di discussione per la definizione di un contratto integrativo, ma anche questo è rimasto  “in stallo”.
Quanto appena elencato, spiega la Rsa,  “rappresenta una situazione molto complessa e critica da gestire, nella quotidianità. Ma risulta ancora più preoccupante, se cerchiamo di ragionare sul futuro di Farmacap”.
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