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lunedì 17 Febbraio 2025
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Conasfa: “Se si vuole la farmacia dei servizi, bisogna trattare meglio i farmacisti”

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Roma, 7 giugno – I nuovi servizi della farmacia, quelli già arrivati e quelli che arriveranno,  non possono che essere salutati con favore, perché inevitabilmente rafforzano la centralità di un presidio sanitario che – nonostante la sua diffusione capillare e il forte radicamento nel territorio, frutto di un consolidato rapporto fiduciario con le comunità – in passato non ha probabilmente ricevuto né l’attenzione né la considerazione che invece merita.

Il vento, però, sembra essere definitivamente girato e – dopo la lezione di Covid sulla necessità vitale di potenziare la sanità di prossimità e la straordinaria prova di sé che farmacie e farmacisti hanno dato nei giorni drammatici dell’emergenza pandemica – oggi sono gli stessi politici fino a ieri un po’ sordi e disattenti a guardare le farmacie di comunità con occhi e disponibilità ben diversi, cogliendo finalmente il loro potenziale, senza alcun dubbio di grande rilievo nella prospettiva di implementare e migliorare con concretezza e in modo sostenibile la sanità territoriale.
Il percorso di evoluzione, con la ‘farmacia dei servizi’ e la sua sperimentazione, sta in effetti procedendo e, con esso, la farmacia vede rafforzarsi giorno dopo giorno la sua nuova identità di punto di riferimento sanitario di prossimità, realtà che ovviamente di orgoglio i farmacisti, che finalmente vedono emergere quel ruolo sanitario che giustamente aspirano a vedere riconosciuto a tutti i livelli, non appena sarà definitivamente completata la transizione in corso per trasformare le farmacie in piccoli ma efficienti e funzionali  hub sanitari sul territorio, in grado di fornire ai cittadini (senza farli impazzire in giri e rimbalzi forsennati come quelli di una pallina di flipper tra strutture, ambulatori, Asl, ospedali e quant’altro) una gamma e una varietà di prestazioni e i servizi sufficienti a soddisfare le principali esigenze di salute.

Ma attenzione: se la farmacia, alla fine della fiera, sarà un avamposto di salute sul territorio dove si potranno effettuare – garantendo anche un più attento controllo della spesa sanitaria – una moltitudine di esami, sia nell’ottica della prevenzione sia nel monitoraggio del paziente cronico, assicurando prestazioni come le vaccinazioni o controlli vitali grazie alla telemedicina, il farmacista che vi lavora (che dovrà necessariamente affrontare percorsi formativi per acquisire più competenze, conoscenze e preparazione) sarà a tutti gli effetti, molto di più di quanto già non sia oggi,  un professionista della salute che – in quanto tale – non potrà che essere inquadrato in un ruolo sanitario.

Proprio questo è il ragionamento che Conasfa, l’Associazione professionale a carattere nazionale dei farmacisti collaboratori presieduta da Angela Noferi (nella foto), ha voluto proporre sul suo sito, allo scopo esclusivo di sottolineare che “in questo momento storico, dove una nuova idea di farmacia sta per essere forgiata, non dobbiamo però dimenticarci della risorsa più preziosa: il capitale umano”.

E non dimenticarsene significa in primo luogo ricordare che, a breve, si ripresenterà una scadenza importante, quella del rinnovo del Ccnl dei farmacisti dipendenti, con l’avvio dei tavoli di contrattazione. “Riteniamo oltremodo importante, se non fondamentale, sottolineare che tutti questi servizi e tutte queste mansioni, che già molti farmacisti collaboratori stanno realizzando, dovranno trovare largo spazio nei nuovi contratti” scrive al riguardo Conasfa “e che questi nuovi compiti dovranno essere riconosciuti economicamente e con le tutele adeguate per istituzionalizzare il ruolo sanitario del farmacista”.

Nell’ottica di offrire servizi di alta qualità, “dovrà essere creata la figura di un nuovo farmacista, in linea con i nuovi compiti a lui assegnati” scrive Conasfa, ribadendo che “tutto questo dovrà essere accompagnato da un adeguato riconoscimento economico e un’attenta analisi alle tutele, che dovranno essere in linea con il nuovo ruolo di sanitario”.

Se così non sarò, il rischio è quello di “lanciare ancora una volta ‘senza rete’ i farmacisti, facendogli svolgere importanti mansioni per la sanità pubblica senza nessun riconoscimento, con il rischio di incrementare il carico di lavoro di molti colleghi, già molto incalzante, senza alcuna gratificazione. Tale circostanza potrebbe acuire ancora di più il fenomeno dell’abbandono professionale. Infatti il momento storico che stiamo vivendo è molto particolare: la carenza dei farmacisti è sempre più evidente, sia per la difficoltà a raggiungere un corretto balance tra lavoro e spazi di vita,  sia per tutta una serie di altri fattori che proprio Conasfa ha cercato di elencare in maniera esaustiva durante il tavolo sulle carenze di farmacisti”.

La conclusione di Conasfa è una richiesta perfettamente consequenziale: “Chiediamo a tutte le istituzioni che stanno lavorando per la fattiva realizzazione della ‘farmacia dei servizi’ di tenere assolutamente in considerazione il nuovo ruolo che il farmacista dovrà ricoprire nella sua quotidianità e che, le farmacie vengano adeguatamente strutturate per l’erogazione degli stessi. Chiediamo, anche, un importante riconoscimento a livello contrattuale, per una reale valorizzazione professionale”. In sintesi: se – come a parole riconoscono tutti –  la vera e non vicariabile ricchezza delle farmacie sono le risorse umane che al suo interno garantiscono l’erogazione di prestazioni e servizi  di alti livello e contenuto professionale, quelle risorse vanno debitamente riconosciute e remunerate, non solo economicamente, ma anche creando le condizioni affinché possano conciliare l’attività professionale con condizioni e spazi di vita “vivibile”.
Conasfa conclude affermando di confidare “nella lungimiranza e nelle capacità di discernimento” di tutti affinché le maggiori risorse che è lecito presumere si accompagneranno alla crescita della farmacia “vengano ripartite in maniera adeguata”, pensando anche alla “concreta valorizzazione dei collaboratori, pilastri portanti delle farmacie stesse, fondamentali per il rilancio della nuova farmacia e per offrire servizi sanitari di alta qualità”.

Questa, per Conasfa – che si rende ovviamente disponibile a collaborare con tutti i soggetti, a partire dalle istituzioni, che vogliano affrontare e risolvere questa fondamentale questione – è la strada maestra, se si vuole davvero dare un futuro solido alla farmacia e alla professione farmaceutica che la rende possibile. Tutto il resto, compresa la proposta di introdurre nuove figure a più bassa qualificazione, sono scorciatoie destabilizzanti, che appaiono più il frutto di calcoli e ragionamenti di impronta mercantile e gestionale che non di riflessioni che partono dal profilo professionale. E, come ricorda un famoso aforisma, ci sono molte scorciatoie per il fallimento, ma non ci sono scorciatoie per il successo.

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