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martedì 10 Dicembre 2024
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Insufficienza renale acuta, studio italiano individua terapia in grado di prevenirla

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Roma, 14 giugno – Per la prima volta al mondo una terapia farmacologica dimostra di funzionare nel prevenire l’insufficienza renale acuta (Ira, in acronimo) che può insorgere nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico e può evolvere in malattia renale cronica. Una somministrazione endovenosa di amminoacidi si è infatti rivelata efficace nel prevenirne la comparsa in seguito a intervento chirurgico con bypass cardiopolmonare, come ha dimostrato uno studio internazionale condotto dai medici e ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele e pubblicato sul New England Journal of Medicine. La ricerca apre la strada a nuovi utilizzi degli amminoacidi, promettendo un aggiornamento delle linee guida e una rivoluzione in ambito clinico. I risultati sono stati presentati in questi giorni al Critical Care Reviews Meeting 2024, la conferenza scientifica che mette in evidenza i migliori studi clinici in terapia intensiva al mondo, che si chiude oggi a Belfast dopo tre giorni di lavori. A illustrarla è stato uno dei due coordinatori dello studio,  Giovanni Landoni, direttore del Centro di ricerca Anestesia e Rianimazione dell’Irccs  Ospedale San Raffaele, insieme alla collega Martina Baiardo Redaelli (nella foto).

L’altro coordinatore dello studio – finanziato grazie alla vittoria di un Grant del ministero della Salute italiano – è Alberto Zangrillo, primario dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione generale, Cardio-Toraco-Vascolare e dell’Area unica di Terapia intensiva Cardiologica e Cardiochirurgica dello stesso Ospedale San Raffaele. Al lavoro hanno collaborato  diversi ricercatori e centri italiani e internazionali, tra i quali, in particolare, Rinaldo Bellomo (nella foto), professore di Terapia intensiva dell’Università di Melbourne.

Sono oltre 300 milioni gli interventi chirurgici eseguiti ogni anno nel mondo, di cui un milione con l’ausilio di un bypass cardiopolmonare, spiegano i ricercatori che hanno condotto lo studio. Il corpo e gli organi dei pazienti operati sono sottoposti a uno stress acuto e diverse ricerche indicano che a risentire di questo stress operatorio sono soprattutto i reni, perché ‘sotto i ferri’ si riduce la perfusione renale e aumenta il rischio di insufficienza renale acuta. L’Ira è presente nel 10-15% di tutti i pazienti ospedalizzati a livello globale (circa mezzo miliardo all’anno) e nella metà dei ricoverati in terapia intensiva. Secondo uno studio il tasso di mortalità a 90 giorni nei pazienti critici con Ira può arrivare al 30-40%​​, il che la rende più mortale rispetto all’infarto del miocardio. Il lavoro appena pubblicato sul Nejm dimostra per la prima volta l’efficacia della somministrazione endovenosa di amminoacidi per prevenire la comparsa di Ira in seguito a intervento chirurgico con bypass cardiopolmonare.

Lo studio ha coinvolto 3.511 pazienti di 22 centri in Paesi tra i quali Italia, Croazia e Singapore. I ricercatori – illustra una nota – hanno somministrato per via endovenosa la terapia di aminoacidi a un primo gruppo di 1.759 pazienti adulti che venivano sottoposti a intervento di chirurgia cardiaca con bypass cardiopolmonare e nei 3 giorni successivi l’intervento; ai restanti 1.752 è statosomministrato un placebo. L’insufficienza renale acuta si è verificata in 474 pazienti del gruppo che ha ricevuto il farmaco (26,9%) e in 555 pazienti del gruppo placebo (31,7%). Nel gruppo trattato si è registrata una riduzione del 5% della probabilità di Ira.

“Abbiamo visto che, somministrando una soluzione di amminoacidi per via endovenosa dal momento immediatamente precedente all’operazione fino a 3 giorni post-intervento, il rene è in grado di mantenere una buona perfusione ottimizzando l’ossigenazione renale e la filtrazione glomerulare, diminuendo quindi di molto la probabilità che insorga un’Ira” afferma Landoni . “Dopo decenni in cui gli studi sugli aminoacidi si sono basati principalmente sul loro effetto nutrizionale oppure di innalzamento della temperatura corporea”, evidenziano gli autori, questo lavoro apre la strada a “nuovi utilizzi promettendo un aggiornamento delle linee guida e una rivoluzione in ambito clinico”.

“I dati che abbiamo raccolto con questo studio confermano che la terapia con gli aminoacidi è in grado di prevenire l’insufficienza renale acuta” commenta Zangrillo (nella foto).  “Da oggi potremo studiare e forse applicare questi risultati non solo agli interventi chirurgici effettuati con bypass, ma anche a chi soffre di insufficienza cardiaca, a chi si sottopone a trapianto di rene, a chi ha un’insufficienza renale in corso, a pazienti settici e potrà essere usata anche per ridurre i danni da mezzi di contrasto”.

“Siamo fiduciosi che il nostro contributo possa fare la differenza nel mondo della medicina” conclude Bellomo. “È la prima volta nella storia che proteggiamo il rene pre e post-intervento con un farmaco e questo cambio di paradigma potrebbe migliorare l’outcome di milioni di pazienti ogni anno”.

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