Roma, 24 giugno – “Il periodo che sta attraversando la distribuzione intermedia è senza dubbio uno dei più difficili degli ultimi decenni per la stretta concomitanza di diversi fattori che rischiano di spezzare l’anello più debole della filiera del farmaco, anche se poi è quello che permette la maggior parte delle attività offerte ai cittadini dalla rete delle farmacie sull’intero territorio nazionale“.
Così Antonello Mirone (nella foto), presidente di Federfarma Servizi, nella sua relazione all’assemblea annuale della sigla dei distributori farmaceutici che riunisce 19 aziende con 57 magazzini operanti su tutto il territorio nazionale, tenutasi a Roma il 20 giugno, ha sintetizzato la difficile congiuntura attraversata dalla distribuzione intermedia del farmaco, vaso di coccio tra vasi di ferro in un sistema che fa evidentemente fatica a comprendere che ogni singola componente delle centinaia che lo compongono, così come avviene nell’ingranaggio di un orologio, è assolutamente indispensabile: “Se un elemento è in difficoltà o si blocca, il meccanismo non funziona a dovere”.
A fare le spese di una situazione di evidente squilibrio, più di altri, è proprio il segmento della distribuzione intermedia, “che porta farmaci, parafarmaci e dispositivi medici in farmacia, sotto casa delle persone. Ma anche vaccini e test diagnostici per migliaia di referenze“.
Mirone ha illustrato le criticità del settore facendo parlare i numeri “macinati” dalle aziende associate, che distribuiscono 610 milioni di confezioni di farmaci e 205 milioni tra parafarmaci e dispositivi, per un totale di 15 milioni di consegne e 150 milioni di chilometri percorsi. “Il che significa più di 41mila consegne al giorno, tutti i giorni” ha voluto sottolineare Mirone. Un’attività imponente, alla quale va aggiunta la fatica quotidiana (meno visibile perché sotterranea) svolta da Federfarma Servizi, soggetto strategico che “non si limita alla logistica e alla distribuzione ma prevede il coordinamento delle attività e la partecipazione a tavoli istituiti dal ministero della Salute”, evidenzia Mirone, citando esempi probanti come il tavolo tecnico di lavoro istituito dal ministero della Saluteasul tema dell’approvvigionamento dei farmaci, quello sulla tracciabilità europea con il sistema nazionale di verifica del farmaco, quello sulla vendita online e infine quello sulle indisponibilità dei farmaci.
Le concause della crisi sono ben conosciute e spaziano dall’impennata dei costi organizzativi, in particolare di quelli legati al trasporto, delle utenze, delle materie prime e del personale fino ai maggiori oneri finanziari connessi al ricorso al credito: un mix dagli effetti diabolici che “sta mettendo a dura prova le capacità gestionali di coloro che sono chiamati ad amministrare le nostre aziende“, ammette Mirone, che al riguardo stigmatizza “il silenzio assordante da parte degli attori del nostro comparto, che sembrano non rendersi conto che senza la distribuzione intermedia la grande trasformazione che sta vivendo la sanità territoriale e in particolare l’evoluzione che sta vivendo la farmacia italiana non è possibile“.
Il presidente di Federfarma Servizi sottolinea anche con estremo rammarico come agli apprezzamenti, ai tanti ringraziamenti e ai riconoscimenti tributati al ruolo svolto dalla distribuzione intermedia del farmaco (snodo essenziale della filiera del farmaco che qualcuno ha scoperto in tutta la sua decisiva, indispensabile importanza soltanto in occasione dell’emergenza epidemica, in colpevole ritardo) non siano poi seguenti comportamenti coerenti e conseguenti né da parte del decisore politico, né da parte degli altri protagonisti del settore. Proprio l’atteggiamento di questi ultimi è la scaturigine del rammarico più profondo: gli altri attori della filiera del farmaco, infatti, sono coloro che dovrebbero maggiormente avere a cuore le sorti della distribuzione intermedia, partner essenziale per lo sviluppo delle nuove strategie: “Dovremmo collaborare e giungere a soluzioni soluzioni condivise, compatibili con l’urgenza del momento, che portino alla definitiva stabilizzazione dell’intera filiera”. Il sottotesto, sembra di capire, è che non solidarizzare con la distribuzione intermedia è un po’ come segare il ramo sopra il quale si sta seduti: scelta che, notoriamente, produce sempre e comunque esiti disastrosi.