Roma, 25 giugno – Il decreto varato dal governo a inizio giugno con misure urgenti per far fronte al problema delle liste d’attesa “non affronta quello che rimane uno dei principali problemi, sul quale stiamo lavorando da tempo, ovvero la inappropriatezza prescrittiva”.
A dirlo non è stato l’esperto di turno o il solito opinionista in servizio permanente effettivo, ma proprio il principale artefice di quel provvedimento del quale viene di fatto evidenziato un vulnus, il ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto), intervenuto ieri alla XXIII edizione di Salute Direzione Nord, promossa dalla Fondazione Stelline e organizzata da Inrete, dedicata quest’anno al tema La ricerca è la vera sostenibilità, svoltasi ieri a Milano a Palazzo Lombardia.
Schillaci ha però subito aggiunto che a breve verranno date risposte “anche su questo, perché abbiamo stimato che oggi una percentuale di prestazioni superiore al 20%, forse il 30%, sono inappropriate. Solo razionalizzando i processi, capendo ciò che manca, avendo il Cup unico, lavorando sul richiamare le persone per evitare le mancate disdette e andando a combattere l’inappropriatezza prescrittiva riusciremo davvero a ridurre l’impatto delle liste d’attesa”.
Al riguardo, il ministro ha fatto riferimento anche alle responsabilità dirette dei cittadini, in particolare quelli che prenotano un esame e poi non si presentano ad eseguirlo, affermando che “deve passare la cattiva abitudine di prenotare la stessa prestazione in più di un struttura. Le mancate disdette impattano per il 20% su totale prestazioni”.