Roma, 8 luglio – A inizio 2024 il numero dei farmaci in sviluppo nel mondo ha raggiunto un record storico, toccando quota 23.000, con investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese farmaceutiche di oltre 1.700 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2028. La lotta sul mercato globale è feroce e se gli USA consolidano il primo posto nel lancio di nuovi farmaci, la Cina ha ormai superato di slancio la Ue, retrocessa nel 2023 al terzo posto.
A fornire i dati è stato Marcello Cattani (nella foto), nel corso dell’assemblea della sigla delle aziende del farmaco tenutasi a Roma all’Auditorium della Conciliazione lo scorso 4 luglio. “Ma la competizione globale corre sempre di più. Ecco perché essere veloci, attrarre investimenti e offrire innovazione deve diventare il must delle politiche dell’Unione europea e dell’Italia” ha detto il presidente degli industriali (confermato nella carica per un nuovo biennio), commentando i dati davvero straordinari. “Non possiamo avere una realtà a due velocità: un mondo che cambia rapidissimamente e assetti decisionali e regolatori fermi a vent’anni fa. Serve voltare pagina per tenere il passo di altri Paesi in un contesto globale sempre più complesso. In Italia è indispensabile una governance farmaceutica davvero moderna, con regole nuove, chiare, adatte alla rapidità dell’innovazione, superando il sistema del ‘payback’, tassa iniqua e aggiuntiva che grava sulle aziende per quasi 2 miliardi nel 2024”.
Le riforme, a giudizio di Cattani, devono essere accompagnate da “una semplificazione per la ricerca clinica e a regole per consentire l’uso del dato clinico per necessità di ricerca, nel rispetto della privacy. Fondamentale – avverte il presidente di Farmindustria – è anche ridurre i tempi di accesso all’innovazione per i cittadini, ancora troppo lunghi (14 mesi a livello nazionale, ulteriormente aggravati da quelli a livello regionale), con evidenti differenze sul territorio, che generano disuguaglianza e disomogeneità”.
Secondo Cattani, “occorre riconoscere il valore dell’innovazione e rivalorizzare alcuni farmaci di grande diffusione e a basso costo, per garantire così la sostenibilità industriale messa in difficoltà a causa di un aumento strutturale dei costi. Con un finanziamento basato sulle reali esigenze di salute”.
“Su Europa e Italia molto positiva è l’azione del Governo che ha dimostrato di credere nell’innovazione” ha poi aggiunto il presidente della sigla delle aziende farmaceutiche. “Bisogna proseguire nel dialogo tra istituzioni e industria collaborando nell’ottica di una visione condivisa dell’interesse nazionale. Perché solo insieme è possibile vincere in Europa e nel mondo”.
Cattani è poi tornato sulla velocità sempre crescente della competizione globale, che impone di essere veloci: “Attrarre investimenti e offrire innovazione deve diventare il must delle politiche dell’Unione europea e dell’Italia” ha detto il presidente di Farmindustria. “Ora è il momento di accelerare con determinazione, giocando su due tavoli. In Europa per ricominciare a porre al centro il tema della competitività, dell’attrattività per gli investimenti, dell’autonomia strategica e delle catene di approvvigionamento. Bisogna poi avere il coraggio di rivedere completamente la proposta di revisione della legislazione farmaceutica che indebolisce la proprietà intellettuale. Proprio mentre Usa, Cina, Singapore, Emirati Arabi, Arabia Saudita mettono in campo politiche per rafforzare la propria struttura industriale”.
“Basti pensare che il gap di investimenti in ricerca e sviluppo tra Ue e Usa è passato in 20 anni da 2 miliardi di dollari a 25” sottolinea il presidente di Farmindustria, aggiungendo altri dati per fornire una plastica dimostrazione di come la nostra parte di mondo, pur avanzatissima, stia perdendo terreno sul mercato globale: “Con il 60% dei nuovi lanci di medicinali che avviene negli Usa, mentre in Ue è meno del 30%. Secondo recenti dati Efpia, la Cina nel 2023 ha superato l’Europa come area di origine di nuovi farmaci: su 90 molecole a livello globale, 28 arrivano dagli Usa, 25 dalla Cina, 17 dall’Ue. Cina che in ricerca e sviluppo cresce a ritmi tre volte superiori a quelli del nostro continente”.
Numeri che fanno ovviamente scattare l’allarme: “Non bisogna perdere ulteriore terreno con scelte sbagliate che penalizzano l’attrattività e ci espongono a dipendenze strategiche” afferma infatti Cattani. “Si consideri che già oggi il 74% dei principi attivi di uso più consolidato dipende da produzioni in Cina o in India, così come il 60% dell’alluminio, materia prima fondamentale per le nostre imprese”.
Recuperare competitività. dunque, “significa cambiare in fretta la rotta e la prospettiva: la salute deve diventare prioritaria ed essere considerata un investimento che genera anche risparmi sociali ed economici evitando altri costi. E l’industria farmaceutica – conclude Cattani – deve essere percepita come un’alleata su cui contare perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini”.