Roma, 15 luglio – Mettere a terra pratiche virtuose è una scelta, un atto volitivo che non dipende da altri che dal soggetto che lo compie. Lo sa bene, evidentemente, Novartis Italia, che per portare l’equità di genere nell’ambito del lavoro (quello dove le donne sono in genere più penalizzate), non si è trincerata dietro le tipiche e usuratissime giustificazioni che servono solo a lasciare tutto come sta (da “bisogna prima che lo Stato faccia la sua parte” fino a “il peso della crisi economica non lo permette”) e si è data da fare. Il risultato? Misure per il gender equity che hanno rari corrispettivi nel mondo manifatturiero italiano, anche se qualche esempio per fortuna non manca.
A parlarne intervenendo a un appuntamento organizzato giovedì scorso da Adnkronos al Palazzo dell’Informazione, nella Giornata mondiale della popolazione, sul tema della cura delle persone, è sta Chiara Gnocchi (nella foto), responsabile Country Communication & Patient Engagement di Novartis Italia: «Sono donna, madre, manager e moglie quindi mi è molto caro il tema della gender equity. In Novartis, nel 2023 abbiamo azzerato il gender pay gap. Abbiamo lavorato alacremente ma ce l’abbiamo fatta. E mi sento di dire con orgoglio che Novartis Italia è un’azienda al femminile: 10 membri del leadership team su 13 sono donne. Oltre il 56% delle donne ricopre un ruolo manageriale e il 50% di chi lavora in Novartis è donna».
Gnocchi spiega che l’azienda ha riconosciuto «il congedo parentale facoltativo a tutti i genitori, quindi sia donne che uomini», con una retribuzione che supera largamente il 30% dalla legge per le donne, per arrivare quasi a triplicarlo. «Le donne nel congedo parentale facoltativo hanno l’80% di retribuzione» precisa la manager «e non ci siamo fermati qui: per i neopapà abbiamo applicato una politica che permette loro, se lo vorranno, di prendere le 20 settimane, quindi 5 mesi di congedo, retribuiti al 100% in caso di nascita di un figlio, rispetto ai 10 giorni che oggi consente la legge. Questo per me è veramente gender equity, che non è solo legato alle donne, ma è anche legato ai papà».
In numeri assoluti, «nel 2023, 44 mamme hanno fatto il congedo parentale obbligatoria e facoltativa, 23 papà hanno fatto la paternità obbligatoria e 17 anche quella facoltativa» elenca Gnocchi. Sono possibilità che permettono ai genitori di vivere un momento particolare e irripetibile dedicandosi alla famiglia, «con l’assicurazione che quando tornano a lavorare avranno la stessa condizione di prima», assicura Gnocchi.
Che conclude con un ultimo messaggio che riguarda l’indipendenza economica: «Le politiche che permettono alle donne di lavorare, valorizzando la propria diversità di essere donna, è un tema fondamentale” afferma Gnocchi. «Abbiamo la responsabilità, come aziende, di favorire politiche che permettono alle donne, ma anche agli uomini, di valorizzare la propria diversità e di permettere loro di avere un’indipendenza economica».