Roma, 23 luglio – Altri due casi di influenza aviaria fra i lavoratori di un allevamento di pollame in Colorado sono stati confermati dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi, nell’ambito di “una recente epidemia” che ha colpito “il pollame nell’allevamento con casi umani esposti al virus correlati a un abbattimento di uccelli”.
In relazione è questo evento è stata finora “confermata l’infezione da H5N1” in totale “in sei lavoratori di pollame. I lavoratori infetti hanno tutti manifestato sintomi lievi”. L’aggiornamento fornito dai Cdc americani arriva dopo gli esiti dei test sui nuovi casi umani segnalati. “Ai lavoratori esposti al virus sono stati offerti farmaci antivirali”, continua l’agenzia Usa.
Da aprile 2024, riepilogano i Cdc, “negli Stati Uniti sono stati segnalati 10 casi umani di infezione da influenza aviaria A(H5). Quattro di questi sono associati all’esposizione a mucche da latte malate e 6 all’esposizione a pollame infetto da H5N1”, contando anche “i due nuovi casi riguardavano lavoratori del settore avicolo con esposizione a pollame infetto durante le attività di spopolamento e smaltimento”.
Sulla base delle informazioni disponibili al momento, continua l’ente statunitense anche al fine di bloccare sul nascere inutili allarmismi, l’attuale valutazione del rischio per la popolazione generale Usa da influenza aviaria H5N1 “rimane bassa”.
Per quanto riguarda gli animali, il Dipartimento dell’agricoltura americano segnala che 157 allevamenti di mucche da latte in 13 Stati Usa hanno confermato casi nei bovini, numero che continua a crescere. Per quanto riguarda i volatili, da aprile 2024 sono stati inoltre rilevati casi di A(H5) in 34 allevamenti commerciali e 16 allevamenti da cortile, per un totale di 18,3 milioni di uccelli colpiti.
I Cdc hanno anche fornito dettagli sull’analisi della sequenza genetica (Rna) di uno dei lavoratori infetti dell’allevamento di pollame del Colorado a cui è stata diagnosticata l’infezione da H5N1. “I risultati sono rassicuranti” spiegano gli esperti statunitensi, mostrando che è strettamente correlato al primo caso umano scoperto nel Michigan e non presenta cambiamenti associati alla resistenza antivirale. “La sequenza completa è stata caricata su un database pubblico in modo che i ricercatori negli Stati Uniti e in tutto il mondo possano analizzarla”.