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martedì 14 Gennaio 2025
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Conasfa: “Farmacia, non servono figure nuove ma stipendi migliori e possibilità di carriera”

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Roma, 25 luglio – Tra le reazioni incontrovertibilmente negative seguite nelle scorse settimane alla proposta Assofarm di introdurre in farmacia la figura dell’assistente del farmacista, al fine di contrastare il problema della carenza di laureati in farmacia (proposta che la stessa sigla delle farmacie comunali, a fronte della dura reazione di larghi strati della professione, ha poi saggiamente deciso di lasciar cadere, almeno al momento), non è mancata quella di Conasfa, l’Associazione nazionale professionale dei farmacisti non titolari presieduta da Angela Noferi (nella foto).

Anche Conasfa ritiene che la proposta avanzata da Assofarm “andrebbe in direzione opposta a quella seguita dalla Fofi in questi anni, che mira a valorizzare il farmacista in primis come professionista del farmaco” e si dice convinta che “lintroduzione di nuovi servizi deve portare a un ampliamento delle competenze del farmacista, non può essere causa dell’abbandono dell’importante attività svolta sul farmaco a tutela della salute dei cittadini. La farmacia dei servizi può decollare solo se si garantirà un servizio di alta qualità. Questo significa formare i farmacisti, non introdurre figure meno qualificate”.

Chiarita la propria posizione sull’ipotesi assistente del farmacista (ipotesi, è il caso di ricordarlo, rispetto alla quale la stessa Assofarm ha deciso di soprassedere, anche per non alimentare polemiche e contrasti interni alla professione dei quali davvero non si avverte il bisogno), Conasfa ha colto l’occasione per indicare le giuste contrarie per contrastare efficacemente una delle criticità più insidiose per il futuro della professione farmaceutica, il drastico calo di iscritti ai corsi di laurea della facoltà di Farmacia e l’aumento dei farmacisti che abbandonano il lavoro in farmacia per dedicarsi ad altre attività: «Vanno introdotte possibilità di crescita professionale e di carriera» scrive Conasfa «vanno migliorate sensibilmente le condizioni retributive, bisogna andare incontro alla crescente domanda di flessibilità e conciliazione vita-lavoro, riconoscere il ruolo sanitario della professione, far svolgere l’aggiornamento durante gli orari di lavoro. Proposte da sempre fatte da Conasfa ma mai recepite. Risultato? La fuga dalla professione. Con politiche diverse la situazione sarebbe diversa».

Per Conasfa, però, c’è anche un problema di rappresentatività «all’interno degli organi apicali della professione», dove «la presenza di farmacisti non titolari spesso non corrisponde alla loro consistenza numerica».

L’auspicio di Conasfa è che «le varie componenti della professione si impegnino tutte assieme per superare l’attuale situazione senza cercare scorciatoie dannose per la professione stessa e per i cittadini».

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