Roma, 2 settembre – Il potenziamento dei servizi in farmacia, in linea con la prospettiva introdotta con la legge n. 69 del 18 giugno 2009 istitutiva della “farmacia dei servizi”, continua a essere al centro di aspre polemiche che, puntualmente, rimbalzano e vengono amplificate dalla stampa di informazione.
La questione, ieri, è finita sulla prima pagina di Domani, il quotidiano edito da Carlo De Benedetti e diretto da Emiliano Fittipaldi. Eloquenti i titoli: quello in prima pagina recita Gemmato e il regalo di Fdi alle farmacie, mentre a pagina 6 (interamente dedicata all’argomento) il titolo è Farmacie come ambulatori. Il regalo del “collega” Gemmato, reso ancora più velenoso da un occhiello che recita Tra business e salute e da un sommario ancora più tranchant: Nel ddl per la semplificazione di Zangrillo spunta la norma per potenziare i servizi con la deroga sui requisiti. La regia è del sottosegretario farmacista, fedelissimo di Meloni, con l’ex parlamentare forzista Mandelli.
Inevitabile che il risultato della titolazione (frutto del lavoro redazionale al desk del giornale) finisca per indurre una percezione a senso unico della vicenda, liquidandola di fatto come una faccenda di lobbismo e interessi e “padrinati” politici: una forzatura degli stessi contenuti dell’articolo, che pur senza dissimulare una valutazione negativa nei confronti delle norme approvate dal governo (con una forte critica, in particolare, al ruolo recitato nell’occasione dal sottosegretario Marcello Gemmato) e poi trasferite nel disegno di legge Semplificazione incardinato a Palazzo Madama, non manca comunque di registrare le posizioni e le spiegazioni di chi, come il presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto), porta avanti una battaglia ormai ventennale sulla necessità di ampliare i servizi delle farmacie territoriali, nel quadro di un necessario potenziamento (Covid insegna…) della sanità di prossimità.
Stefano Iannaccone ed Enrica Riera, autori dell’articolo, riportano correttamente le obiezioni di Mandelli alla tesi (respinta in radice dal presidente della Fofi) che la previsione dei nuovi servizi in farmacia, in particolare le analisi, rispondano a logiche lobbistiche: “Non c’è alcun interesse di parte, ma solo la volontà del governo, sulla scia di una legge del 2009, la numero 69 sulla Farmacia dei Servizi, di potenziare la medicina di prossimità” spiega Mandelli. “Si tratta di non vanificare la lezione più importante che ci portiamo in eredità dalla pandemia, quella di rafforzare la sanità del territorio: è lì che convergono i bisogni di salute dei cittadini ai quali il servizio sanitario deve rispondere in maniera efficace e immediata”. Da qui, chiarisce ancora il presidente della Fofi, la presa di posizione sul modello europeo: “Il rafforzamento dei servizi erogati dai farmacisti, soprattutto sul fronte della prevenzione, è già una realtà in Francia e in altri Paesi europei”.
Il giornale diretto da Fittipaldi è in ogni caso decisamente più prodigo di spazio e attenzioni nei confronti di chi contesta lo sviluppo di servizi e prestazioni sanitarie nelle farmacie di comunità, ospitando le ragioni – in particolare – della Uap (l’Unione nazionale ambulatori e poliambulatori), presieduta da MariaStella Giorlandino (il nostro giornale ne aveva già ampiamente riferito giovedì scorso in questo articolo), in particolare laddove viene evidenziato, in riferimento alle analisi, “il possibile abbassamento degli standard qualitativi”.
La Uap ritiene inoltre inaccettabile la situazione di forte sperequazione che le norme pro-farmacie contenute nel ddl Semplificazione produrrebbero a danno dei laboratori di analisi, che “oggi devono avere oltre 400 requisiti per essere aperti, tra norme relative al personale sanitario e ai locali appositamente adibito”, mentre “per le farmacie non sarebbe lo stesso”.
Le dichiarazioni del presidente dei medici Anelli
Ma l’aspetto forse più degno di nota dell’articolo sono le opinioni espresse sull’argomento dal presidente della Federazione ordinistica di medici, chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli (nella foto), che manifesta non poche perplessità: “Non posso dire io quali siano gli interessi in ballo relativamente alla questione ma di certo i vertici spingono” dichiara il presidente dei medici al quotidiano, aggiungendo che ci sono forze che vanno “verso il ruolo più ampio delle farmacie, che qualora dovessero erogare nuovi servizi dovrebbero essere messe nelle condizioni di avere gli stessi requisiti delle strutture che già realizzano quegli stessi servizi”.
Anche se, come prevede lo stesso articolo di Domani, “il percorso (in Senato, NdR) con l’approvazione in prima lettura difficilmente vedrà la luce entro l’anno” e dunque “i tempi della riforma non si annunciano brev”, è del tutto evidente che sulla questione è già in corso una battaglia che, facile prevederlo, sarà senza esclusione di colpi. In questo senso – considerata la rilevanza della professione che rappresenta – meritano particolare attenzione le dichiarazioni rilasciate a Domani da Anelli. Chesi è premurato preliminarmente di derubricare la questione tra quelle non urgenti né importanti: “La vera urgenza oggi non è pensare alle farmacie ma al fatto che nei nostri ospedali non ci siano medici. Sul nostro territorio mancano gli operatori sanitari: non solo camici bianchi ma anche infermieri, psicologi, fisioterapisti e via discorrendo. La priorità della nostra sanità è diversa, differente da quella prospettata”.
Dopo il suggerimento al governo (ché di questo si tratta…) di riconsiderare l’agenda delle priorità degli interventi sulla sanità, Anelli attacca su un altro fronte, quello delle risorse, chiedendo quali possano essere le conseguenze di potenziare i servizi in farmacia: “Ampliando la lista degli accreditati a realizzare un dato servizio, sarebbe anche necessario capire che cosa intendano fare governo e Regioni: dividere il budget previsto per questo tipo di attività o aumentarlo?” domanda Anelli, a significare che le risorse a disposizione potrebbero non bastare per rendere i servizi di qualità come ci si aspetta e come dovrebbe essere.
L’ultima perplessità di Anelli riguarda il fenomeno crescente del ricorso alle strutture sanitarie in luogo di quelle pubbliche, che rappresenta una seria minaccia per il futuro del Ssn e della sua credibilità. Con le farmacie trasformate in micro-ambulatori “si andrebbe a consolidare il versante privatistico”, osserva il presidente della Fnomceo, che non ha mai fatto mistero di essere schierato sul fronte di chi difende a spada tratta il nostro sistema di sanità pubblica.
Insomma, al di là delle comprensibili resistenze delle categorie direttamente interessate, sembra che i servizi in farmacia non incontrino davvero il favore dell’altro protagonista indiscusso della sanità del del territorio, il medico. E se così è davvero, considerato il peso specifico della categoria, il cammino per lo sviluppo dei servizi in farmacia, che (scrive Domani) si collocherebbe “nel segno meloniano tra lobby e privati che beneficiano della mano governativa”, potrebbe rivelarsi molto, molto più difficile e irto di ostacoli del previsto.