Roma, 5 settembre – Il problema della ricorrente carenza sul mercato italiano (ma il problema colpisce tutti gli altri Paesi della Ue) di referenze farmaceutiche, anche importanti, torna inevitabilmente a far parlare di sé.
Chiarito fin da subito che molto spesso, per non dire il più delle volte, gli organi di informazione premono con eccessiva e non di rado sciagurata disinvoltura sul pedale dell’allarmismo, enfatizzando una criticità che in realtà è sotto controllo e in ogni caso infinitamente meno drammatica della narrazione che la riguarda, finendo così per favorire fenomeni di accaparramento che finiscono per acuire i problemi o addirittura crearli quando non ci sono, non si può disconoscere che l’indisponibilità dei farmaci è comunque un problema serio.
Comprensibile, anzi inevitabile, dunque, che i mezzi di informazione se ne occupino e, in non pochi casi non resistano alla tentazione di usare toni forti: “È la stampa , bellezza, e tu non puoi farci nulla”, insegnava già nel 1952 Humphrey Bogart nella battuta finale di Deadline). Da ultimo se ne è occupato il news magazine Panorama, sul numero del 28 agosto scorso (l’articolo è riproposto qui da PressReader), che introduce la narrazione del problema con un incipit sincopato ad alta tensione affidato all’abusata tecnica dell’uso sovrabbondante di punti fermi. Eccolo: “Farmaci carenti. Indisponibili. Ritirati. Genericamente mancanti. Attualmente sono oltre tremila le molecole che, al 20 agosto secondo l’agenzia italiana del farmaco (Aifa), non arrivano nelle farmacie creando una valanga di disagi, e spesso producendo una caccia al tesoro che va ad arricchire società estere che, complice l’aumento esponenziale di molecole introvabili, moltiplicano i loro bilanci. Si va dalla farmacia del vaticano a quella di San Marino per approdare al big del sistema Farmamondo, oltre 100 anni di esperienza, cuore logistico e aziendale a Chiasso, spedizioni in 80 Paesi. A cominciare, naturalmente, dall’Italia”.
Chiara fin da subito, insomma, l’impostazione del pezzo: i farmaci introvabili sono in “aumento esponenziale” e le carenze consentono ai più lesti, più organizzati e più furbi di lucrare ricchissimi guadagni “procurando” i farmaci che mancano.
Non una parola, per tutto l’articolo (che ovviamente non manca di riportare un paio di testimonianze sulle tribolazioni dei cittadini alle prese con il problema delle carenze), viene spesa per chiarire che la maggior parte delle carenze di medicinali non rappresentano in realtà un problema concreto per il cittadino: in molti casi, infatti, è possibile ovviare alla mancanza di un determinato farmaco ricorrendo a un medicinale equivalente, in altri è possibile richiedere al medico la prescrizione di un farmaco alternativo, in altri casi ancora la soluzione può arrivare da farmaci allestiti e preparati magistralmente in farmacia dal farmacista (come è avvenuto ad esempio per amoxicillina sospensione orale, paracetamolo liquido per os e ibuprofene sospensione orale quando questi farmaci erano di problematico reperimento sul mercato). In assenza di equivalente o alternativa terapeutica, poi, gli ospedali e/o le aziende sanitarie possono richiedere di importare il farmaco mancante dal mercato estero.
Questi elementi necessari per comprendere la realtà delle cose sono introdotti solo nella parte conclusiva del servizio, grazie alle dichiarazioni del presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto), intervistato per l’occasione, che ha preliminarmente voluto chiarire che cercare di procurarsi farmaci mancanti nel nostro mercato rivolgendosi direttamente e autonomamente al mercato estero (saltando quindi i canali ufficiali) è una pessima idea: “Prima di sottolineare i rischi dell’acquisto di medicine all’estero serve una premessa doverosa” ha detto Mandelli. “Anche un solo paziente italiano che, in grave difficoltà e certo molto preoccupato, sia costretto a rivolgersi ad altri Stati per reperire un farmaco, rappresenta una ferita a quell’universalismo che è uno dei punti di orgoglio del nostro Servizio sanitario nazionale e che rende l’Italia un baluardo di civiltà a livello mondiale. Detto questo, l’irreperibilità di alcune specialità medicinali è a volte un dato di fatto, ma grazie a un Tavolo tecnico sulle indisponibilità (istituito nel 2015 dall’Aifa, coinvolgendo Ministero della Salute, Regioni, Nas e rappresentanti degli operatori della filiera del farmaco, NdR) è nato un agile vademecum dal titolo Non si trova, consultabile da chiunque sul sito dell’Aifa” ha voluto precisare il presidente della Fofi. “In ogni caso, anche nei casi di effettiva indisponibilità, il cittadino può contare su una rete di professionisti, spesso attivata proprio dal farmacista, con l’obiettivo di non interrompere comunque la terapia dispensata: o fornendo al paziente un’alternativa di cura, naturalmente validata dal medico, oppure facendo sì che il prodotto mancante o un suo analogo siano reperiti all’estero, ma sempre sotto la supervisione dell’Agenzia italiana del farmaco, che deve autorizzare l’importazione. I pazienti dovrebbero affidarsi con fiducia alla rete approntata in Italia per le situazioni di carenza di medicine” conclude Mandelli “e non tentare di aggirarla per cercare di procurarsi oltre frontiera quelle di difficile approvvigionamento. Scavalcare la competenza delle autorità sanitarie equivale ad acquistare all’estero farmaci la cui sicurezza ed efficacia non sono state valutate dall’Aifa”.
Un rischio, riconosce Panorama concludendo l’articolo, “che è meglio non correre”. Non si può che condividere.