Roma, 5 settembre – Con buona pace degli sforzi fin qui posti in essere dal Governo, che nella narrazione di molti esponenti del Governo, a partire dalla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, sostiene di essere quello che nella storia ha destinato più risorse economiche alla sanità pubblica, il nostro Ssn non solo tira la cinghia, ma rischia di andare incontro a tempi ancora più grami.
La spesa sanitaria nazionale, infatti – lungi dall’aumentare, come chiedono le Regioni, anche quelle di Centrodestra, e tutti professionisti della sanità – non solo non vedrà un euro in più ma è destinata a calare per almeno tre anni: a sostenerlo è uno studio della Fondazione Gimbe, che conferma e certifica lo stato di grave sofferenza del nostro Ssn.
Secondo Gimbe, l’attuale quota di Pil riservata a finanziare il sistema sanitario (che amministratori regionali, esperti e addetti ai lavori supplicano di portare almeno al 7,5%, se si vuole salvare la sanità pubblica) non solo si sposterà di un solo millimetro in avanti, ma crollerà al 6,2% nel l’anno 2026, valore ben al di sotto sia della media Ocse del 6,9% sia della media europea del 6,8%.
Dall’analisi indipendente condotta da Gimbe emerge che, considerando la spesa sanitaria pubblica pro-capite, l’Italia si colloca solo 16° posto tra i 27 Paesi europei Ocse e in ultima posizione tra quelli del G7. Dal dataset Oecd Health Statistics, aggiornato a luglio 2024, emerge che sono 15 i Paesi europei dell’area Ocse che investono nella spesa sanitaria una percentuale del Pil maggiore dell’Italia, con un gap che va dai +3,9 punti percentuali della Germania (10,1% ai +0,6 della Norvegia (6,8% del Pil).
Quanto alla spesa sanitaria pubblica pro-capite, in Italia nel 2023 è pari a 3.574 dollari, ben al di sotto della media dei Paesi europei dell’area Ocse (4.470) e con una differenza di 896 dollari. Dal 2010, a causa dei tagli e de-finanziamenti effettuati da tutti i Governi, la distanza con i Paesi europei, scrive Gimbe, è progressivamente aumentata e il gap si è ampliato. “Il gap con la media dei Paesi europei nel 2023″ sottolinea il presidente Gimbe Nino Cartabellotta (nella foto) “raggiunge 807 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione di quasi 59 milioni di abitanti, si traduce nell’esorbitante cifra di oltre 47,6 miliardi di euro”.
Di fatto, in Europa ben 15 Paesi investono più del nostro e in Europa “siamo primi tra i Paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai Paesi dell’Est, esclusa la Repubblica Ceca” spiega Cartabellotta. Ma i problemi, sottolinea e conclude facendo riferimento ai dati emersi dallo studio, non nascono oggi. “Il trend della spesa sanitaria pubblica pro-capite 2008-2023 restituisce un quadro impietoso: l’Italia è stata sempre ultima tra i Paesi del G7“.