Roma, 6 settembre – La dispersione nell’ambiente di antibiotici, con il conseguente inquinamento (al quale a livello globale concorrono anche i siti di produzioni di questi farmaci), è una delle concause conclamate della resistenza antimicrobica e dei problemi conseguenti, primo tra tutti la perdita di efficacia di questa fondamentale categoria terapeutica.
Comprensibile, quindi, che l’Organizzazione mondiale della sanità abbia voluto lanciare un alert al riguardo in occasione della diffusione di quelle che, in assoluto, sono le sue prime linee guida finalizzate a frenare il fenomeno dell’inquinamento legato alla produzione di antibiotici.
Il documento dà indicazioni sulla gestione delle acque reflue e dei rifiuti solidi in questo ambito produttivo e fa luce su una sfida “importante ma trascurata”, in vista della riunione di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla resistenza antimicrobica che si terrà il 26 settembre.
Nonostante gli elevati livelli di inquinamento da antibiotici siano ampiamente documentati, fa notare l’Oms, “il problema è in gran parte non regolamentato e i criteri di garanzia della qualità in genere non affrontano” il nodo delle “emissioni ambientali”. Inoltre, una volta distribuiti, “mancano informazioni fornite ai consumatori su come smaltire gli antibiotici quando non vengono utilizzati, ad esempio quando scadono o quando un ciclo è terminato ma c’è ancora dell’antibiotico rimasto”.
I rifiuti farmaceutici derivanti dalla produzione di antibiotici, avverte Yukiko Nakatani, assistente ad interim del direttore generale dell’Oms per la resistenza antimicrobica, “possono facilitare l’emergere di nuovi batteri resistenti ai farmaci, che possono diffondersi a livello globale e minacciare la nostra salute. Il controllo dell’inquinamento derivante dalla produzione di antibiotici contribuisce a mantenere questi medicinali salvavita efficaci per tutti”.
A livello globale, mancano informazioni accessibili sui danni ambientali causati dalla produzione di medicinali. “La guida fornisce una base scientifica indipendente e imparziale per le autorità regolatorie, gli appaltatori, gli ispettori e l’industria stessa per includere un solido controllo dell’inquinamento da antibiotici nei loro standard” aggiunge Maria Neira (nella foto), direttrice del Dipartimento per l’ambiente, i cambiamenti climatici e la salute dell’agenzia sanitaria dell’Onu.
Una serie di organismi internazionali hanno richiesto la guida, tra cui l’Executive Board dell’Oms, i ministri della Salute del G7, e l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente). “Il ruolo dell’ambiente nello sviluppo, nella trasmissione e nella diffusione della resistenza antimicrobica necessita di un’attenta considerazione poiché le prove” al riguardo “stanno aumentando. C’è un ampio consenso sul fatto che l’azione sull’ambiente debba diventare più importante come soluzione. Ciò include la prevenzione e il controllo dell’inquinamento da parte di sistemi municipali, siti di produzione, strutture sanitarie e sistemi agroalimentari”, ha affermato Jacqueline Alvarez dell’Unep.
La guida è stata sviluppata in collaborazione con un gruppo eterogeneo di esperti internazionali di diversi settori. La bozza è stata poi sottoposta a consultazione pubblica, ricevendo contributi dall’industria e da altre parti interessate. Anche l’industria ha raccolto la sfida, tramite un’iniziativa volontaria che può ora essere aggiornata in alcuni aspetti per allinearsi alla nuova guida Oms, spiega l’agenzia Onu per la salute.
La guida fornisce obiettivi basati sulla salute umana per ridurre il rischio di insorgenza e diffusione della resistenza agli antibiotici, nonché obiettivi per affrontare i rischi per la vita acquatica causati da tutti gli antibiotici destinati all’uso umano, animale o vegetale. Copre tutti i passaggi dalla produzione di principi attivi farmaceutici e dalla formulazione ai prodotti finiti, incluso il confezionamento primario.
Si tratta di un ulteriore strumento per contrastare il problema dei microrganismi resistenti ai farmaci, molto sentito dalle autorità sanitarie internazionali per le gravi conseguenze sanitarie provocate da batteri, virus, funghi e parassiti che non rispondono più ai medicinali, aumentando esponenzialmente il rischio di diffusione di infezioni difficili da curare, malattie e decessi. Un problema che ha anche incalcolabili ricadute economiche e che mette a nudo come il mondo, anche in materia di salute, sia iniquamente spaccato a metà, una costretta ad affrontare le conseguenze di un problema causato il larga parte dall’uso improprio o eccessivo di antimicrobici e l’altra che, invece, soffre e muore perché non ha accesso ai medicinali essenziali.