Roma, 9 settembre – Cresce significativamente la percentuale degli italiani che, nell’ultimo anno, hanno dovuto rinunciare alle cure, prevalentemente (il 69% dei casi) per motivi economici. A evidenziare il dato è l’Outlook Salute di Deloitte Italia, giunto alla sua quarta edizione: l’indagine rileva che poco meno di un terzo (29%) degli intervistati di un campione rappresentativo della popolazione italiana ha dovuto fare a meno delle cure perché impossibilitato a pagarsele. Un dato che attesta come sul fronte della salute le cose in Italia stiano sensibilmente peggiorando: la rinuncia alle cure riguardava nella scorsa edizione dell’indagine il 21% del capione e, nell’edizione del 2021, si fermava al 17%.
Il giudizio complessivo sulla sanità pubblica e privata del nostro Paese resta in ogni caso sostanzialmente stabile rispetto all’edizione precedente: la prima ottiene una comoda sufficienza (6,3 su 10), mentre la sanità privata si guadagna addirittura un 7.
Le criticità maggiori emerse dalla rilevazione riguardano le liste d’attesa, le ancora troppe difficoltà ad accedere alle cure e la necessità di migliorare l’organizzazione dei servizi puntando sull’innovazione tecnologica. Più in dettaglio, rispetto al 2019 (ovvero l’anno prima di Covid) trova conferma una significativa diminuzione degli accessi verso i medici di medicina generale (dal 64% al 50%), così come diminuisce la domanda di indagini strumentali e di cure odontoiatriche. Aumenta per contro il ricorso alle visite specialistiche, gli esami di laboratorio e le attività di prevenzione, dove in particolare si registra un rilevante balzo in avanti delle vaccinazioni (+40%), delle campagne di screening oncologico (+23%) e dei check-up completi (+24%).
Dall’indagine Deloitte continuano a uscire bene le farmacie: nello scorso anno hanno utilizzato almeno una volta uno dei servizi offerti da questi presidi di prossimità il 42% degli italiani, con una valutazione della qualità delle prestazioni ricevute complessivamente molto positiva: l’87% del campione esprime infatti soddisfazione (con il 25% molto soddisfatto e il 62% soddisfatto).
Dal punto di vista quantitativo si tratta però di un netto passo indietro rispetto al 2022, quando la percentuale dei fruitori di servizi in farmacia era stata del 52%. I dieci punti percentuali in meno sono da attribuire, secondo i ricercatori di Deloitte, al ruolo svolto dalle farmacie durante la pandemia, quando erano il presidio di salute più “gettonato” e frequentato dai cittadini. A usufruire di più dei servizi in farmacia sono i cittadini delle Regioni del Sud (48%), mentre quelli del Centro mostrano una domanda contenuta (38%) e una contrazione maggiore rispetto al 2022 (-13%).
Buone notizie anche sul versante della trasformazione digitale della sanità, che gli italiani dimostrano di apprezzare: il 54% dei cittadini intervistati prenota prestazioni online, il 58% riceve referti digitali, il 45% condivide referti in modalità digitale e il il 38% utilizza servizi e piattaforme digitali per informarsi o scegliere professionisti sanitari. Le opportunità legate alla digitalizzazione della sanità che gli italiani apprezzano sono facilità di accesso (48%), la maggiore scelta di servizi (36%) e la continuità delle cure (29%). Tuttavia, il 46% teme di perdere il contatto diretto con i medici, e il 29% segnala complessità nell’accesso e utilizzo degli strumenti digitali, mentre il 31% dichiara la mancanza di competenze digitali. Nel complesso, il giudizio sulla digitalizzazione della sanità pubblica è sufficiente per la maggioranza degli intervistati, mentre il 23% lo ritiene insufficiente; per la sanità privata il giudizio è buono, con solo il 13% di insufficienze.
La percentuale degli italiani che possiedono una polizza sanitaria rimane stabile: quattro italiani su dieci conoscono le polizze salute e le consiglierebbero, ma meno di uno su cinque ne possiede una. Chi ha un’assicurazione sanitaria la utilizza con una frequenza annuale costante, principalmente per visite specialistiche, esami di laboratorio e cure odontoiatriche, che sono in aumento dal pre-pandemia a oggi. Tra chi non possiede una polizza, uno su cinque sarebbe propenso ad acquistarne una, mentre circa la metà non è interessata principalmente per aspetti economici.
“Il report mostra un sistema sanitario italiano in profonda trasformazione, in cui, nei fatti, si sta configurando un nuovo equilibrio tra i servizi effettivamente coperti dal Ssn, ruolo del comparto privato in alcuni ambiti come la specialistica ambulatoriale e un annunciato sviluppo del mercato assicurativo che, tuttavia, stenta ad imporsi alla luce dell’elevata spesa out of pocket che ancora caratterizza il nostro Paese” spiega Davide Lipodio, Health & Human Services Sector Leader di Deloitte Italia, per il quale il processo di riconfigurazione “dal basso”, sta avvenendo contestualmente ad un complesso processo istituzionale di riforma strutturale e digitalizzazione del Ssn attraverso l’attuazione del Pnrr che dovrebbe restituire al Ssn produttività, slancio e centralità nel rapporto con il cittadino-paziente.