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domenica 13 Ottobre 2024
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Asma grave, studio su farmaco biologico, riduce i ricoveri e dimezza le esacerbazioni

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Roma, 12 settembre – Il farmaco biologico a durata d’azione ultra-lunga depemokimab ha portato a una riduzione statisticamente e clinicamente significativa delle esacerbazioni in 52 settimane, rispetto al placebo più lo standard di cura in un gruppo di adulti e adolescenti con asma grave con infiammazione di tipo 2 caratterizzata da un aumento della conta degli eosinofili nel sangue. Somministrato una volta ogni sei mesi, il farmaco ha infatti prodotto una soppressione sostenuta di un marcatore chiave dell’infiammazione di tipo 2, un fattore scatenante di attacchi d’asma e ricoveri ospedalieri.

Queste, secondo quanto riferisce una nota dell’azienda Gsk,  le evidenze emerse dagli studi clinici di fase III Swift-1 e Swift-2, presentate alla European Respiratory Society International Conference appena conclusasi a Vienna e pubblicate in contemporanea sul New England Journal of Medicine.

Swift-1 e Swift-2 hanno entrambi evidenziato riduzioni statisticamente importanti (meno 54%) nel tasso annualizzato di esacerbazioni clinicamente significative (attacchi d’asma) nell’arco di 52 settimane rispetto al placebo. Nell’analisi aggregata, la riduzione delle esacerbazioni clinicamente significative che richiedono ospedalizzazione o visita al pronto soccorso (endpoint secondario) è stata del 72%. Nei singoli studi, gli endpoint secondari che valutavano la qualità della vita o la misurazione basata sui sintomi hanno mostrato miglioramenti, ma non hanno raggiunto significatività statistica rispetto al placebo.

La prevenzione delle esacerbazioni, un rischio noto di ospedalizzazione e causa di danni polmonari cumulativi e progressione della malattia, è da tempo un obiettivo del trattamento e della cura dell’asma e la soppressione continuativa dell’infiammazione di tipo 2, un fattore tipico delle esacerbazioni, potrebbe aiutare a cambiare il corso della malattia.

“Come medico, è incoraggiante vedere i risultati di una ricerca che potrebbe far evolvere la gestione dell’asma grave” afferma  David Jackson, professore di Medicina respiratoria al King’s College di Londra e responsabile clinico per l’asma grave presso gli ospedali Guy’s e St Thomas’ di Londra (nella foto), autore principale degli studi. “Per me, prevenire le esacerbazioni e in particolare quelle che portano a ricoveri ospedalieri è una priorità di trattamento per le persone che visito con asma grave. Non solo le esacerbazioni sono traumatiche per i pazienti e contribuiscono a esercitare pressioni sui sistemi sanitari/ospedalieri, ma ogni esacerbazione può causare cambiamenti irreversibili al tessuto dei polmoni che nel tempo possono portare alla perdita permanente della funzionalità polmonare e rendere la respirazione del paziente progressivamente più difficile”.

Depemokimab, primo biologico a durata d’azione ultra-lunga ad essere valutato in studi di fase III – si legge nella nota Gsk – ha un’elevata affinità di legame e potenza per l’interleuchina-5 (Il-5), che consentirà intervalli di dosaggio di 6 mesi per i pazienti con asma grave. L’Il-5 è una citochina (proteina) chiave nell’infiammazione di tipo 2, in genere rilevata da un aumento della conta degli eosinofili nel sangue. Oltre l’80% delle persone con asma grave presenta un’infiammazione di tipo 2 come pato-biologia sottostante. L’identificazione di queste persone potrebbe guidare i medici nell’avvio del trattamento corretto per il tipo di asma, contribuendo così a ridurre il rischio di esacerbazioni.

La percentuale di pazienti che hanno manifestato un evento avverso è stata simile tra il gruppo depemokimab e placebo in Swift-1 (73%) e Swift-2 (72% rispetto a 78% del placebo). Nessun decesso o evento avverso grave è stato correlato al trattamento dello studio.

Più che come  singola malattia, l’asma grave deve essere considerata come una serie di diverse e complesse patologie definite da meccanismi genetici, ambientali e molecolari diversi. Colpisce circa 300 milioni di individui nel mondo, con una più elevata prevalenza nei Paesi sviluppati. In Italia si stima che la prevalenza sia del 5-6%, che significa tre milioni di pazienti asmatici. Secondo stime dell’Aaiito, l’Associazione Allergologi e Immunologi italiani territoriali e ospedalieri, nel nostro Paese l’asma grave colpisce il 5-10% della totalità degli asmatici, quindi circa 300.000 persone.

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