Roma, 12 settembre – Parafrasando Woody Allen, si potrebbe ben dire “Provaci ancora, Tar”. E il Tar (quello del Lazio), in effetti ci ha riprovato, tornando a sospendere in via cautelare il decreto del ministero della Salute dello scorso 27 giugno scorso che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd) nella tabella delle sostanza stupefacenti.
I giudici amministrativi del Lazio hanno infatti accolto il ricorso dell’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici), fissando un’udienza di merito il 16 dicembre. Il provvedimento del ministro della Salute di inizio estate, come si ricorderà, vietava la vendita dell’estratto della cannabis nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai, limitandola alle farmacie e solo con ricetta non ripetibile.
Improntate alla massima soddisfazione le dichiarazioni dei rappresentanti dell’Ici per questa nuova pronuncia dei giudici amministrativi del Lazio, che – ha dichiarato il presidente Raffaele Desiante (nella foto) – “ci permette ancora una volta di tutelare e proteggere al meglio l’intero settore della canapa industriale. È la seconda volta che riusciamo a ottenere la sospensione della decisione del ministero di inserire il Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti, dimostrando l’infondatezza delle sue basi. Continueremo a lavorare per garantire un futuro sicuro e stabile per gli imprenditori della canapa in Italia”.
Esprime apprezzamento per la decisione del Tar Lazio anche l’Associazione Luca Coscioni, che nello scorso mese di luglio aveva chiesto e ottenuto dal ministero della Salute gli atti istruttori predisposti anche dall’Istituto superiore della Sanità a sostegno della decisione del ministro Orazio Schillaci di insistere con la tabellazione delle composizioni orali contenenti Cbd naturale, rendendole disponibili solo previa ricetta medica.
“Dai documenti ottenuti, che abbiamo pubblicato su Associazione LucaCoscioni.it, non emergeva alcun elemento che potesse giustificare quella decisione ma il ministro ha pensato di procedere con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale senza aspettare l’udienza già fissata dal Tar del Lazio per metà settembre” ha dichiarato Marco Perduca, già senatore e presidente del Referendum Cannabis, che aveva coordinato la richiesta degli atti istruttori. Il giudizio sulla decisione di Schillaci di insistere nella volontà di inserire il Cbd tra gli stupefacenti è affidato a una domanda finale: “Quanto tempo e quante risorse saranno ancora sprecati dal Governo per una decisione non solo antiscientifica ma non in linea con le convenzioni Onu, che non classificano il Cbd tra le sostanze stupefacenti, né col diritto europeo che impedisce restrizioni commerciali a beni legalmente prodotti e distribuiti da altri stati appartenenti al mercato unico?”».