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venerdì 11 Ottobre 2024
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Studio italiano scopre nuovo meccanismo molecolare coinvolto nell’Alzheimer

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Roma, 12 settembre –  Ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, dell’Irccs San Raffaele di Roma e del Cnr hanno scoperto un nuovo meccanismo molecolare alla base della perdita della memoria e delle capacità cognitive che caratterizzano l’Alzheimer. Potrebbe essere un importante passo in avanti nella lotta alle demenze degenerative, aprendo a nuove possibilità di diagnosi precoce e di cura.

Al centro della scoperta c’è una proteina che all’interno dei neuroni ha il compito di riparare i danni al Dna. Lo studio, pubblicato su Embo Reports, informa un comunicato stampa dell’Iss, aggiunge nuovi importanti tasselli di conoscenza in una patologia che riguarda in Italia circa 2 milioni di persone (1,1 milione con demenza e 900mila con un disturbo cognitivo lieve) e in futuro potrebbe fornire un nuovo bio-marcatore di malattia,  consentendo così di approntare un test in grado di intercettarla prima.

La ricerca dimostra per la prima volta che l’enzima Dna-PKcs, una proteina-chinasi coinvolta nei meccanismi di riparazione del Dna all’interno delle cellule nervose, è localizzata nelle sinapsi, cioè nel punto di contatto funzionale al livello del quale avviene la trasmissione delle informazioni tra i neuroni. I ricercatori italiani hanno osservato che nelle sinapsi la Dna-PKcs è responsabile della fosforilazione (una particolare modificazione della struttura di una molecola) di PSD-95, una proteina responsabile dell’organizzazione delle sinapsi, della loro struttura e di conseguenza anche della trasmissione dei segnali.
“La modificazione di PSD-95 da parte della Dna-PKcs rende PSD-95 stabile all’interno delle sinapsi e non suscettibile di degradazione, come avviene per esempio nell’Alzheimer” spiega Daniela Merlo (nella foto), dirigente di ricerca del e direttrice della Struttura interdipartimentale sulle Demenze dell’Iss, coordinatrice dello studio.
L’importante risultato ottenuto dal team di scienziati italiani arriva da un percorso di ricerca cominciato diversi anni, che già nel 2016 aveva portato alla scoperta che l’attività dell’enzima Dna-PKcs viene inibita dalla beta-amiloide, la proteina che tipicamente si accumula nel cervello dei pazienti con Alzheimer. La mancata riparazione dei danni al Dna che deriva dall’inibizione di Dna-PKcs è implicata nella morte dei neuroni osservata in diverse malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer. Infatti, la diminuzione dei livelli e dell’attività della Dna-PKcs è stata osservata nei cervelli di pazienti con questa malattia.
“Questa nuova scoperta dimostra che la Dna-PKcs ha un ruolo fondamentale nella memoria e nei deficit cognitivi che caratterizzano l’Alzheimer e le demenze” spiegano Cristiana Mollinari, ricercatrice dell’Istituto di Farmacologia traslazionale del Cnr e Leonardo Lupacchini, ricercatore del San Raffaele Roma, primi autori dell’articolo.
“Pertanto – aggiunge Merlo – questo studio propone un nuovo scenario in cui nella malattia di Alzheimer, ma non solo, la ridotta attività enzimatica della Dna-PKcs, mediata dall’accumulo di beta-amiloide, provoca la riduzione dei livelli di PSD-95 nelle sinapsi dovuta alla sua mancata fosforilazione, e di conseguenza la disfunzione delle sinapsi. Che è alla base della perdita di memoria”.
“La mancata fosforilazione di PSD-95 nelle patologie neurodegenerative caratterizzate da deficit cognitivo” continua Merlo “potrebbe rappresentare un nuovo biomarcatore per la diagnosi precoce e per il monitoraggio nel tempo della malattia”.
L’identificazione da parte dello studio italiano di nuove vie cellulari che possono essere modulate farmacologicamente, e quindi portare a strategie terapeutiche mirate a regolare l’attività della Dna-PKcs e l’integrità di PSD-95, secondo Enrico Garaci, presidente del Comitato tecnico scientifico dell’Irccs San Raffaele Roma, “potrebbe avere un importante impatto terapeutico sulla perdita delle sinapsi e quindi sui deficit cognitivi in diverse malattie neurologiche”.
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