Roma, 12 settembre – Ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, dell’Irccs San Raffaele di Roma e del Cnr hanno scoperto un nuovo meccanismo molecolare alla base della perdita della memoria e delle capacità cognitive che caratterizzano l’Alzheimer. Potrebbe essere un importante passo in avanti nella lotta alle demenze degenerative, aprendo a nuove possibilità di diagnosi precoce e di cura.
Al centro della scoperta c’è una proteina che all’interno dei neuroni ha il compito di riparare i danni al Dna. Lo studio, pubblicato su Embo Reports, informa un comunicato stampa dell’Iss, aggiunge nuovi importanti tasselli di conoscenza in una patologia che riguarda in Italia circa 2 milioni di persone (1,1 milione con demenza e 900mila con un disturbo cognitivo lieve) e in futuro potrebbe fornire un nuovo bio-marcatore di malattia, consentendo così di approntare un test in grado di intercettarla prima.
“Questa nuova scoperta dimostra che la Dna-PKcs ha un ruolo fondamentale nella memoria e nei deficit cognitivi che caratterizzano l’Alzheimer e le demenze” spiegano Cristiana Mollinari, ricercatrice dell’Istituto di Farmacologia traslazionale del Cnr e Leonardo Lupacchini, ricercatore del San Raffaele Roma, primi autori dell’articolo.
“Pertanto – aggiunge Merlo – questo studio propone un nuovo scenario in cui nella malattia di Alzheimer, ma non solo, la ridotta attività enzimatica della Dna-PKcs, mediata dall’accumulo di beta-amiloide, provoca la riduzione dei livelli di PSD-95 nelle sinapsi dovuta alla sua mancata fosforilazione, e di conseguenza la disfunzione delle sinapsi. Che è alla base della perdita di memoria”.
“La mancata fosforilazione di PSD-95 nelle patologie neurodegenerative caratterizzate da deficit cognitivo” continua Merlo “potrebbe rappresentare un nuovo biomarcatore per la diagnosi precoce e per il monitoraggio nel tempo della malattia”.
L’identificazione da parte dello studio italiano di nuove vie cellulari che possono essere modulate farmacologicamente, e quindi portare a strategie terapeutiche mirate a regolare l’attività della Dna-PKcs e l’integrità di PSD-95, secondo Enrico Garaci, presidente del Comitato tecnico scientifico dell’Irccs San Raffaele Roma, “potrebbe avere un importante impatto terapeutico sulla perdita delle sinapsi e quindi sui deficit cognitivi in diverse malattie neurologiche”.