Roma, 24 settembre – Lo scenario della sanità del terzo millennio (che peraltro si sta sempre più prefigurando nel presente) sarà fatto di innovazione continua e poggerà sui pilastri della sanità digitale e delle terapie digitali, resi più solidi dall’intelligenza artificiale e dalla sua capacità di analizzare enormi quantità di dati e di apprendere da essi, rivoluzionando il modo in cui medici e ricercatori possono effettuare diagnosi, decidere e ottimizzare trattamenti e gestione delle malattie.
Se ne è parlato a Milano lo scorso 20 settembre in un evento promosso dall’Intergruppo parlamentare “Terapie digitali e sanità digitale”, con la partnership del Politecnico di Milano e della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, ospitato dallo stesso Politecnico. Esponenti del governo (tra i protagonisti anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, nella foto), politici, rappresentanti delle istituzioni scientifiche, dell’imprenditoria, del mondo universitario e di quello advocacy hanno avuto l’occasione e il modo di confrontarsi sui presupposti di tipo normativo, regolatorio e organizzativo necessari per identificare una strategia condivisa in grado di portare le terapie digitali e la sanità digitale al vertice dell’agenda politica del Paese, guardando al nodo della sostenibilità e dell’equità di accesso,
“L’innovazione è un fondamentale fattore di sviluppo del sistema sanitario e con questo Governo abbiamo voluto ridare un forte impulso alla digitalizzazione sanitaria. A questa è destinato il 45% dei 15,65 miliardi di euro del Pnrr Salute” ha detto al riguardo Schillaci. “Investimenti con cui abbiamo avviato una grande stagione di modernizzazione della sanità. Obiettivo: rispondere sempre meglio ai bisogni di salute dei cittadini con un sistema più equo ed efficace. La digitalizzazione deve essere uno strumento per diminuire le differenze, troppe, che ancora ci sono nella nostra nazione, e non per aumentarle”.
Per lo sviluppo della sanità digitale un volano decisivo sarà la comunicazione, anche alla luce dell’attenzione che il tema si è guadagnato nell’opinione pubblica: secondo l’Osservatorio Life Science Innovation del Politecnico di Milano, già oggi il 65% dei pazienti interpellati si dichiara disposto a utilizzare una terapia digitale proposta dal medico curante e circa la metà dei medici specialisti e dei medici di medicina generale sarebbe disposto a prescriverle se ne avesse la possibilità. Sempre secondo l’osservatorio, sono 93 le terapie digitali attualmente disponibili in vari Paesi (Germania, Francia, Regno Unito, Usa), di cui 34 immesse sul mercato proprio nell’ultimo anno, e le aree maggiormente interessate sono la psichiatria (37%), l’endocrinologia (14%), la reumatologia (10%) e l’oncologia (10%). Quindi una realtà che sta avanzando.
“Noi sappiamo di dover assicurare la sostenibilità futura del nostro sistema d’assistenza, anche in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Sappiamo le opportunità che ci offre la digitalizzazione in tanti campi: dalla ricerca alla prevenzione, dalla cura e dallo sviluppo dei servizi sino al campo della programmazione, grazie all’utilizzo di sistemi predittivi sempre più accurati” ha detto ancora il ministro della Salute.
I nodi da sciogliere, però, sono ancora tanti. “Dobbiamo riconoscere che ad oggi sanità digitale e terapie digitali mancano ancora di un quadro chiaro di riferimento sul piano delle norme e delle procedure dal punto di vista scientifico e regolatorio” ha detto al riguardo la deputata della Lega Simona Loizzo (nella foto), presidente dell’Intergruppo parlamentare. “È quindi compito della politica intervenire per recuperare il ritardo rispetto agli altri Paesi che già si stanno muovendo in modo organico. Per questa ragione, come Intergruppo abbiamo presentato una proposta di legge per definire gli ambiti d’uso delle terapie digitali e istituire organismi di valutazione e monitoraggio”.
Per Schillaci, è basilare concentrarsi sulle molte opportunità offerte dalle nuova tecnologie, a partire dalla telemedicina: “Penso ai servizi di teleassistenza o al monitoraggio da remoto, oggi anche con dispositivi di facili utilizzo, smartwatch o braccialetti, che consentono un accesso facilitato alle cure, in particolare quelle domiciliari, riducendo gli accessi in ospedale e favorendo una presa in carico più veloce in caso di emergenza” ha detto il ministro, aggiungendo che, di converso, la medicina del terzo millennio “ha bisogno anche di nuovi operatori sanitari con competenze diverse e su questo c’è il lavoro che stiamo facendo con i collegati alla finanziaria 2024. Stiamo poi compiendo uno sforzo deciso per potenziare il Fascicolo sanitario elettronico, su cui siamo all’avanguardia a livello europeo, che ci aiuterà ad attuare una vera e propria rivoluzione digitale nella sanità“.
Tanti scenari, verso i quali, ha osservato il ministro, “occorre certamente attenzione e coraggio, ma anche la giusta cautela, e guardarli con un punto di riferimento che resta la solidità delle evidenze scientifiche. Ricordiamo che qualsiasi nuovo strumento da utilizzare in campo sanitario deve essere sicuro, sottoposto a un rigoroso vaglio scientifico e inquadrato in confini certi a livello normativo”. Un impegno “sul quale il ministero della Salute è già al lavoro”.
“Una terapia digitale” ha voluto precisare Schillaci al riguardo “non può essere valutata nello stesso modo in cui oggi valutiamo un defibrillatore e per questo vanno previsti percorsi e metodologie di valutazione che siano coerenti con il tipo di tecnologia. Il percorso già esiste ed è quello che ha già portato all’istituzione della Cabina di regia dell’Hta, costituita insieme ad Agenas, Aifa e alle Regioni. Si tratta adesso di utilizzare questo strumento, che dovrà assicurare una rigorosa modalità di valutazione di queste tecnologie, con tutte le conseguenze e le ricadute in termini di rimborsabilità o meno, e quindi di accesso alle terapie. Oltre la cornice regolatoria e alle modalità di valutazione, spicca una questione più ampia che investe le terapie digitali: siamo di fronte a una rivoluzione culturale; è importante parlarne, bisogna avere un dibattito sempre più ampio e aperto”.
Un dibattito che – ha chiosato Marco Alparone, assessore al Bilancio della Regione Lombardia (nella foto) – deve in ogni caso prendere le mosse da un punto fermo, quello di “credere nel Sistema sanitario nazionale universalistico così com’è, e inserire quel bisogno di cura e anche di accesso alle terapie più innovative, alle terapie più avanzate, che sono un diritto di tutti per tutti in un tema di sostenibilità economica”. La sfida della sanità digitale, per l’assessore lombardo, “non può vedere pezzi differenti ingaggiati”, ma deve essere affrontata “da tutti e tutti insieme. Lo strumento digitale deve essere uno strumento che unisce e non che divide, quindi che non aumenta le disuguaglianze, ma le riduce”.
Intanto, come emerso da una ricerca condotta dall’Osservatorio Sanità digitale del Politecnico di Milano, la spesa associata è cresciuta del 22% nel 2023, arrivando a quota 2,2 miliardi di euro.
Se la sanità digitale avvierà una nuova stagione nella comunicazione tra il cittadino e le strutture della sanità con la possibilità, per le organizzazioni sanitarie, per i clinici e per il paziente, di disporre di molti servizi – dalla cartella informatizzata e condivisa alla sicurezza completa del dato, dalla prenotazione delle prestazioni al monitoraggio delle condizioni del paziente, oltre a molte prestazioni di tipo specialistico- le terapie digitali rappresentano davvero la nuova era nella quale gli interventi terapeutici per molte patologie sono guidati da software basati su evidenze scientifiche frutto di sperimentazioni cliniche rigorose che, rendendo possibili percorsi di cura basati su interventi cognitivo-comportamentali personalizzati sui singoli pazienti, migliorano enormemente gli esiti clinici relativi ad un ampio spettro di patologie.
La sfida, come sottolinea l’assessore al Bilancio lombardo Marco Alparone, è quello di “credere nel Sistema sanitario nazionale universalistico così com’è, e inserire quel bisogno di cura e anche di accesso alle terapie più innovative, alle terapie più avanzate, che sono un diritto di tutti per tutti in un tema di sostenibilità economica”. Una sfida che per Alparone questa “non può vedere pezzi differenti ingaggiati”, ma deve essere affrontata “da tutti e tutti insieme”.
Dalle malattie croniche come il diabete, all’asma o all’ipertensione, dalle malattie mentali alle dipendenze (che rappresentano ad oggi i veri ambiti di patologia in cui le prime DTX, soluzioni digitali clinicamente validate, sono state sviluppate, testate ed autorizzate), fino alla possibilità di incidere in modo determinante anche nei percorsi riabilitativi; solo per citare alcuni degli ambiti sanitari nei quali le terapie digitali possono potenziare le risposte terapeutiche.
Secondo l’Osservatorio Life Science Innovation del Politecnico di Milano, sono 93 il numero di DTX attualmente disponibili in vari paesi (Germania, Francia, Regno Unito e USA) e le aree terapeutiche maggiormente interessate sono la psichiatria (37%), l’endocrinologia (14%), la reumatologia (10%), e l’oncologia (10%).
“Dobbiamo riconoscere che ad oggi sanità digitale e terapie digitali mancano ancora di un quadro chiaro di riferimento sul piano delle norme e delle procedure dal punto di vista scientifico e regolatorio- ha dichiarato Simona Loizzo, presidente dell’Intergruppo parlamentare sanità digitale e terapie digitali- è quindi compito della politica intervenire per recuperare il ritardo rispetto agli altri paesi che già si stanno muovendo in modo organico. Per questa ragione, come Intergruppo, abbiamo presentato una proposta di legge per definire gli ambiti d’uso delle terapie digitali e istituire organismi di valutazione e monitoraggio”.
Il Politecnico di Milano, attraverso i suoi dipartimenti, laboratori e osservatori, ha costruito in questi ultimi anni un patrimonio di conoscenze, dati e informazioni che saranno determinanti per orientare la sistematizzazione e il miglior sfruttamento di queste discipline in quella che sarà la sanità del terzo millennio.
“La tecnologia al servizio dell’umanità: mai come negli ultimi anni, segnati dall’evoluzione del digitale dell’intelligenza artificiale e dalla potenza dei dati- commenta la rettrice del Politecnico Donatella Sciuto– questa affermazione è ancora più vera e sostanziata da studi e applicazioni. In campo diagnostico, così come nella strumentazione, nella sensoristica, nei processi rieducativi, la tecnologia è un fattore abilitante che consente valutazioni e interventi sempre più efficaci e tempestivi”.
Secondo l’Osservatorio Life science innovation dell’ateneo milanese è rilevabile un notevole interesse dei pazienti italiani rispetto alle Dtx: il 65% si dichiara infatti disposto ad utilizzare una terapia digitale proposta dal medico curante e circa la metà dei medici specialisti e dei medici di medicina generale sarebbe disposto a prescriverle se ne avesse possibilità.
Gli esiti dei tavoli di lavoro che hanno visto il confronto degli esperti e gli elementi di proposta emersi nel corso della sessione plenaria confluiranno in un documento di sintesi che sarà consegnato al Ministro della Salute, ai Presidenti del Senato e della Camera, oltre che ai Presidenti delle regioni.