Roma, 26 settembre – L’ormai prossima stagione influenzale preoccupa un italiano su due, che – alla luce dell’esperienza dello scorso anno – teme che i virus possano essere particolarmente aggressivi e contagiosi.
Il dato emerge dalla ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, l’associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, presentata ieri in una conferenza stampa dedicata alle vecchie e nuove ‘influenze’, compresa quella che la circolazione di Sars CoV 2 con le sue varianti potrebbe ancora esercitare sulla diffusione e la gestione degli altri virus stagionali.
A proposito del virus di Covid, dall’indagine di Human Highway emerge un dato che la dice lunga sulla facilità (o meglio: faciloneria) con la quale gli italiani derubricano quello che solo ieri era un micidiale flagello biblico (Covid), trasformandolo in un attimo in una “normale infezione virale”: due italiani su tre sono consapevoli che il virus non è scomparso e che potrebbe tornare con nuove varianti, ma più della metà della popolazione (51,6%) pensa che Covid sia appunto niente di più che una “normale” infezione virale: il dato è praticamente raddoppiato rispetto al 2023, quando solo il 27% lo assimilava all’influenza, e in tutta evidenza non si tratta ovviamente di un fatto positivo, testimoniando un calo della soglia di percezione dei rischi collegati a Sars CoV 2.
In ogni caso, anche se il 43% degli italiani ritiene di aver acquisito maggiore resistenza ai virus stagionali, permane una diffusa preoccupazione per le conseguenze del Covid 19 sulla salute delle persone vulnerabili, con il 59% (soprattutto over 55 e over 65) che continua a temere per la salute dei membri più fragili della propria famiglia, mentre le donne sembrano preoccuparsi di più, oltre che dei rischi diretti sulla salute, anche dell’impatto sulla vita quotidiana a causa della malattia
Alla presentazione della ricerca di Human Highway ha partecipato tra gli altri il virologo Fabrizio Pregliasco (nella foto), direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano, che ha esordito osservando come la stagione delle infezioni respiratorie quest’anno non si sia mai veramente conclusa. “Anche durante l’estate” ha fatto notare notare Pregliasco,“a causa degli sbalzi termici, i livelli di contagio non sono scesi sotto la soglia critica, con una persistenza di infezioni causate non solo da virus influenzali, ma anche da ‘virus cugini’, come il virus respiratorio sinciziale (Rsv), il rinovirus, il metapneumovirus e i virus parainfluenzali, insieme al contributo del Covid 19 e di alcuni batteri che hanno provocato problemi polmonari” .
Questi virus continueranno a circolare anche nella prossima stagione, che il virologo prevede “piuttosto intensa, simile a quella del 2022 e più vivace rispetto allo scorso anno, con circa 14 milioni e mezzo di casi di influenza e infezioni respiratorie, tra cui il Sars CoV 2. Se tra i principali virus in circolazione, per l’influenza segnalo l’A/H1N1 e l’A/H3N2 per quanto riguarda il Covid 19, la variante che si diffonderà nei prossimi mesi è la Xec che è immuno-evasiva. Ci aspettiamo quindi in autunno una presenza importante del Sars CoV 2.”
La percezione di rischio rispetto a quest’ultimo virus, come già detto, sembra essersi notevolmente abbassata. Eppure, ricorda Pregliasco, “l’approccio corretto dovrebbe basarsi sul buon senso, proteggendo i più fragili. Per loro, infatti, è fondamentale eseguire tempestivamente un tampone e per iniziare quanto prima una terapia antivirale, se si manifestano dei sintomi. Per chi gode di buona salute, invece, è sufficiente ricorrere a farmaci da banco ad azione antinfiammatoria”.
Il comportamento degli italiani quando appaiono i primi sintomi influenzali
Secondo l’indagine di Human Highway, gli italiani sembrano continuare ad adottare buone pratiche di comportamento. Il 49,3% ritiene che la scelta più prudente, in caso di malessere, sia riposare, assumere medicinali da banco (o di automedicazione) e contattare il medico solo se dopo tre giorni non si osserva alcun miglioramento. Un altro 22,4% preferisce, invece, rivolgersi immediatamente al medico di base alla comparsa dei primi sintomi, sebbene questa percentuale sia in calo rispetto ai picchi del 2020/2021.
Le donne, in particolare, sono più inclini al ricorso ai farmaci di automedicazione: il 57% di loro considera riposo, medicinali da banco e il contatto del medico solo in caso di mancato miglioramento la scelta migliore, rispetto al 42,5% degli uomini. Gli over 65, invece, mostrano una maggiore propensione a contattare subito il medico e attribuiscono un’importanza superiore alla vaccinazione antinfluenzale.
In caso di comparsa dei sintomi da raffreddamento, il 40% degli italiani considera corretto eseguire un tampone antigenico, uno su 3 adotta un approccio flessibile, mentre il 24,1% ritiene non sia necessario. Sono i giovanissimi (18–24 anni) e la fascia d’età 55-64 anni i più favorevoli al test, con quasi il 47% che lo considera una buona pratica. Al contrario, i 25-44enni mostrano un atteggiamento più cauto, valutando caso per caso, mentre i meno propensi a fare un tampone sono i 45-54nni e i residenti nel Nord-Ovest dell’Italia.
Pregliasco, però, ha raccomandato di usare di più l’arma dell’immunizzazione e non solo per Covid, ma anche per l’influenza. “Raccomando la doppia vaccinazione per le persone fragili che necessitano di una protezione aggiuntiva” ha affermato l’esperto “ma non solo per loro: chi manifesta i sintomi può diventare un potenziale vettore di infezione”.
Un’esortazione opportuna, alla luce del fatto che – dopo l’incremento della copertura vaccinale antinfluenzale negli anni scorsi, in parte dovuto alla preoccupazione per Covid 19 – le vaccinazioni anti-flu registrano una significativa flessione: “È fondamentale che i giovani, che mostrano una diminuzione della propensione alla vaccinazione, non sottovalutino l’importanza di questa misura, poiché l’influenza può avere effetti significativi anche su di loro” ammonisce Pregliasco..
Sono in ogni caso numerosi (40,7%) coloro per i quali il vaccino antinfluenzale è ormai una routine, spesso consigliata dal medico (25% dei casi). La motivazione principale è proteggere sé stessi e i propri cari, specialmente dai rischi di contagio dei bambini.
In previsione della della prossima stagione influenzale, il 34% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di fare il vaccino, mentre il 47% ha affermato di ritenerlo improbabile. I più propensi alla vaccinazione sono gli over 45 (40%), sotto consiglio del medico, mentre il 60,5% degli over 65 ha dichiarato di volerla fare prossimamente.
Come cambiano le abitudini dei cittadini
Negli ultimi anni è aumentato il ricorso al medico di base in caso di influenza e sindromi respiratorie, comportanto che si è andato stabilizzando nel 2023 e prosegue nel 2024 ed è attualmente seguito dal 60% degli italiani. Ma cresce il ricorso autonomo ai farmaci di automedicazione (25,5%) e la richiesta di consiglio al farmacista (17,8%). Le donne confermano un atteggiamento di gestione e cura più autonomo e consapevole, preferendo, in prima battuta, l’utilizzo di farmaci da banco per la gestione dei sintomi influenzali, mentre gli uomini tendono a consultare più spesso gli amici e cercano informazioni online. Tra i giovani, l’uso di Internet per ottenere consigli è particolarmente alto (28,6%).
La propensione a consultare il medico aumenta con l’età, con il massimo tra gli over 65, mentre l’uso di medicinali di automedicazione che si conoscono per esperienza è più comune tra le fasce d’età centrali. Si tratta di tendenze che riflettono un panorama in evoluzione, in cui il medico di base resta fondamentale, ma si affiancano nuove pratiche di cura che includono, oltre all’automedicazione, anche il supporto del farmacista.
La scelta più diffusa in caso di malattie stagionali? Il ricorso all’automedicazione
Secondo lo studio di Human Highway, i farmaci di automedicazione, riconoscibili dal bollino rosso sulla confezione, si confermano il rimedio più utilizzato dagli italiani in caso di affezioni respiratorie. Il 64% della popolazione sceglie infatti questi medicinali per alleviare la gestione dei sintomi influenzali, dimostrando una forte fiducia in queste specialità medicinali. Il ricorso ai farmaci di automedicazione risulta trasversale a tutte le fasce d’età, dimostrando quanto le persone li reputino di utilizzo efficace, sicuro, tempestivo e pratico.
Accanto a questa tendenza, è ancora significativo il numero di coloro che in caso di sintomi influenzali credono che l’antibiotico sia il rimedio più efficace: dichiarano di ricorrere all’antibiotico il 15% degli italiani, percentuale che raggiunge il 24% tra i giovani tra i 18 e i 24 anni.
Tuttavia, si osserva una leggera e costante diminuzione dell’uso di questi medicinali in caso di infezioni virali, un segnale positivo verso un uso più consapevole e appropriato di questi farmaci. “È essenziale che i pazienti (e i medici) siano consapevoli che gli antibiotici devono essere prescritti solo quando strettamente necessario, ad esempio in caso di complicazioni batteriche. L’uso indiscriminato di antibiotici può aggravare la problematica della resistenza micreobica e non contribuisce al trattamento delle infezioni virali”, precisa il Professore.
In questo contesto, oltre ai farmaci di automedicazione, Pregliasco ricorda l’importanza dell‘informazione, che “rimane essenziale per promuovere le buone pratiche di prevenzione, come la ventilazione regolare degli ambienti, il lavaggio frequente delle mani e l’uso della mascherina”.
Tutti comportamenti che non solo aiutano a prevenire la diffusione del Covid 19 e dell’influenza, ma che riducono anche il rischio di altre infezioni.