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venerdì 11 Ottobre 2024
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Dolore oncologico, oppioidi indispensabili per far vivere meglio e più a lungo i pazienti

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Roma, 27 settembre – L’impiego dei farmaci oppioidi, molecole in grado di produrre analgesia nel momento in cui i sistemi endogeni non sono più sufficienti a proteggerci dal dolore, rappresenta una strategia terapeutica fondamentale per il trattamento del dolore: lo evidenziano le linee guida delle principali società scientifiche nazionali e internazionali e la stessa Oms. Ma su questa classe di medicinali, e in particolare su alcuni di essi, pesa un lato oscuro scaturito dall’uso distorto e dall’abuso che se ne è fatto e dagli effetti catastrofici che questo abuso ha purtroppo prodotto e che il sistema dell’informazione ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica mondiale.

Quando si maneggia una tinozza, però, bisogna fare estrema attenzione a non buttar via insieme all’acqua sporca anche il bambino. Vale anche per il più discusso e controverso degli oppioidi sintetici, ovvero il Fentanyl, farmaco impiegato da decenni in ambito anestesiologico e diventato nel tempo uno degli analgesici oppioidi più utilizzati al mondo per trattare il dolore in forma grave, specialmente in oncologia.  Per chi soffre di una malattia oncologica, infatti, il dolore è spesso una delle componenti più invalidanti: non solo una spia con cui l’organismo avverte della presenza di un problema, ma una vera e propria malattia che può manifestarsi in qualsiasi stadio del tumore, con un impatto fortissimo sul piano fisico e psico-emotivo e sulla stessa sopravvivenza del paziente.

Si stima che circa il 50% dei malati oncologici soffra di dolore cronico, e fino al 90% dei pazienti nelle fasi di malattia più avanzate; inoltre in circa il 70% dei pazienti il dolore si manifesta anche con delle riacutizzazioni transitorie ma intensissime, note come Breakthrough Cancer Pain (BTcP) o dolore episodio intenso, una sorta di “dolore nel dolore” (cioè in aggiunta al dolore cronico di fondo) che causa un ulteriore peggioramento della qualità di vita.

Curare il dolore è dunque una priorità clinica ed etica (Divinum opus sedare dolorem, sentenzia un frammento di un paio di millenni fa attribuito da qualcuno a Ippocrate e da altri a Galeno), per far vivere meglio e più a lungo i pazienti. E al riguardo opzioni e efficaci e sicure sono rappresentate proprio dalla disponibilità di farmaci oppioidi di lungo e diffuso impiego clinico, come appunto il Fentanyl.

Se ne è parlato a Milano nel corso di una convegno dedicato alla gestione del dolore nei pazienti oncologici (ma non solo), organizzato con il contributo non condizionante di Istituto Gentili ed eloquente fin dal titolo: Gestione del dolore e oppioidi. Gli usi terapeutici dei farmaci oppioidi verso consumi illegali. E gli esperti non hanno avuto dubbi né esitazioni nell’affermare che bisogna evitare che l’innalzamento dell’attenzione mediatica sull’uso illecito del Fentanyl come sostanza stupefacente condizioni la percezione dell’opinione pubblica su un farmaco indispensabile per realizzare quella terapia del dolore e l’accesso alle cure palliative a tutela della dignità della persona fortemente volute e perseguite da una civilissima  legge del nostro ordinamento, la n. 38/2010.

“Il dolore oncologico non è esclusivo della malattia in stadio avanzato, ma si manifesta in ogni momento della malattia, nelle sue tre componenti: quella biologica, rappresentata dal dolore fisico vero e proprio, quella psico-emozionale, legata ad ansia, depressione, insonnia e ad altre alterazioni del tono dell’umore, e quella sociale, data dalle limitazioni funzionali nella vita quotidiana” ha affermato Arturo Cuomo (nella foto), direttore della struttura complessa Anestesia, Rianimazione e Terapia antalgica  dell’Istituto nazionale Tumori – Irccs Fondazione Pascale di  Napoli. “Ne consegue che il trattamento del dolore è un aspetto prioritario per i pazienti, per i benefici sulla qualità di vita ma anche su una migliore aderenza alle terapie. La terapia del dolore deve essere ritenuta a tutti gli effetti una terapia adiuvante alla cura del tumore, che può contribuire ad ottimizzare le terapie antitumorali e ad aumentare la sopravvivenza”.

Fentanyl, in particolare, appartiene ai cosiddetti “farmaci del terzo scalino” secondo la scala analgesica dell’Oms, e ha una potenza analgesica di circa cento volte superiore alla morfina: maggiore è la potenza analgesica, minore sarà la dose di farmaco necessaria per ottenere l’effetto terapeutico. Ne è la conferma l’inserimento, da parte dell’Oms, nella lista dei farmaci essenziali per il trattamento del dolore nei pazienti affetti da tumore.

Fentanyl è la molecola analgesica più potente che abbiamo a disposizione nella pratica clinica, indicata nel trattamento del dolore moderato-grave di natura oncologica e non, e le sue caratteristiche uniche ne fanno la soluzione migliore per curare il dolore episodico intenso oncologico” conferma Diego Fornasari (nella foto),ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano e presidente eletto dell’Aisd, l’Associazione italiana per lo studio del dolore. “Inoltre, rispetto ad altri farmaci, Fentanyl ha una spiccata liposolubilità ed è quindi in grado di entrare nell’organismo attraverso vie di somministrazione che garantiscono un’azione immediata della molecola, per esempio per viadeglutire a causa della malattia -, sotto forma di spray nasale, sotto la lingua. Lo spray nasale ha una velocità e un’efficacia di azione paragonabile alla somministrazione endovena, rappresentando una soluzione ottimale per i pazienti che soffrono di attacchi di dolore episodico che possono manifestarsi in ogni momento. Infine, il farmaco viene rapidamente metabolizzato una volta assorbito a livello intestinale: ha un’emivita breve, di circa due ore, e tende a non accumularsi in circolo”.

Fentanyl è unfarmaco analgesico estremamente prezioso per la cura del dolore oncologico; è un farmaco molto potente ma anche molto sicuro, di cui non bisogna avere timore se ci si affida al controllo medico” ha aggiunto Vittorio Guardamagna, direttore Cure Palliative e Terapia del Dolore dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano. “I pazienti che necessitano del Fentanyl per il controllo del dolore non rischiano di andare incontro a gravi effetti collaterali ma possono sperimentare sintomi minori come mioclonie, cioè tremori, un po’ di sonnolenza, stipsi, che possono essere gestiti adeguatamente e senza rischi con appositi farmaci oppure adeguando il dosaggio della terapia”.

“Il trattamento del dolore è un imperativo etico, tra l’altro sancito nel nostro ordinamento dalla legge 38/2010 e dalla legge 219/2017 sul ‘biotestamento’” ha voluto ricordare Franco Marinangeli (nella foto), ordinario di Anestesia e Rianimazione all’Università degli Studi de L’Aquila e Direttore del Dipartimento Emergenza e Accettazione ASL 1 Abruzzo. “Rispetto a quindici annifa, è aumentata la consapevolezza nella classe medica dell’importanza e della sicurezza di questo strumento per la cura del dolore, non solo nel paziente oncologico, anche se ci sono ancora diversi aspetti da migliorare. Un aspetto importante da sottolineare nello scenario nazionale è il ruolo svolto dalla classe medica a garanzia dell’appropriatezza d’uso delcome di tutti i farmaci oppioidi. I medici prescrittori vigilano sulla terapia e rivalutano periodicamente dosaggio e modalità di assunzione dei farmaci analgesici. Anche perché l’efficacia della terapia del dolore dipende dall’adattamento al singolo caso, in una modalità che si potrebbe definire su misura”.

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