Roma, 27 settembre – Il caso risale alla fine di luglio, quando a una paziente romana è stata sottoposta (con successo) all’ampia escissione di un melanoma. A rendere particolare quella cce a tutta prima sembra un’ordinaria storia di sanità sono le circostanze che hanno portato all’intervento che con ogni probabilità le ha salvato la vita. Appena venti giorni la signora in questione era entrata in una farmacia del territorio, dopo aver appreso da un cartello esposto in vetrina che nell’esercizio era disponibile, tra gli altri, il servizio di dermatoscopia. Rallegrandosi con il personale per aver reso disponibile la prestazione, ha immediatamente deciso di usufruirne per controllare un neo, controllo che si riprometteva di fare da tempo rinviando però sempre l’esame. Cosa che avrebbe con ogni probabilità continuato a fare per chissà quanto tempo ancora, se quella mattina del 10 luglio non avesse scoperto di poter subito effettuare il controllo grazie alla immediata disponibilità del servizio in farmacia.
Il resto è la cronaca di una fortunata sliding door: scoperto dal referto generato dal programma di telemedicina per il servizio di dermatoscopia effettuato in farmacia che la lesione cutanea era un melanoma che andava subito affrontato chirurgicamente, la signora è stata sottoposta venti giorni dopo, il 30 luglio, a una escissione ampia. risoltasi con successo.
Dagli esami seguiti all’intervento, risulta che i linfonodi non appaiono interessati dalla insidiosa patologia. Ovviamente, la signora dovrà sottoporsi periodicamente ai necessari controlli a distanza, ma il tempestivo intervento ha scongiurato il peggio. La vicenda (documentata dai documenti clinici – ovviamente con i dati sensibili oscurati – che la farmacia in questione è riuscita ad ottenere) può essere ovviamente brandita come una clava (come decine di altre simili) per sostenere le ottime ragioni della “farmacia dei servizi”, soprattutto in questo momento in cui gli attacchi all’allargamento delle prestazioni sanitarie in farmacia hanno raggiunto livelli fin qui mai toccati.
Le guerre guerreggiate, però, non solo non servono a stabilire i torti e le ragioni ma fanno anche vittime, a volte molte. Raccontiamo il fatto – che ha avuto per protagonista una farmacia romana che ha la sensibilità di continuare a fare il suo lavoro per la salute dei cittadini senza il bisogno di accendere riflettori – solo perché fornisce un elemento di riflessione. E lasciamo che ad esprimerlo sia lo stesso titolare di farmacia protagonista della storia che abbiamo appena raccontato: “In merito alla cosiddetta ‘farmacia dei serviziì, personalmente penso che la capillarità del servizio offerto dalle farmacie territoriali nulla tolga ai medici e agli ambulatori di analisi ma, come dimostrato da questa vicenda, offra possibilità maggiori di screening e la possibilità di salvaguardare la salute dei cittadini senza inutili attese e talvolta, come in questo caso, a costo zero per lo Stato. Anzi forse lo Stato ci ha guadagnato evitando notevoli spese in caso di diagnosi tardiva”.
Semplice, diretto, essenziale. I fatti, del resto, sono (quasi) sempre più facili da capire delle parole. E se un errore c’è stato, nel necessario percorso della “farmacia dei servizi”, forse è proprio quello di averne parlato troppo, in troppi e per troppo tempo e non sempre a proposito.