Roma, 4 ottobre – Il focolaio di casi Dengue nelle Marche, nella zona di Fano, con 102 casi confermati e 10 probabili e il timore (espresso ad esempio dal virologo Roberto Burioni) che i dati ufficiali fossero la punta dell’iceberg di un sommerso più esteso e preoccupante, sarebbe in realtà sotto controllo.
A offrire rassicurazioni in questo senso sono gli esiti dell’incontro tra gli esperti del ministero della Salute, la Regione Marche, il Centro nazionale sangue, il Centro nazionale Trapianti, il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, il Centro di Referenza nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali (Cesme) tenutosi tre giorni fa: all’aumento dei casi negli ultimi sette giorni, dovuto all’aumento delle conferme diagnostiche, non corrisponderebbe un reale aumento dell’incidenza dei casi, che, dopo due picchi registrati il 6 e il 14 settembre, risulterebbe in diminuzione (ultimo caso con esordio sintomi il 25 settembre). E l’aumento delle infezioni risulta complessivamente sotto controllo: “l’area con i casi positivi” è emerso dall’incontro, secondo quanto riferisce Adnkronos Salute, “non sembra si stia estendendo, ma che resti sempre confinata all’area di Fano”.
La Regione Marche riferisce che “che tutti i casi presentano quale luogo di esposizione Fano, compresi alcuni pazienti non residenti ma che presentano comunque un link robusto con Fano”. I casi sono stati tutti visti “dal pronto soccorso di Fano, gli altri pronto soccorso sono stati allertati mediante nota regionale al fine di intercettare possibili ulteriori casi possibili (quelli risultati negativi sono attualmente in numero maggiore rispetto alle prime settimane di settembre)”.
Riguardo alle attività di disinfestazione, viene riportato che, “oltre a quelle già condotte, è stata indicata al Comune la necessità di nuove disinfestazioni su larga scala” ma dalla riunione sono anche emerse “criticità” che devono ancora essere ben identificate. Ad esempio, “i trattamenti larvicidi in caditoie di aree pubbliche non sono stati simultanei in tutta l’area urbana ma sono stati condotti in modalità spot in base all’insorgenza di nuovi casi”. Inoltre tra le criticità emerse risulterebbe la “valutazione dell’efficacia delle disinfestazioni, a volte condotte in condizioni ambientali non ottimali per la conformazione del territorio e per le condizioni meteorologiche”.