Roma, 21 ottobre – Dal 2009 al 2023, le vendite di farmaci equivalenti hanno registrato in Italia un aumento del 130% in termini di volumi e del 182% in termini di valore. Parallelamente, i farmaci ancora sotto brevetto hanno subito un drastico calo, con una riduzione delle vendite del 70% in termini di confezioni e del 69% a valore, determinando una perdita complessiva pari a 6,2 miliardi di euro. Cifra che peraltro – secondo quanto emerge dal report di Osservatorio Nomisma per Egualia sul sistema dei farmaci equivalenti in Italia – corrisponde grosso modo a quella “risparmiata” grazie agli equivalenti nell’ultimo decennio o poco più: riferendosi ai soli farmaci di classe A, ipotizzando la vendita di tutte le confezioni di farmaci equivalenti dispensate nel 2023 ai prezzi dei brand off patent, la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. E l’aumento complessivo della spesa per farmaci, dal 2012 ad oggi, sarebbe stato di 6,250 miliardi di euro.
Queste dinamiche – si legge nel rapporto Nomisma-Egualia – hanno determinato una significativa ridefinizione delle quote di mercato: i farmaci coperti da brevetto, che nel 2009 rappresentavano il 49% delle confezioni vendute e il 70% delle vendite a valore, nel 2023 incidono solo per il 15% sui volumi complessivi e per il 28% sul valore totale delle vendite. Di conseguenza, i farmaci branded off patent e gli equivalenti hanno visto un significativo aumento delle loro quote di mercato: i primi sono passati dal 38% al 53% in termini di volumi e dal 23% al 48% in valore; i secondi hanno incrementato il proprio peso dal 14% al 32% in volumi e dal 7% al 24% in valore.
Non è tutto: in relazione al solo segmento dei farmaci off patent – evidenzia ancora il report – si è osservata una progressiva erosione delle quote di mercato detenute dai farmaci di marca a favore dei farmaci equivalenti. Rispetto al 2009, la presenza degli equivalenti è cresciuta di 11 punti percentuali nei consumi a volumi e di 12 punti percentuali in valore. Tale fenomeno deriva, da una parte, dalle progressive scadenze brevettuali nel tempo e, dall’altra, dal fatto che i cittadini stiano mano mano riconoscendo i farmaci equivalenti come valida alternativa ai farmaci di marca non più coperti da brevetto
Ma il mercato dei farmaci equivalenti in Europa manifesta un notevole dinamismo in tutta Europa: i dati di fatturato delle principali aziende europee forniscono una panoramica, seppur parziale, delle dimensioni e delle caratteristiche strutturali del settore nei vari Paesi. “L’analisi di 156 aziende distribuite in 18 nazioni” riferisce il documento elaborato da Nomisma “sottolinea il ruolo cruciale dell’Europa nell’industria farmaceutica, con un giro d’affari che ha superato i 18 miliardi di euro nel 2022, segnando un incremento del 13% rispetto all’anno precedente”.
A posizionarsi ai vertici della classifica in termini di ricavi delle vendite sono la Germania e l’Italia. Il rapporto evidenzia, in particolare, le performance particolarmente virtuose delle 45 imprese italiane analizzate, che vedono aumentare il proprio fatturato dal 2021 al 2022 del 16%, confermando la vitalità del comparto nel Paese.
Rapportando i dati di fatturato al numero di aziende analizzate, si evidenziano significative differenze nella struttura delle imprese italiane e tedesche: mentre in Germania predominano imprese di grandi dimensioni, l’Italia è caratterizzata da aziende più piccole e flessibili, che contribuiscono comunque in maniera rilevante al settore.
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