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lunedì 17 Febbraio 2025
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Prescrizione infermieri, si agitano i medici, Schillaci rassicura: ‘Niente invasioni di campo’

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Roma, 21 ottobre – La riforma in itinere della professione infermieristica, che prevede la creazione di tre nuove aree di specializzazione (Cure primarie e Sanità pubblica, Cure pediatriche e neonatali e Cure intensive e nell’emergenza), con la possibilità per gli infermieri di prescrivere trattamenti assistenziali e tecnologie specifiche, come presidi sanitari e ausili, per garantire continuità e sicurezza delle cure, ha provocato la scorsa settimana l’immediata reazione dei medici, scesi subito in campo a ranghi serrati, con la Fnomceo in testa e le sigle sindacali più significative (Fimmg, Anao Assomed, Smi, Cimo-Fesmed, Sumai), per chiedere un “confronto urgente” al ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto), con l’auspicio di poter subito“tornare a dialogare con le istituzioni per evitare rotture insanabili che porterebbero inevitabilmente a una reazione dura di tutta la categoria“.

I medici, in una nota congiunta dai toni molto forti, evidenziano come l’apertura alla prescrizione per gli infermieri – misura, osservano, “che tra l’altro creerà inevitabilmente un aumento della spesa sanitaria” –  meriti per la sua importanza “un’ampia discussione tra le parti perché è inimmaginabile assegnare compiti ad altri professionisti senza adottare strumenti di appropriatezza vista la ampia e indistinta platea di sanitari prescrittori”.

Una discussione, si rammaricano i medici, che invece non c’è stata, quando sarebbe stato a dir poco salutare coinvolgere la professione nel percorso decisionale. Decisamente preoccupato il massimo esponente della professione, Filippo Anelli, presidente Fnomceo (nella foto), che teme il rischio di sovrapposizioni tra le nuove competenze che si vorrebbero attribuire agli infermieri e quelle dei medici: “La prescrizione presuppone una diagnosi, e la diagnosi è di competenza del medico”  ha affermato deciso il presidente della federazione professionale, prefigurando anche la possibilità  – ove la riforma della professione attribuisse agli infermieri competenze ritenute di esclusiva pertinenza del medico – di una impugnazione da parte della Fnomceo. 

Schillaci (anch’egli medico) ha provato a tranquillizzare tutti intervenendo all’evento Welfare, Italia organizzato a Roma il 15 ottobre scorso da Unipol in collaborazione con The European House-Ambrosetti a Roma: Gli infermieri che prenderanno questo titolo sono persone che avranno conseguito una laurea magistrale e avranno studiato 5 anni nelle università italiane. I medici non possono aver paura se avranno mansioni diverse da quelle che hanno ora” ha spiegato il ministro, che ha sostanzialmente lasciato intendere come le nuove attribuzioni professionali che si intende riconoscere agli infermieri nella cornice altro non siano che uno dei tanti tasselli della necessaria modernizzazione del nostro Servizio sanitario nazionale, che non passa ovviamente solo per la digitalizzazione.

Sul versante opposto a quello della Fnomceo si attesta ovviamente la Fnopi, la federazione nazionale degli Ordini degli infermieri, che saluta la proposta di riforma della professione come “una svolta epocale” e, a proposito della prescrizione infermieristica, chiarisce che riguarderebbe solo presìdi e ausili legati all’assistenza infermieristica, senza quindi invadere il campo della diagnosi medica. La Federazione difende il progetto di riforma come un’opportunità di valorizzazione della professione infermieristica e di miglioramento del lavoro di squadra in ambito sanitario, in linea con la gestione della crescente complessità del sistema sanitario.

E sulla stessa linea si è schierata la Regione Veneto, che con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin (nella foto), ha evidenziato come la previsione della riforma della professione infermieristica possa contribuire a renderla più attrattiva, migliorando le prospettive di carriera e offrendo così un contributo importante alla soluzione delle carenze di personale sanitario, precondizione per offrire risposte adeguate ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche.

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