banner
martedì 14 Gennaio 2025
banner

Semaglutide sorprende ancora: studio attesta effetti neuro-protettivi contro l’Alzheimer

banner

Roma, 28 ottobre  – Semaglutide, l’agonista del recettore Glp-1 utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2 e, più recentemente, anche per la gestione dell’obesità, potrebbe avere anche effetti neuro-protettivi, dimostrando un potenziale impatto positivo sulla salute del cervello. L’iporesi scaturisce dagli esiti di uno studio pubblicato della Case Western Reserve University, condotto negli USA su quasi un milione di pazienti con diabete di tipo 2 e pubblicato lo scorso 24 ottobre su Alzheimer&Dementia, il giornale della Alzheimer Association statuinitense. Nessuno dei partecipanti aveva ricevuto precedentemente una diagnosi di Alzheimer, il che ha consentito di analizzare l’insorgenza della malattia e confrontare i pazienti che assumevanosemaglutide con coloro che utilizzavano altri farmaci anti-diabetici.

Le prime ricerche pre-cliniche evidenziano che la semaglutide potrebbe ridurre la neuro-degenerazione e l’infiammazione cerebrale, due dei principali meccanismi attraverso cui si sviluppano malattie come l’Alzheimer. Inoltre, poiché aiuta a controllare condizioni metaboliche che sono fattori di rischio per l’Alzheimer, la semaglutide agisce anche indirettamente riducendo le probabilità di sviluppare questa grave forma di demenza.

I risultati della ricerca sono stati significativi: i pazienti che assumevano semaglutide presentavano una riduzione del rischio di sviluppare l’Alzheimer tra il 40% e il 70% rispetto a coloro che utilizzavano altri farmaci. Il confronto è stato effettuato considerando anche farmaci di ampia diffusione per il diabete, come la metformina, le insuline, gli inibitori della Dpp-4, gli agonisti del Glp-1 di prima generazione e altri sette farmaci comunemente usati per la gestione dellaglicemia.

I risultati appaiono ancora più sorprendenti se si considerano le categorie demografiche e cliniche coinvolte nello studio. L’efficacia della semaglutide nel ridurre il rischio di Alzheimer è stata confermata anche in base all’età, al genere e allo stato di obesità dei partecipanti, mostrando che il farmaco può avere effetti positivi a prescindere da queste variabili.

Semaglutide offre diversi vantaggi grazie alla sua azione sul sistema nervoso centrale e sulla regolazione dei processi metabolici. Essendo un agonista del recettore Glp-1, non si limita a migliorare la sensibilità all’insulina, ma sembra influenzare anche i meccanismi di neuro-infiammazione. L’infiammazione del tessuto cerebrale è infatti una delle caratteristiche distintive della progressione dell’Alzheimer, e la semaglutide sembra in grado di limitarla. Inoltre, il farmaco potrebbe avere effetti benefici sulla neuro-degenerazione, ulteriore fattore di rischio per le malattie come l’Alzheimer.

Rong Xu (nella foto), uno dei ricercatori a capo dello studio condotto dalla Case Western Reserve University, ha sottolineato che la semaglutide potrebbe agire direttamente o indirettamente su alcuni dei principali fattori di rischio modificabili per l’Alzheimer, migliorando i risultati di salute cerebrale e proteggendo da processi neuro-degenerativi.

Le prospettive offerte dalla semaglutide nella prevenzione dell’Alzheimer hanno suscitato un cauto ottimismo nella comunità scientifica. Verna Porter, direttrice del dipartimento di Demenza e Alzheimer presso il Pacific Neuroscience Institute, ha affermato che la riduzione del rischio di Alzheimer associata alla semaglutide rappresenta un progresso significativo. Tuttavia, come molti altri esperti, Porter sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche per convalidare i risultati. Sono necessari studi a lungo termine e trial clinici controllati che permettano di verificare gli effetti neuro-protettivi dellasemaglutide su pazienti con o senza diabete.

I prossimi studi dovrebbero includere anche soggetti non diabetici con un alto rischio di Alzheimer, esplorando se la semaglutide possa avere effetti benefici anche in individui che non soffrono di diabete di tipo 2. Inoltre, si auspica che la ricerca futura possa esaminare altre molecole della stessa classe della semaglutide, come tirzepatide, per verificare se anche altri agonisti del Glp-1 possano offrire benefici simili nella prevenzione delle patologie neuro-degenerative.

banner
Articoli correlati

i più recenti

I più letti degli ultimi 7 giorni