Roma, 4 novembre – Tra le emergenze che affliggono il mondo, quella del climate change – insieme ai tragici conflitti russo-ucraino e in Medio Oriente – è forse la più drammaticamente spettacolare, in termini soprattutto di percezione: la tropicalizzazione di aree sempre più estese che fino a non molti anni fa godevano di una clima temperato, infatti, produce fenomeni così devastanti che il sistema mediale planetario non può fare a meno di proporre senza soluzione di continuità, in ogni angolo del mondo (si veda in questi giorni la tragica alluvione che ha colpito Valencia, provocando centinaia e centinaia di vittime), evidenziando anche i costi – si tratta ovviamente di cifre iperboliche – provocati dalla furia degli elementi.
Altre emergenze, invece, sono decisamente meno impattanti, anche se – almeno economicamente – non meno preoccupanti. Sono – per azzardare una definizione – emergenze silenti, quelle che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi ma – complice la davvero residuale attenzione del prima citato sistema mediale – non riusciamo del tutto a percepire e valutare. Una delle più insidiose è l’avanzata della senescenza, ovvero l’invecchiamento rapido delle popolazioni globali, che sarà un elemento decisivo (e non ci vorranno troppi anni) per l’intera economia mondiale, che dovrà letteralmente “reinventarsi” per far fronte al cambiamento.
Un dato su tutti basta a farsi un’idea del problema: secondo il rapporto dell’Ocse Health at a Glance 2023, entro il 2050, i costi per l’assistenza agli anziani cresceranno in maniera drastica, raggiungendo un livello 2,5 volte superiore rispetto a oggi. E, guarda un po’, a guidare questo cambiamento demografico c’è proprio l’Italia, insieme a Corea del Sud e Grecia, tutti Paesi con una popolazione sempre più avanti con l’età e una crescente pressione sui sistemi di welfare.
La prospettiva che si delinea, secondo le proiezioni Ocse, è allarmante: entro il 2050, le persone con più di 80 anni raddoppieranno, passando dal 4,8% al 9,8% della popolazione. Un fenomeno che rischia di trasformarsi in una crisi economica e sociale se non si attuano interventi strutturali per rendere il sistema di assistenza più flessibile e sostenibile.
Qualche cifra: nei Paesi Ocse, nel 2021 si contavano oltre 242 milioni di persone con più di 65 anni, di cui più di 64 milioni sopra gli 80. Nei prossimi decenni questi numeri cresceranno molto, con un impatto diretto sulle necessità di assistenza a lungo termine (Ltc, long term care). L’Italia, in particolare, entro il 2050 vedrà un terzo della sua popolazione raggiungere o superare i 65 anni, con il 14% che avrà oltrepassato gli 80 anni.
L’incremento degli anziani comporta costi crescenti per le cure, gravando sul sistema di welfare pubblico. Che – fattore che aggraverà e accelererà la crisi – sarà sempre meno supportato e surrogato dalle famiglie, che – meno numerose e più impegnate che in passato – non riescono più a sostenere il ruolo di cui un tempo si facevano carico. Risultato: il sistema di sicurezza sociale, già oggi sottoposto a una pressione che fatica a reggere, dovrà trovare nuove risorse e soluzioni per affrontare una domanda di assistenza in costante aumento e sempre più costosa, anche per l’aumento dei costi delle cure.
Già oggi, rileva l’Ocse, e necessità quotidiane (cucinare, pulire casa, mantenere l’igiene personale) rappresentano per molti anziani sfide sempre meno sostenibili sul piano economico. In Italia, Svezia e Repubblica Ceca, il costo dei servizi di assistenza arriva a erodere fino a sette volte il reddito medio di un anziano, rendendo la questione finanziaria un ostacolo difficilmente superabile.
Questa situazione aggrava il fenomeno della povertà tra gli anziani a basso reddito. Nei Paesi come Italia, Repubblica Ceca e Corea del Sud, molti anziani sono costretti a impiegare i loro risparmi, con il rischio di trovarsi senza risorse per coprire le necessità future. A soffrire maggiormente sono le donne anziane, che spesso dispongono di redditi inferiori rispetto agli uomini e risultano, quindi, ancora più esposte alla povertà e alla vulnerabilità economica.
Come si può fare fronte a queste sfide? Ocse suggerisce di esplorare modalità di finanziamento innovative, introducendo contributi privati e meccanismi di prefinanziamento. In Slovenia, ad esempio, è stata introdotta un’assicurazione specifica per coprire i costi della Ltc, mentre in Paesi come Germania e Lussemburgo sono stati adottati sistemi di prefinanziamento che distribuiscono il peso dei costi in modo più sostenibile. Ottimizzare l’allocazione delle risorse pubbliche verso gli anziani con maggiori necessità economiche potrebbe rappresentare una soluzione per contenere la povertà senza generare squilibri di bilancio. Certo, servirebbero sistemi fiscali evoluti e trasparenti, capaci di individuare ictu oculi chi ha poco o niente da chi fa semplicemente finta di avere poco o niente. Ma questo è un altro discorso, che ovviamente l’Ocse nel suo report non considera.
In Paesi come Italia, Grecia e Spagna, l’introduzione di una quota progressiva per la copertura delle spese di assistenza ha già dimostrato effetti positivi, permettendo di ridurre il rischio di impoverimento per i più vulnerabili. L’Ocse propone di consolidare queste pratiche, promuovendo una distribuzione delle risorse pubbliche mirata a sostenere le fasce di popolazione più in difficoltà.
Ma secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la sostenibilità del sistema di assistenza agli anziani passa anche attraverso un miglioramento della gestione delle risorse e un maggiore utilizzo delle tecnologie. Diversi Paesi, come Danimarca e Norvegia, stanno investendo in programmi di assistenza domiciliare per promuovere un invecchiamento in salute e ridurre la dipendenza dalle strutture di cura a lungo termine, con una proiezione di risparmio fino al 13% entro il 2050.
Il Giappone (altro Paese particolarmente longevo) e i Paesi nordici stanno puntando sulla tecnologia per migliorare l’efficienza dei servizi di assistenza, introducendo dispositivi e applicazioni digitali per la gestione della salute e del benessere. Nei Paesi Bassi, il governo ha introdotto obiettivi di spesa volti a contenere i costi senza compromettere la qualità dei servizi.