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martedì 10 Dicembre 2024
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Survey fotografa il malessere dei farmacisti e Farmacieunite lancia manifesto per il welfare

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Roma, 12 novembre – È una fotografia della professione farmaceutica in chiaroscuro, quello che emerge dall’indagine La Farmacia che ascolta i farmacisti promossa da Farmacieunite in collaborazione con l’Ordine dei Farmacisti della provincia di Treviso e Farmarca (il consorzio delle farmacie associate a Farmacieunite), presentata qualche giorno fa nella giornata inaugurale di FarmacistaPiù.

Una sorta di ritratto della professione dall’interno, volto a comprendere lo stato di benessere di chi indossa il camice e il caduceo. A tratteggiarlo è stata Strategy Innovation, la società di servizi specializzata in innovazione strategica alla quale Farmacieunite ha commissionato la survey. Che ha restituito un’immagine dove i toni scuri, a ben guardare, finiscono per prevalere su quelli chiari e luminosi (che però non mancano, e questa è in ogni caso un’ottima notizia).

Ma andiamo con ordine: Strategy Innovation ha interpellato un campione di 212 farmacisti di varia età, operanti in contesti cittadini e rurali, il 73% dei quali si sono dichiarati soddisfatti nel rapporto con la clientela e il 63% per il clima organizzativo sia tra colleghi sia con i titolari. Percentuali alte, che lascerebbero supporre una situazione positiva. Ma non tutto ciò che luccica è oro,  perché è emerso anche un ampio e diffuso stato generale di malcontento professionale:  il 74% degli interpellati si è detto insoddisfatto della retribuzione, il 43% della realizzazione professionale per la carente prospettiva di carriera e il 44% ha espresso difficoltà a conciliare vita privata e lavoro. Aiuterà a comprendere meglio la situazione la netta polarizzazione delle risposte tra over 60 e giovani tra i 30 e 40 anni, con i primi che hanno mediamente espresso maggiore soddisfazione professionale rispetto ai colleghi più giovani. E se si considera che il futuro è di quest’ultimi, non si tratta davvero di una bella notizia.

“Attrarre e trattenere i talenti in azienda è una delle grandi sfide con le quali si trovano a fare i conti oggi le imprese di tutti i settori” hanno affermato non a caso Gian Paolo Lazzer e Chiara Fossetta di Strategy Innovation, che hanno poi continuato a illustrare i molti “grigi” emersi dalla rilevazione: il 69% dei farmacisti intervistati ha valutato altre offerte di lavoro anche diversa dal farmacista (a testimonianza di un forte sentimento di delusione) e il 62% degli intervistati ha sostanzialmente rinnegato la professione che svolge, affermando che se potesse tornare indietro nel tempo non la sceglierebbe.

Insomma, inutile girarci troppo intorno: quella del farmacista è una professione dove a prevalere, al momento, è un grumo di sentimenti che impasta delusione, insoddisfazione e addirittura rigetto. Risultato: un grande malessere che si traduce in insidiosi fenomeni di fuga dalla professione per chi già l’ha intrapresa e nella sempre più scarsa propensione dei giovani in cerca di un futuro a entrarci, come dimostra il calo di iscrizioni ai corsi di laurea della facoltà di Farmacia.

Come contrastare questo “malessere professionale” che produce risvolti e conseguenze che potrebbero diventare esiziali per la farmacia e la professione farmaceutica? La proposta emersa dall’iniziativa di Farmacieunite è quella di un Manifesto per il welfare volto a incrementare, con strategie e consigli, il benessere dei farmacisti sul luogo di lavoro.

Questi in estrema sintesi gli otto punti del manifesto: Incentivi,  che possono essere economici e/o benefit come buoni pasto, auto aziendale e simili;Equilibrio vita-lavoro,  sia per la famiglia, come ad esempio con permessi aggiuntivi per esigenze familiari, e tempo libero con orario più flessibile, convenzioni per teatri, cinema e altro; Carriera, supportata da un lato da formazione che vada oltre a quella obbligatoria e dall’altro da prospettive di progressione professionale; Spazi e mobilità,  sia interni alle aziende, creando situazioni lavorative di maggiore comfort, sia esterni con incentivi per l’utilizzo dei mezzi di trasporto piuttosto che posteggi auto riservati; Benessere,  mentale e fisico per gestire sia lo stress lavorativo con la possibilità di accedere ad esempio a consulenze psicologiche, e sia fisico con incentivi per praticare attività fisica; Stare insieme, sia nel luogo di lavoro con momenti di dialogo e condivisione, sia al di fuori dello stesso con l’organizzazione periodica di team building e momenti di svago condivisi;Coinvolgimento, nell’ascoltare il personale e nel promuovere con una comunicazione aperta e trasparente la condivisione di obiettivi comuni; infine la creazione di una community welfare con la quale personalizzare servizi e iniziative di welfare e collaborare affinché il piano di welfare abbia un impatto concreto e duraturo.

Il presidente di Farmacieunite Federico Conte (nella foto), a Roma per partecipare in presenza alla cerimonia inaugurale di Farmacista Più, ha seguito da remoto la presentazione della survey fortemente voluta dal suo sindacato, nata sull’onda della ricerca effettuata nel 2023 dal titolo La farmacia, quale futuro?,  poi oggetto di un congresso nazionale organizzato da Farmacieunite.

“Da quella ricerca” ha spiegato Livio Patelli, consigliere e responsabile della comunicazione di Farmacieunite (nella foto a sinistra) “è emerso che il farmacista oggi è sempre più un manager, che la farmacia deve essere un luogo di benessere (non solo per l’utenza ma anche per chi vi lavora). Il ruolo sempre più centrale della farmacia deve necessariamente passare per la presenza di personale preparato e non possiamo pensare di aumentare la qualità e i servizi erogati senza questa condizione, a cui va affiancata l’urgenza di recuperare farmacisti. Ricordo che il 77% delle farmacie lamenta difficoltà ad assumere personale, le iscrizioni alle facoltà di farmacia diminuiscono, dobbiamo quindi creare più appeal verso questa professione e creare le condizioni affinché i farmacisti titolari investano sempre di più nei luoghi di lavoro”. Ed è proprio da queste considerazioni che “è nata l’esigenza di fotografare nel dettaglio lo stato di benessere dei collaboratori per poter strutturare nelle nostre farmacie condizioni che soddisfino chi vi lavora”, ha concluso Patelli.

“Solo conoscendo i fenomeni che stiamo vivendo possiamo trovare soluzioni che soddisfino la categoria”  ha aggiunto Maria Cama (nella foto), consigliere dell’Ordine Farmacisti di Treviso. “La pandemia ha accelerato l’evoluzione della professione e il nostro ruolo ed avviato un’evoluzione dei servizi offerti all’utenza. Dobbiamo essere capaci di rinnovarci e di cambiare e solo conoscendo lo stato attuale del benessere in farmacia possiamo agire e capire come avviare una possibile innovazione. Da questa ricerca è emersa la necessità di dare nuovi strumenti alla professione che è sempre più impegnativa e pesante, il lavoro al banco non è più soltanto quello della distribuzione del farmaco e del consiglio” ha affermato Cama. “Oggi ci si prende cura dei cittadini e dei loro bisogni di salute. Tutto questo necessita di competenze, formazione trasversale, presenza costante, dobbiamo quindi trovare soluzioni per fare questo e rendere la professione più soddisfacente e più appetibile alle nuove generazioni”.

“Una chiave di lettura per superare la realtà attuale ben fotografata nella ricerca di Farmacieunite passa sicuramente per un sistema di welfare”  ha concluso Cama “nel quale sia previsto anche l’avanzamento di carriera: mi rendo che questo significa cambiare una mentalità vigente da decenni ma ritengo che questo sia il momento storico per cominciare a discuterne in maniera fattiva. Inoltre, evidenzio che quasi l’80 % dei farmacisti iscritti all’Ordine sono donne e queste ancora oggi hanno il maggior carico familiare, e anche questo sarà un tema da affrontare”.

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